Decreto Sviluppo: "Servono misure strutturali"

Decreto Sviluppo: "Servono misure strutturali"
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I prossimi giorni (dopo il nulla di fatto nel Consiglio dei Ministri di ieri) potrebbero quelli del pluriannunciato Decreto Sviluppo che recherà la firma del ministro Corrado Passera il quale, contrariarmente a quanto annunciato, non è stato presente ieri al convegno sull’economia digitale che ha avuto luogo a Città Studi. Sul testo, il Governo continua a mantenere il più stretto riserbo, tuttavia, con i suoi 38 articoli e 10 capi (almeno nella bozza fortunosamente circolata), il testo pare annunciarsi più annacquato rispetto alle promesse iniziali. Molto difficile capire quale sarà il testo definitivo che verrà licenziato dal Governo (di certo pare esserci solo l’arrivo di un Fondo per la crescita sostenibile che dovrebbe garantire 600  milioni all’anno alle imprese), ma certo il decreto relativo alla crescita, nel confronto con la Ragioneria dello Stato, avrebbe già perduto alcuni pezzi importanti, facendo nascere non poche confusioni.

Dubbi. Non si capisce, infatti, se al credito d’imposta (tra il  30 e il  40%) originariamente previsto per gli investimenti in innovazione (tendenzialmente per ogni azienda che iscriva a bilancio almeno 50 mila euro in R&S: soglia minima poi in odore di abolizione mentre il tetto massimo del possibile beneficio verrebbe dimezzato a 300 mila euro) si aggiungerà, come auspicabile, il bonus per l’assunzione, almeno triennale (biennale per le Pmi), di personale altamente qualificato (con credito di imposta massimo fissato a 300  mila euro) oppure se questo secondo incentivo finirà invece per sostituire il primo. Preoccupazioni poi desta la ventilata abolizione delle norme che fissano da uno a cinque milioni di euro i tetti (diversi per tipologia societaria) per la compensazione dei crediti fiscali.

Certezze. «Sul tanto annunciato Decreto Sviluppo esiste ancora troppa confusione per poter esprimere un giudizio serio e competente  - commenta il presidente Uib, Marilena Bolli - . Nelle more del decreto definitivo, tuttavia, va richiamata l’attenzione su due punti fondamentali. Il primo riguarda la strutturalità delle misure. Premesso che l’innovazione non costituisce un’opzione ma un must irrinunciabile per ogni azienda che voglia restare competitiva, dobbiamo interrogarci allora sulla strutturalità di qualsivoglia misura o incentivo finalizzato a sostenere questi percorsi e sulla loro facilità di fruizione da parte delle Pmi. In parole povere, manovre annuali non servono ma occorrono invece misure che consentano alle aziende di fare piani almeno di medio periodo. Di più: occorrono fondi veramente disponibili e procedure  che le Pmi possano mettere in campo senza eccessivi disagi o penalizzazioni burocratiche». Delicato poi il punto sui contenuti del provvedimento.
«Se, alla fine, dovesse restare in piedi solo l’ipotesi del bonus per le assunzioni di personale altamente qualificato e non fosse invece confermato l’incentivo sugli altri investimenti  in innovazione - dice Marilena Bolli -, il rischio sarebbe quello di un pregiudizio proprio per le Pmi del manifatturiero. E’ appena il caso di ricordare come, particolarmente in settori come il tessile o il meccanotessile, l’innovazione sia una realtà concreta la quale tuttavia, in molti casi, prescinde da certi titoli di studio accademici ma tradizionalmente si avvale di figure con competenze tecniche specifiche».
Giovanni Orso

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