La paura dei sindaci: "Il nostro bilancio che fine farà?"

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(17 gen) Paura. Paura. E ancora paura. Di perdere autonomia e senso di appartenenza, senza peraltro guadagnare a sufficienza in termini economici. E’ stato questo il grande fantasma che è serpeggiato a Città Studi, venerdì, durante la serata in cui sindaci e amministratori hanno incontrato l’assessore regionale agli enti locali Elena Maccanti. L’esponente della giunta del presidente Cota ha spiegato il disegno di legge che dovrà passare prima il vaglio del Consiglio delle autonomie locali e poi dell’assemblea regionale. Un testo complesso e rivoluzionario, come si sono accorti tutti i presenti.

Da applauso. La Maccanti ha illustrato con chiarezza e con determinazione il testo di riforma, ricevendo i complimenti pubblici dai diversi sindaci. Ma la materia resta complessa e le due ore di faccia a faccia non sono comunque sembrate sufficienti per chiarire tutti i dubbi su unione di servizi tra Comuni, convenzioni tra Comuni e altri punti specifici sui quali i “primi cittadini” dovranno ragionare e decidere nei prossimi mesi. Paura. Paura. E ancora paura. Di perdere autonomia e senso di appartenenza, senza peraltro guadagnare a sufficienza in termini economici. E’ stato questo il grande fantasma che è serpeggiato a Città Studi, venerdì, durante la serata in cui sindaci e amministratori hanno incontrato l’assessore regionale agli enti locali Elena Maccanti. L’esponente della giunta del presidente Cota ha spiegato il disegno di legge che dovrà passare prima il vaglio del Consiglio delle autonomie locali e poi dell’assemblea regionale. Un testo complesso e rivoluzionario, come si sono accorti tutti i presenti.

Da applauso. La Maccanti ha illustrato con chiarezza e con determinazione il testo di riforma, ricevendo i complimenti pubblici dai diversi sindaci. Ma la materia resta complessa e le due ore di faccia a faccia non sono comunque sembrate sufficienti per chiarire tutti i dubbi su unione di servizi tra Comuni, convenzioni tra Comuni e altri punti specifici sui quali i “primi cittadini” dovranno ragionare e decidere nei prossimi mesi.

Bilancio. La possibilità di continuare ad avere il proprio bilancio comunale ha preoccupato più d’un sindaco. Piero Dante Poverello di Brusnengo per esempio ha chiesto conto delle modalità di apparentamento con altri Comuni: «Con il mio bilancio posso fare alcune cose, magari promesse ai residenti. Avrò ancora un mio bilancio oppure no? In caso negativo, che ci sto a fare? E comunque mettersi insieme ha anche un costo...». Sullo stesso tema sono intervenuti altri sindaci, ai quali l’assessore ha assicurato «che i Comuni resteranno con i propri bilanci, anche se apparirà chiaro che mettendo insieme ad altri tutta una serie di funzioni e di competenze, poi in cassa resterà bene poco...».

Personale. Il sindaco di Piatto, Alessandro Collinetti ha invece posto la questione del personale, di fronte a numerose unioni e accorpamenti. Anche su questo punto l’assessore leghista ha dato rassicurazioni chiare. «Non ci saranno licenziamenti, ma assorbimenti da parte di altri enti pubblici, in attesa di possibili pensionamenti» ha spiegato.

Buoni e cattivi. Un altro aspetto finanziario è stato messo in evidenza dal “primo cittadino” di Crosa, Silvio Rottin. «Nel mio Comune non abbiamo debiti. Siamo piccoli, ma abbiamo sempre fatto il passo lungo quanto la gamba. Dovremo unirci o fare convenzioni. Però a che prezzo? Mica ci dovremo sobbarcare gli eventuali debiti di amministrazioni meno efficienti della nostra» ha detto. Sulla stessa lunghezza d’onda pure Piergiorgio Givonetti di Zimone.

Faccia a faccia. Se tutti gli interventi sono stati sereni e di grande deferenza verso l’illustre ospite. Il confronto tra Maurizio Piatti ed Elena Maccanti ha registrato l’unico momento di tensione nell’arco delle due ore di discussione. «La riforma non mi piace. Non mi piace per nulla - ha detto il presidente della Comunità montana Valle Cervo e sindaco di San Paolo -. Per tanti motivi. Verranno eliminate le Comunità montane, con quale guadagno per i territori e per i residenti? Decenni di lavoro e di servizi che fine faranno? E poi le Comunità montane sono già unioni di servizi». L’assessore, nota per la sua passione politica, ha quindi alzato i decibel della voce e ha replicato spiegando «che le nuove Unioni di Comuni potranno ricalcare i confini delle vecchie Comunità, che allo stato attuale spesso non sono funzionali per ricevere finanziamenti. E che i nuovi enti dovranno essere amministrati con intelligenza, per ottenere i migliori benefici attraverso più convenzioni e magari più unioni, nell’interesse dei cittadini». «Se il mio progetto non le piace, mi spieghi il perché?» ha quindi concluso l’assessore. «Volentieri... Ma ci vorrebbe troppo tempo. Ho rispetto dei colleghi e non voglio monopolizzare il dibattito» ha ribattuto Piatti, che pur non avendo tessere in tasca non viene accreditato né per il centrodestra né per la Lega Nord, padrona di casa.

Padani. Ad organizzare l’incontro, infatti, pur toccando un tema istituzionale come la riforma degli enti locali, era la Lega Nord e non la Regione Piemonte, come si è visto dall’invito. Dettaglio che a qualche sindaco ha fatto storcere il naso, anche se il disegno di riforma è proprio della Lega. Non a caso a fare da moderatori c’erano l’assessore provinciale Michele Mosca e il presidente provinciale e deputato della Repubblica italiana Roberto Simonetti, oltre che diversi big padani seduti in prima fila.

Segretari comunali. Un altro punto che ha preoccupato la platea di amministratori è stato quello dei segretari comunali, il cui costo pesa non poco sui bilanci. Roberto Vanzi di Mottalciata: «Chiederò un incontro al Prefetto per fare chiarezza. Un segretario comunale neo-assunto prende 4 mila euro al mese e costa oltre 70 mila euro all’anno al Comune. Quanti ne serviranno in tempi di fusioni e di unioni?». Nella foto alcuni amministratori a Città Studi, venerdì sera

17 gennaio 2012

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