L’incredibile caso delle Funivie di Oropa

L’incredibile caso delle Funivie di Oropa
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La situazione sfiora il paradosso. Ma si sa, l’Italia ne è piena. Da domani le Funivie di Oropa saranno ufficialmente chiuse al pubblico. E, al momento, pure dando per scontato (cosa che comunque non è) che una riapertura ci sia, non è dato sapere quando questa avverrà. 

Soldi. La ragione? Sbagliato dire che sia la mancanza di  soldi. Perché i soldi, volendo, ci sarebbero anche: un milione e 700 mila euro arrivati tempo fa grazie a un protocollo d’intesa tra Comune, Regione e Provincia. E ora già nelle mani della Fondazione presieduta da Gianni d’Adamo, che ne ha fatto l’uso previsto: dare il via alla ristrutturazione della piccola stazione sciistica. Il problema è che “quei” soldi non potranno essere usati per pagare la manutenzione dell’impianto funiviario, che va effettuato ad ogni costo  entro domani. Perché devono restare vincolati alla loro destinazione d’uso originaria, ossia i suddetti interventi di sistemazione. Insomma: Oropa, a pochi giorni (meteo permettendo) dall’avvio della stagione sciistica, si prepara a vivere una situazione kafkiana. Potrà infatti sfoggiare stazioni di partenza e d’arrivo  rinnovate nel look e nelle dotazioni, un bar ristrutturato, arredi rimessi in sesto e, presto, anche il bike-park cui alcuni volontari si stanno dedicando con impegno. Ma, purtroppo, dovrà accontentarsi di godersi in solitudine tanta bellezza e novità. 

Annuncio. A dare l’annuncio di chiusura è stato un laconico comunicato diffuso martedì  dalla Fondazione Funivie di Oropa. «Si comunica che, a causa di improrogabili lavori di manutenzione straordinaria, la Funivia rimarrà chiusa dal 23 novembre 2012. Vi preghiamo di pubblicare la notizia per pubblica utilità», recitava la mail. Ma il presidente della Fondazione, Gianni d’Adamo, interpellato telefonicamente, va oltre. «Ho le mani legate - spiega -. I soldi per la ristrutturazione ci sono, tanto che i lavori stanno procedendo. Ma non ho modo di usarli per questo intervento di manutenzione, che è imposto dalla legge e che sapevamo da tempo di dover fare». Il vero problema  è nato mesi fa, quando la Corte dei Conti ha detto no a un piano di finanziamenti (100mila euro annui per tre anni) da parte dei soci pubblici - Provincia, Camera di Commercio, Comune di Biella -, con la motivazione che non possono essere i soci stessi a ripianare i debiti della Fondazione, ma che questa deve essere in grado di vivere di vita propria. Un blocco contro cui i soci hanno pensato di rimediare rivedendo la formula dell’erogazione (non più per ripianare i debiti, ma per “aiutare la gestione” della Fondazione) e  presentando un nuovo piano di finanziamento che ora è al vaglio della Corte, in attesa di  un parere.  

Situazione. Così, in attesa del pronunciamento, la situazione è critica: «Dobbiamo effettuare la manutenzione e il costo è di 54mila euro - spiega D’Adamo -. La Fondazione Crb si è impegnata a versare da qui a fine anno 24mila euro, ma ne mancano ancora. Inoltre, la ditta che effettua il lavoro deve ancora vedersi pagare 35mila euro per la manutenzione effettuata lo scorso anno». 
Trattativa. Tutto, a questo punto, è nelle mani della ditta che effettuerà la manutenzione. «Se si accontenteranno dei 24mila euro stanziati dalla Fondazione Crb, in attesa di tempi migliori, potremo effettuare la manutenzione e riaprire a metà dicembre - conclude D’Adamo -. Se no, dovremo tenere chiuso». Ma non è detto che l’azienda accetti: è possibile, infatti, che - come ha già fatto - si dica disposta a rinunciare per ora al pagamento della seconda manutenzione, a patto che però si saldi il pregresso. Che, comunque, ammonta a 35mila euro.  Una somma che, di fatto, non c’è.

Veronica Balocco

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