Muzzano, la voce dei profughi

Muzzano, la voce dei profughi
Pubblicato:
Aggiornato:

(21 giu) Il paese si è rivelato speciale per la sua capacità di accoglienza e ha saputo rendere concreta l’iscrizione latina sul municipio che invita a promuovere la concordia e la pace. Ecco il bilancio fatto sabato sera nella chiesa del paese, gremita di gente, per la serata in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato che si è rivelata momento di “conoscenza” e scambio con i 49 giovani africani giunti dalla Libia circa un mese fa e ospiti dai Salesiani. Il paese si è rivelato speciale per la sua capacità di accoglienza e ha saputo rendere concreta l’iscrizione latina sul municipio che invita a promuovere la concordia e la pace. Ecco il bilancio fatto sabato sera nella chiesa del paese, gremita di gente, per la serata in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato che si è rivelata momento di “conoscenza” e scambio con i 49 giovani africani giunti dalla Libia circa un mese fa e ospiti dai Salesiani.

L’incontro. Nella serata organizzata dal consorzio “Il filo da tessere” che ha dalla Prefettura l’incarico di seguire l’accoglienza, dalla Caritas, dall’associazione “Apertamente” con la collaborazione di parrocchia e comune infatti c’è stato un incontro trilingue: italiano, francese e maliano per comprendere la situazione in cui si trovano i profughi giunti nel Biellese, ascoltare qualcuna delle loro storie e scoprire come alcune persone si sono rese con la loro accoglienza ambasciatori di un’Italia che gli africani non sanno come ringraziare.

Dialogo. Dopo una breve introduzione con lo scambio di saluti del vescovo emerito Massimo Giustetti, si è entrati nel vivo della conoscenza con le parole di don Perini e di Max Hirzel di “Apertamente” che hanno illustrato brevemente l’attività svolta e le peregrinazioni dei giovani del centro-nord Africa che attraverso varie vie sono costretti a lasciare la loro terra per cercare una vita migliore, un lavoro e che dopo esser stati nelle mani di trafficanti senza scrupoli, di militari corrotti e di gente senza pietà sono rimasti travolti dalla guerra scoppiata in Libia e hanno varcato come altri 15 mila persone da maggio in poi, sui barconi quel Mediterraneo che negli ultimi anni è stata la tomba di migliaia (almeno 14 mila secondo alcune stime) di africani.

L’esodo. Da Lampedusa si sono ritrovati in una terra che non conoscono, senza spere la lingua e senza sapere quale potrà essere il loro futuro. Alcuni come Bashir Camara, Di Pa Traorè e Drissa Diarra hanno raccontato le loro storie di viaggi in fuga dalla guerra, dalla persecuzione politica ed etnica dalla Costa d’Avorio, dal Mali, dalla Guinea e poi di nuovo dalla guerra di Libia. Hanno ringraziato caldamente i biellesi (quindi per loro gli italiani) che li hanno accolti.

Le parole. L’atmosfera, ascoltando le loro parole, era veramente ricca di emozione, resa sensibile dai numerosi applausi dopo ogni intervento e molti sia come associazioni (“Pace e futuro” e “Buda”) che come privati cittadini hanno dato la loro disponibilità a collaborare. Cosa serve ora praticamente hanno chiesto altri? Scarpe da ginnastica, magliette e pantaloncini per giocare a calcio nel campo dei salesiani è stata la risposta. Nella foto, la chiesa gremita

21 giugno 2011

Seguici sui nostri canali