«La scommessa del digitale»
Classe dirigente a rapporto per progettare insieme il Biellese del 2030. Sapientemente e senza tregua incalzati sul tema da Arnaldo Cartotto, consigliere delegato di Federmanager Biella per le Politiche Territoriali, gli esponenti della classe dirigente biellese hanno fatto, martedì scorso, una sorta di salutare brainstorming. Un confronto arduo nel suo decollo, considerato il livello a cui il sociologo Nadio Delai aveva posto l’asticella nella definizione del concetto di progetto e nei meccanismi di selezione della classe dirigente. Ma anche un confronto che, una volta decollato, ha poi lasciato fuori dalla sala, per un pomeriggio, l’umore grigio di questi mesi. Niente spread e niente crisi, insomma, ma piuttosto la prova generale di un percorso dove a dominare sono stati termini come “giovani” e “futuro”. Un percorso che, dopo l’incontro di ieri, sarà forse davvero più facile percorrere insieme perché, come sottolineato dallo stesso Cartotto: «se vuoi correre veloce vai da solo ma se vuoi arrivare lontano devi invece correre insieme».
E la corsa è iniziata con gli occhi di una bambina, Silvia, studentessa di prima media che, con il candore dei suoi undici anni ha spiegato la visione sua e dei suoi compagni di scuola di quello che dovrebbe essere il Biellese del 2030: un Biellese, per ora, solo sognato, fatto di verde, di ecologia, di piste ciclabili, di maneggi e di piscine ma anche di luoghi per la crescita culturale e la formazione.«Un Biellese che è anche il mio - ha detto il sindaco di Biella, Dino Gentile -. Ma non è un semplice sogno. Le potenzialità ci sono. A Biella abbiamo gioielli come Città Studi, Cittadellarte o “Tessile e Salute”. Dobbiamo scegliere gli obiettivi. Credo che il turismo, che fa rima principalmente con Oropa, e il progetto “Biella Città Digitale” rappresentino opportunità importanti. Investire in cultura è basilare».
«Una sfida possibile - ha detto anche il presidente Uib, Marilena Bolli - . A patto, però, di saper fare sistema, mentre oggi prevalgono ancora certe paure che bloccano l’impegno di tutti su un progetto comune. Un progetto che non può non tenere conto della necessità di attrarre i giovani, considerato che oggi il 90% dei nostri laureati opera fuori dal territorio. Ottimo quindi investire in cultura ma anche in ricerca e sviluppo. Anzi, tra scuola e centri di ricerca, per quanto riguarda il tessile ma non solo, dovrà esserci una sinergia sempre più virtuosa».E che a Biella la scommessa culturale possa rappresentare qualcosa di credibile, lo conferma la realtà di Fondazione Pistoletto che ha già cambiato, come bene ha illustrato il suo direttore Paolo Naldini, l’approccio all’economia con il concetto della responsabilità sociale come fattore competitivo e di arte come trasformazione sociale responsabile elaborati da Michelangelo Pistoletto.
Recuperare la maggiore effervescenza che Biella, in tempi anche recenti, ha dimostrato quale culla del Club dei Distretti può essere un passo significativo. Il tutto, come sottolineato dal presidente della Camera di Commercio, Andrea Fortolan, mettendo in atto azioni concrete come il sostegno delle start up di giovani imprese, magari puntando sul venture capital. Sfide da combattere ma con realismo perché, oltre i progetti e gli impegni, il Biellese, come ha sottolineato il presidente della Fondazione Crb, Luigi Squillario, dovrà sempre più fare i conti con una demografia in contrazione ed una popolazione sempre più vecchia e ridotta.Un’analisi che non ha però frenato l’entusiasmo di Pietro Sella (Ceo del Gruppo Banca Sella).«Con lo stesso realismo - ha precisato Pietro Sella - , dico che, almeno per quanto moi riguarda, il Biellese può davvero avere un ottimo futuro davanti a sè, a condizione però che si mettano in campo le cose giuste. Tre sono le traiettorie: il turismo, il manifatturiero e la digital economy. Quest’ultima ha oggi la stessa importanza dell’energia elettrica ai primi del Novecento: con i suoi bassi costi, la sua velocità e la sua capacità aggregante di energie positive e giovani, è e sarà sempre più essenziale per segnare il vero cambio di marcia del nostro modo di fare impresa».