Diga, Roma chiede chiarimenti
L’ampliamento della diga delle “Mischie” ha registrato, nei giorni scorsi, un importante passo avanti. Le dichiarazioni del presidente regionale Roberto Cota, infatti, hanno lasciato il segno nella vicenda che vede favorevoli (il mondo agricolo) e contrari (associazioni ambientaliste) al progetto del Consorzio della Baraggia. Praticamente il numero uno dell’ente ha detto che il Piemonte ha sete e che le dighe (cinque), sono una soluzione per il futuro. Considerazioni pubblicate sulle pagine del quotidiano “la Repubblica” e riprese poi dai media locali nei giorni scorsi.
Qui, Provincia. «Mi pare un ragionamento dal profilo istituzionale - commenta Roberto Simonetti, presidente della Provincia di Biella -. Parole di buon senso, alla luce di quanto tutti sanno: l’acqua sarà sempre più una risorsa imprescindibile. E le dighe sono una possibile soluzione per trattenere l’acqua piovana, da distribuire nei momenti di siccità». Simonetti quindi fa il punto della situazione: «La questione è complessa. Il Ministero dei lavori pubblici ha chiesto importanti chiarimenti sul progetto che, non va dimenticato, si pone come obiettivo la soluzione del tema idrico per i prossimi cento anni... La Provincia, in tutto questo discorso, conta poco. Il mio obiettivo è il coinvolgimento dei territori. Fare in modo che i vantaggi siano per la valle e per i suoi residenti. Dico no ad uno sfruttamento che non lascia niente al Biellese. Ecco perché ho sempre lavorato per coinvolgere i sindaci. Tempi? Viste le richieste del Ministero, non credo saranno così celeri». Guido Dellarovere, assessore all’agricoltura, e referente per l’ente, fa il quadro della situazione: «La richiesta del Ministero è arrivata nei giorni scorsi nei nostri uffici. Ci vuole quindi tempo per capire di cosa si tratta. Il punto però non è questo. E non mi stupisce che ora che si parla di tornare con Vercelli a livello provinciale, la sinistra biellese non dica più che l’acqua ai vercellesi non la si deve dare... Le parole di Cota pesano, ma pesa molto di più il fatto che il progetto della diga è stato finanziato dallo Stato, con diversi milioni di euro. Quindi credo che la volontà di farlo ci sia, nel rispetto dell’ambiente e delle leggi. Ben vengano le richieste di integrazione. Ma le necessità dell’agricoltura sono oggettive».