Quattro biellesi volanti, i veri acrobati della bike
Lo chiamano dirt jump, salto sporco. Chissà perché. Bisognerebbe chiederlo ad Andrea, o a suo fratello Federico. O magari al giovanissimo Davide, e a Riccardo. Loro sì, saprebbero spiegare se davvero volare a metri d’altezza con una bicicletta, farla roteare in aria e metterci dentro anche un salto mortale, significhi davvero “sporcare” il jump. Perché per chi, profano, li sta a guardare, difficilmente salta agli occhi qualcosa di poco pulito in quelle evoluzioni. Al massimo, ci potrà trovare dell’altro. Tanta tecnica, potenza fisica, equilibrio e una bella dose di coraggio, questo sì. E, diciamocelo, magari anche un filo di incoscienza.
Il team. A spargere scariche di adrenalina con i “salti sporchi” è, da qualche mese, un team di giovani e giovanissimi rider che gravitano tra Piemonte e Val d’Aosta. E che, proprio in Vallée, hanno già ricevuto la benedizione del pubblico. Si chiamano “Whitexperience Team” - dal nome dell’associazione sportiva che fa da “madre” del gruppo, creatura dell'istruttore valdostano di snowboard Ettore Personnettaz - e sono sette rider dal brevissimo percorso anagrafico ma dalla lunga esperienza sportiva: Filippo Proserpio di Erba, Torquato Testa di Monza, Diego Caverzasi di Viggiù, tutti titolatissimi nel mondo bike, ai quali si aggiungono i biellesi Andrea e Federico Pavese, 18 e 16 anni, di Strona, Davide Boggio, tredicenne, anche lui stronese, e Riccardo Pilloni, 18 anni, di Mottalciata. A guidarli e coordinarli, oltre al fondatore Personnettaz e al presidente Jonathan Nicotera, il biogliese Simone Capra, organizzatore e coordinatore tecnico, e il tecnico video-foto Pietro Baraggi, di Milano. Una squadra che, nata «per gioco - come ricorda Simone - dopo una prima uscita alla festa della neve di Cogne, lo scorso anno», ora è diventata già un’attrazione in Vallée. Tanto da aver richiamato centinaia di persone ai due eventi di cui è stata protagonista, a inizio gennaio, a Torgnon e a Cogne. Con la prospettiva di riscuotere un nuovo, grande successo nell’ultima delle date del tour, il prossimo 16 febbraio a Rhemes Notre Dames.
Evoluzioni. E’ Simone a spiegare il grande sforzo organizzativo che sta dietro agli eventi, cui il team si è dedicato sostanzialmente senza sussidi finanziari (salvo qualche sponsor tecnico) e con la spinta della semplice passione. «I nostri - chiarisce Capra - sono eventi molto spettacolari, in grado di scaldare gli animi del pubblico e di regalare emozioni molto forti. In pratica, quel che facciamo è molto semplice: sistemiamo una grossa rampa in legno e ferro e vi costruiamo vicino, con l’aiuto dei gatti delle nevi, un’enorme montagna di neve, che fa da base di atterraggio per i salti». Ai giovani rider, tutti appassionati di bici e di discipline “free” (Davide Boggio ha in cassetto un secondo posto agli italiani di snowboard freestyle, mentre tre “non biellesi” sono annoverati tra i più forti rider oggi presenti su piazza), non resta che buttarsi a capofitto giù per la rampa, poi lanciarsi in volo e atterrare sulla neve. «Ma sono voli davvero incredibili e acrobatici», fa notare Simone, che vanta una lunga esperienza come biker, è istruttore mtb e collabora con l’associazione Vallelvobike. E non a caso, «i nostri rider, anche i più giovani, vivono praticamente in sella - aggiunge -: perché saper fare evoluzioni come queste richiede allenamento e tecnica».
Futuro. Ma perché impegnarsi tanto, e non scegliere magari le località sciistiche biellesi? Simone non ha dubbi. «Abbiamo un solo obiettivo, oltre a quello di divertirci: diffondere la diciplina del Dirt Jump in Italia, con la speranza che siano sempre più le persone che decidano di praticare questo tipo di sport». E sul Biellese, stessa chiarezza: «I numeri per realizzare eventi molto grossi ci sono - spiega -. Bielmonte, ad esempio, ha enormi potenzialità, ma anche a Oropa si potrebbe lavorare. Il problema? Qui nessuno ci crede davvero. E dire che i nostri eventi si sono sempre chiusi con grandi feste, garantendo un buon indotto anche per i locali dei luoghi che abbiamo toccato». Perché non fare qualcosa di simile anche sulle montagne biellesi? Simone non ha dubbi: «Se qualcuno è dalla nostra, noi ci siamo».
Veronica Balocco