Riso ok, a che serve la diga?
L’iter per la realizzazione di un nuovo invaso in Valsessera, che sostituisca l’attuale diga delle “Mischie”, prosegue. Ma va avanti anche la battaglia degli ambientalisti contro l’ente che propone i lavori, il Consorzio di “Bonifica della Baraggia”.
Una guerra senza quartiere, giocata su più fronti da parte dei componenti del Comitato “Custodiamo la Valsessera”, cui però l’ente vercellese pare sempre saper rispondere colpo su colpo.
L’ultima puntata dello scontro riguarda la stagione del riso e i suoi risultati.
«Il 10 novembre l’Ente nazionale risi ha chiuso il censimento produttivo del risone 2012. Le prime anticipazioni sulla produzione di riso in Italia sono comunque già state fornite da “Agricoltura 24” del gruppo editoriale “il Sole 24 ore” e dalla Confederazione italiana - si legge in un comunicato di “Custodiamo la Valsessera” -. Come già prospettato, anche nel 2012, ritenuto anno climatico avverso per le scarse precipitazioni, non si sono verificati detrimenti né sulla quantità né sulla qualità della produzione risicola. A soffrirne sono state piuttosto altre colture e in altre aree del Piemonte (il mais, principalmente nel Cuneese) con produzioni inferiori anche del 30%. La coltura risicola nell’area Sesia si conferma la meno deficitaria e la meno sofferente alle avversità climatiche e la necessità di un nuovo invaso per queste colture non è giustificata né tantomeno, urgente o strategica».
E ancora: «Gli allarmismi sull’incidenza dei fenomeni siccitosi sulla produzione risicola espressi nel convegno romano promosso dal “Consorzio di Bonifica” (e la necessità del nuovo invaso) sono stati dunque nuovamente sconfessati dai dati concreti, ossia dalla produzione risicola. Disastroso è invece lo stato del fiume Sesia e del torrente Sessera, depauperati a causa non tanto della siccità quanto dai prelievi troppo numerosi e ravvicinati, a volte condotti senza rispettare il deflusso minimo vitale. Le condizioni fluviali sono così critiche che difficilmente si rispetteranno i parametri di qualità imposti dalla Comunità Europea a decorrere dal 2015».
Dura la conclusione del Comitato: «Solo la “peggio politica” e la “peggio consulenza tecnica” può infatti sostenere che il deficit irriguo si attesta al 50% delle risorse disponibili quando, anche negli anni caratterizzati da piovosità scarsa come il 2012, si è raggiunta e mantenuta la produzione risicola degli anni medi».
Non ci sta ovviamente l’uomo simbolo del Consorzio.
«Per realizzare la diga ci serviranno una decina di anni - esordisce Carmelo Iacopino (foto) -. Il progetto è pronto e approvato. Anche se per l’ok alla Valutazione d’impatto ambientale mancano alcuni dettagli su cui i progettisti stanno lavorando. Spero in due o tre mesi di tempo per completare le diverse integrazioni e migliorie necessarie, che saranno oggetto di analisi da parte della Direzione generale delle dighe. Noi pensiamo a portare l’acqua ai cittadini. E storicamente i primi a riceverla sono stati proprio i Comuni del Biellese e non quelli del Vercellese».
E sulla questione riso. «Dati? Li verificherò con i miei esperti. Ma il punto è il futuro: i prossimi 25 anni. E tutti gli studi scientifici assicurano minori risorse d’acqua, quindi problemi per l’agricoltura ed esigenze idriche - sostiene -. Il ritiro dei ghiacciai mica l’abbiamo inventato noi... E’ documentato da rigorose ricerche prodotte da autorevoli enti mondiali».
Il nostro “Panda”... “Il Carabus olympiae” è un raro insetto dell’Alta Val Sessera, che molti paragonano al “Panda gigante” per l’esiguità della sua popolazione ed il rischio di estinzione. Anche sulla presenza di questo raro insetto, i volontari del Comitato hanno incentrato la loro lotta al progetto di ampliamento dell’attuale invaso, i cui costi partono dall’astronomica cifra di 320 milioni di euro. Euro ancora tutti da trovare, a parte una piccola parte relativa ai costi di finanziamento del progetto per cui c’è la copertura economica. Ma anche su questo punto la serenità di Iacopino è massima. Se l’attuale progetto pare mettere in pericolo la sopravvivenza di questa specie, il Consorzio è già allo studio per trovare una soluzione. «Non chiedetemi i dettagli - dice, infatti, Iacopino -. Però sono in corso diversi lavori che presto, anzi, prestissimo, presenteremo nelle sedi opportune per garantire la sopravvivenza di questo insetto anche nel nuovo invaso... Credo sia un problema di gabbie e di determinare il loro spostamento più a monte rispetto alle attuali presenze in zona. Nulla che non si possa risolvere».
Tra i più agguerriti avversari del Consorzio c’è Daniele Gamba, anche di Legambiente.
«Noi siamo piccoli. Loro un ente finanziato dallo Stato e con appoggi politici trasversali... Non è facile contrastare le loro azioni».
«“Custodiamo la Valsessera? Non so chi siano e che vogliano» dice Iacopino. La lotta continua.