Fallimenti: 2011 record

Fallimenti: 2011 record
Pubblicato:
Aggiornato:

La stretta al credito, il forte calo della domanda interna, i ritardi nei pagamenti: queste sono le principali cause che hanno costretto, nel 2011, molte Pmi a portare i libri in Tribunale.
L’allarme, a livello nazionale, è lanciato da Cgia di Mestre che, in un suo recentissimo studio, sottolinea come, l’anno scorso, ben 11.615 aziende abbiano chiuso i battenti per fallimento: un dato mai raggiunto prima in questi ultimi quattro anni di grave crisi economica. Un record che segnala quanto siano in difficoltà le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni che continuano a rimanere il motore occupazionale ed economico del Paese.

Dramma. Un dramma vissuto non solo dai datori di lavoro, ma anche dai loro dipendenti che, secondo una prima stima di Cgia Mestre, in almeno 50 mila hanno perso il posto di lavoro. Di più: il fallimento di un imprenditore non è percepito solo come un fenomeno economico ma viene, sempre più spesso, vissuto dagli interessati come un fallimento personale. Una percezione che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita. 
«La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi - commenta infatti il segretario generale di Cgia Mestre, Giuseppe Bortolussi - sembra non sia destinata a fermarsi. Solo nelle scorse settimane, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere».
Il Governo, però, tace. Anzi, preme sull’acceleratore di un’austerity che fa il gioco dei mercati finanziari e dei loro speculatori ma non dà certo prospettive all’economia reale. 

In Piemonte. Solo in Piemonte, nel 2011, i fallimenti dichiarati di imprese sono stati 857: 20,4 ogni 10 mila imprese attive.
Biella conferma il trend negativo del 2010. All’epoca, i fallimenti dichiarati erano stati 83 (praticamente raddoppiati rispetto al 2009, quando le dichiarazioni di fallimento erano state 43). Nel 2011, nel distretto biellese sono state pronunciate 85 sentenze di fallimento.
«Il dato biellese - commenta Andrea Fortolan, presidente di Confartigianato Biella e vicepresidente della Camera di Commercio -  conferma la situazione di difficoltà. Opportunamente, Cgia Mestre individua nella stretta al credito, nel forte calo della domanda interna e nei ritardi nei pagamenti le cause principali di questo aumento dei fallimenti. Aggiungerei, tuttavia, anche un quarto elemento, rappresentato da una pressione fiscale insostenibile. Tipico esempio è costituito dall’Irap che strangola il manifatturiero e si coniuga con un sistema iniquo, rappresentato da un’amministrazione pubblica severissima nel pretendere i pagamenti ma assai lenta invece nell’onorarli nei confronti delle imprese».
Una situazione che, anche nella vicina Novara, si è fatta sentire con particolare incisività sul tessuto produttivo locale.
«Nel corso dell’ultimo triennio, le procedure fallimentari della provincia di Novara hanno conosciuto un incremento progressivo, giungendo a raddoppiare - spiega Paolo Rovellotti, presidente della Camera di Commercio di Novara -. Nel 2011, sono stati infatti dichiarati 103 fallimenti, a fronte dei 90 del 2010 e dei 51 del 2009. A manifestare le maggiori difficoltà sono soprattutto le società (88 fallimenti nel 2011 contro i 15 delle ditte individuali), mentre industria e commercio, dove si concentrano rispettivamente oltre 60% e il 21% del totale delle procedure fallimentari del 2011, sono i settori che, nel triennio di riferimento, hanno evidenziato gli incrementi più significativi in termini assoluti, nell’ordine di +22 e +19 unità».
Anche Vercelli, nel 2011, ha conosciuto un innalzamento delle dichiarazioni di fallimento. I dati della locale Camera di Commercio vedono passare le dichiarazioni dalle 14 del 2009 alle 23 del 2010 e alle 38 dell’anno scorso.
«Pur trattandosi di numeri ridotti in valori assoluti - commenta il presidente della Camera di Commercio di Vercelli, Giovanni Carlo Verri -, il trend in crescita del numero di fallimenti dell’ultimo triennio, riflette l’innegabile periodo di difficoltà attraversato dal sistema produttivo locale».
Lo stesso trend crescente caratterizza la dinamica dei fallimenti dichiarati nel Verbano-Cusio-Ossola. Qui, essi sono passati dai 30 del 2009 ai 34 del 2010 sino ai  44 dello scorso anno.
«E’ una difficoltà che perdura da circa un triennio - commenta Maurizio Colombo, segretario generale della Camera di Commercio del Vco - e le cui cause combaciano con quelle individuate dalla Cgia di Mestre. Il fenomeno si è fatto ora più evidente ma esso, tuttavia, va inserito in un contesto più ampio che viene documentato anche dai dati sulla nati-mortalità delle imprese. I fallimenti dichiarati, in altre parole, sono solo uno dei segnali di una attuale situazione di disagio per le imprese caratterizzata, più in generale, da chiusure o dal ricorso a forme di concordato preventivo».
A conti fatti, nel Quadrante Nord Ovest del Piemonte, nel 2011 i fallimenti dichiarati sono stati 270 contro i 230 del 2010, con un aumento del +17,39%.

Seguici sui nostri canali