Un’eco-truffa da 4 milioni di euro

Un’eco-truffa da 4 milioni di euro
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E’ un’eco-truffa da quattro milioni di euro ai danni di un’importante impresa biellese che opera nel campo dello smaltimento dei rifiuti e delle escavazioni, quella scoperta dai militari della Guardia di finanza che lavorano in Procura in stretta collaborazione con i tecnici dell’Arpa di Biella (l’Agenzia regionale che si occupa della protezione dell’ambiente). L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Ernesto Napolillo, ha consentito di  bloccare un possibile disastro ambientale i cui ingranaggi erano già stati comunque avviati.

Danni ambientali. Montagne di ceneri (si parla di almeno 25 mila tonnellate) provenienti dagli scarti di lavorazione di  un’azienda che opera in provincia di Pavia, altamente inquinanti, contenenti quantitativi oltre i limiti stabiliti dalle normative di metalli pericolosi per la salute umana, sono state smaltite come rifiuti di natura inerte in barba alla legge e in virtù di presunte certificazioni fasulle. Sono state ad esempio utilizzate come materiale di riempimento di strade già realizzate non solo nel Biellese ma anche in altre zone del Piemonte e dell’Emilia Romagna. E poi inserite in discariche - con  Cavaglià e Trecate in cima alla lista -  con altri materiali non pericolosi provenienti ad esempio da demolizioni edili, quali calcinacci e laterizi.

Il presunto raggiro. Il reato di truffa viene ipotizzato in quanto, per lo smaltimento di ceneri classificate come rifiuto non pericoloso,  all’azienda biellese (che ha sede sociale e operativa a Cossato) venivano versati solo pochi euro a tonnellata. In realtà, essendo quelle ceneri classificate da  Arpa e Procura di Biella come rifiuti speciali, per essere smaltite la società richiedente avrebbe dovuto versare a quella biellese almeno 100 euro a tonnellata.  Solo quando l’inchiesta sfocerà in un’aula di giustizia, si potrà avere la certezza della consistenza delle accuse, in quanto - per il filone ambientale in mano alla Procura di Pavia - la materia è molto complessa e  spesso il confine tra lecito e illecito non sempre viene inquadrato. Del filone relativo al presunto raggiro milionario, se ne occupa invece la Procura di Biella e in particolare il piemme Ernesto Napolillo.

I fatti. L’inchiesta ha preso quota in seguito a un controllo dei tecnici dell’Arpa a una discarica del Cossatese che avrebbe dovuto contenere materiali classificati inerti. E’ stata invece scoperta la cenere che, in seguito alle analisi, è risultata inquinante e quindi da considerare “rifiuto speciale”.  Agli esperti dell’agenzia regionale per l’ambiente - con in testa il direttore della sezione biellese, Bruno Barbera - si sono quindi affiancati i militari della Guardia di finanza che operano in Procura, coordinati dal maresciallo Giovanni Bonaiuto. Si è così scoperto che  la cenere finita nel mirino, veniva prodotta nella sede di Mortara di un’importante azienda (del gruppo Mauro Saviola) che realizza pannelli di truciolato utilizzati da società del calibro di Ikea. 

La cenere.  Lo scarto dei rifiuti di  legno non utilizzato per realizzare i pannelli, viene bruciato all’interno dei confini della stessa azienda (dove ogni giorno vengono scaricate montagne di scarti da trasformare in truciolato) in particolari inceneritori che producono energia che serve ad alimentare il ciclo produttivo. La cenere derivante dal processo di combustione è sempre stata classificata - fino all’intervento della Guardia di finanza e dell’Arpa di Biella - come rifiuto non pericoloso, con valori ben al di sotto della norma in relazione alla presenza di metalli quali piombo, rame, nichel, cromo. Secondo Finanza e Arpa, invece, tali valori non sarebbero corretti e le certificazioni non sarebbero pertanto corrispondenti al vero.

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