Spending Review, ok di Uib e Confindustria

Chi si attendeva una vera spending review sul modello inglese (20 miliardi di tagli mirati per più anni successivi) è rimasto certamente deluso. Tuttavia, nel Paese delle corporazioni (che qui impropriamente finiscono per essere chiamate lobby), il decreto licenziato giovedì dal Governo Monti costituisce già un passo importante nella direzione della semplificazione.
«La direzione è comunque quella giusta - commenta infatti Marilena Bolli, presidente dell’Uib -. Bisognerà, certo, valutare a medio termine i risultati e, soprattutto, accompagnare questi tagli con quella saggezza necessaria a operare dove concretamente sia necessario, senza correre il rischio di soluzioni precipitose.
Imprese. Per il sistema delle imprese, il decreto contiene elementi favorevoli soprattutto sotto il profilo del rinvio e dell’attenuazione degli aumenti Iva preventivati che agitavano lo spettro di un ulteriore calo del giro d’affari (l’inasprimento di due punti percentuali previsto per il 1º ottobre 2012 slitta al 1º luglio 2013 e non ci sarà più l’ulteriore incremento di mezzo punto in calendario per il 2014). Non solo: nota positiva è anche il rinvio di un mese dei termini (in scadenza tra giugno e agosto) per chiedere la conversione dei crediti verso la Pa ed il fatto che i benefici fiscali cui hanno diritto le società di investimento immobiliare quotate vengano estesi a società, consorzi e fondi immobiliari che è possibile creare per la valorizzazione, gestione e alienazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Elementi di criticità per il sistema delle imprese restano invece le misure che comportano tagli di spesa sia per chi fornisce beni e servizi sia per chi possiede immobili dati in affitto a soggetti pubblici (l’adeguamento dei fitti all’inflazione è bloccato) ed il fatto che le forniture a condizoni più onerose di quelle stabilite dalle convenzioni di acquisizione attraverso la Consip (la società pubblica che negozia in modo centralizzato i contratti di approvvigionamento) saranno oggetto di recesso da parte della Pa.
Cambiamento. Fortemente critici (soprattutto in relazione al capitolo tagli sui dipendenti pubblici) sono invece i sindacati, seppure i cosiddetti “tagli” si risolvano, in realtà, praticamente in prepensionamenti.
«Capisco le inevitabili resistenze - dice Marilena Bolli -, tuttavia occorre agire: per trent’anni abbiamo vissuto come cicale e, a livello di Pa, nulla è stato fatto. I totem ed i pregiudizi devono cadere. Del resto, la situazione è tale che la stessa divisione tra settore pubblico e settore privato è un retaggio da superare alla luce di regole nuove. L’auspicio, infine, è che vengano al più presto reperite le risorse promesse per crescita e innovazione».