Serie A, torna Biella-Casale

(16 ago) Biella-Casale, ancora. Una delle ultime volte fu nel 1990, praticamente nel secolo scorso. Le due città erano in Serie C. E nel mese di maggio, martedì 15, si giocarono uno spareggio per la salvezza a Torino. Vinse Biella, targata Uclit, del presidente Franco Simonetti, allenata da Beppe De Jaco, grazie a diversi giocatori che poi furono il punto di partenza dell’avventura di Pallacanestro Biella, pochi anni dopo: Francesco Rey, Luciano Luciani, Fabio Vetrò e altri ancora. Ma soprattutto Stefano Robutti, classe 1966, forse uno dei talenti più importanti degli ultimi decenni nati sotto il Mucrone. Lo chiamavano “Bomber”. E prima ancora “Cocco”, perché è nato a Lagos, in Nigeria. Ma è più biellese di un Ramella... Biella-Casale, ancora. Una delle ultime volte fu nel 1990, praticamente nel secolo scorso. Le due città erano in Serie C. E nel mese di maggio, martedì 15, si giocarono uno spareggio per la salvezza a Torino. Vinse Biella, targata Uclit, del presidente Franco Simonetti, allenata da Beppe De Jaco, grazie a diversi giocatori che poi furono il punto di partenza dell’avventura di Pallacanestro Biella, pochi anni dopo: Francesco Rey, Luciano Luciani, Fabio Vetrò e altri ancora. Ma soprattutto Stefano Robutti, classe 1966, forse uno dei talenti più importanti degli ultimi decenni nati sotto il Mucrone. Lo chiamavano “Bomber”. E prima ancora “Cocco”, perché è nato a Lagos, in Nigeria. Ma è più biellese di un Ramella...
La gara. La gara si concluse sul risultato di 87 a 79, dopo ribaltamenti nel punteggio e un finale da brivido. «Partita sofferta, che acchiappammo per i capelli - ricorda quello che poi fu anche team manager di Pallacanestro Biella, autore all’epoca di 15 punti -. L’impianto torinese era pieno di biellesi. I giornali scrissero di almeno 500 persone. Con Casale, però, non c’è mai stata rivalità. Loro sentono di più le sfide con Alessandria, Valenza e Asti, anche per via del calcio. E pure a Biella i derby sono sempre stati altri. Quest’anno vedremo se scatta qualcosa di nuovo».
Qui e lì. Robutti dopo due anni di B2 a Biella, andò proprio a giocare nel Casale, sempre in Serie C. «Da allora tantissime cose sono cambiate - spiega -. Sia a Casale sia a Biella. La Serie A ha aumentato l’attenzione generale e il numero dei tifosi. Però qualcosa non mi torna, se penso al passato. Cioè, spenti i riflettori della massima categoria, forse, non c’è la passione d’un tempo, quando la prima squadra navigava in acque ben diverse, ma poi c’era un sottobosco di formazioni e di società amatoriali che hanno vissuto e si sono sfidate per decenni. Nulla di straordinario sul piano sportivo, ma importante. Ricordo tornei estivi e notturni, molto seguiti. E una tensione che non si esauriva nel fare il tifo per l’Angelico. Oggi lo spettacolo di Soragna e compagni, invece, mi pare un po’ una cattedrale nel deserto. In passato, quando era più facile per via del dilettantismo, c’era un legame maggiore tra la città e la sua “prima squadra”. Dopodiché, viva la Serie A». Che c’è, anche, grazie a quello spareggio vinto oltre vent’anni fa. Nella foto, Robutti in azione
16 agosto 2011