La corsa del cuneo fiscale

La corsa del cuneo fiscale
Pubblicato:
Aggiornato:

E’ un’Italia che resta nella parte bassa della classifica dei salari medi netti, dietro non solo a tutti i big dell’Ue ma persino dietro all’Irlanda e alla Spagna.
Lo rivela l’Ocse, nel suo rapporto annuale “Taxing wages” sul 2011, diffuso la scorsa settimana ed ampiamente ripreso da tutti i giornali. A conti fatti,  lo stipendio medio netto di un lavoratore italiano, l’anno scorso è stato pari a 25.160 dollari. Il che significa collocare il nostro Paese al 23º posto tra i 43 Stati membri dell’Ocse: davanti alla Grecia (17.708 dollari) e al Portogallo (21.013) certo, ma dietro a Spagna (27.741) e Irlanda (31.810), oltre che agli altri tre Paesi Ue appartenenti al G8, Francia (29.798), Germania (33.019) e Gran Bretagna (38.952).

Ad influire su questo risultato, l’elevato peso del fisco sulle buste paga italiane. Perché, nel nostro Paese, sempre secondo le cifre Ocse, il cuneo fiscale nel 2011, per un single senza figli a carico con un salario in linea con la media, è stato addirittura del 47,6%: 0,7 punti percentuali in più rispetto al 2010. Un livello di imposizione che colloca il nostro Paese al di sopra della media Ocse (35,3%) e di quella dell’Ue a 21 (41,5%).
Aziende. Una tassazione sul lavoro che corre in senso diametralmente opposto alla direzione auspicata dalle imprese come elemento decisivo per creare nuovi posti di lavoro.
«Gli imprenditori ed i lavoratori non hanno bisogno dei dati Ocse per sapere quello che, purtroppo, vivono ogni giorno sulla loro stessa pelle - commenta Alberto Platini, vicepresidente Uib per l’Area Relazioni Industriali -.  Questi dati, semmai, fotografano una situazione che sta ormai assumendo una dimensione irreversibile su una questione vitale. Non è, infatti, un caso che Confindustria, da molto tempo, chieda di agire proprio sul cuneo fiscale, riducendone l’ampiezza. Una richiesta cui però non è mai stata data risposta mentre si tratta invece di un elemento dirimente per cogliere il duplice obiettivo di alleggerire la fiscalità sul lavoro, sgravando le imprese, e di rendere più “pesanti” le buste paga dei dipendenti, consentendo il riavvio dei consumi. In un contesto come quello attuale, caratterizzato da forti elementi recessivi, l’ulteriore crescita del cuneo fiscale e, più in generale, della tassazione sul lavoro, costituisce  invece un ostacolo che per molte imprese e molti lavoratori rischia di diventare insormontabile».

Seguici sui nostri canali