Sanità: otto specilità a rischio
Con il piano di riorganizzazione della sanità piemontese l’assessorato guidato da Paolo Monferino fornisce un punto d’osservazione ben preciso su ciò che rimarrà e cosa no all’interno degli ospedali della regione. E Biella, tutto sommato, anche per voce degli stessi operatori, ne esce bene. Perché se è vero che i “bollini rossi” (che significano “addio” alle specialità che non raggiungono determinati standard) apposti su otto specialità interventistiche sono tanti, è altrettanto vero che dopo Novara nessuno registra i numeri di Biella.
Che si candida dunque a diventare il secondo ospedale del Quadrante per importanza. E che potrebbe, con gli accorpamenti di reparti e specialità previsti dal piano sanitario, arrivare ad ottenere anche qualcosa di più rispetto a ciò che già oggi fa. Di fatto, con lo studio prodotto dall’Agenzia regionale dei servizi sanitari, l’Aress, il nostro ospedale esce dalla definizione di struttura al solo servizio del territorio, come l’aveva etichettato l’assessore Paolo Monferino, per candidarsi a diventare punto di riferimento di un bacino ben più ampio.
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