Centrale 118 per 4 province

Centrale 118 per 4 province
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 La nuova centrale operativa del 118 di quadrante, dove confluiscono le chiamate degli utenti di Novara, Vercelli, Biella e Verbania, assomiglia molto a quelle unità di crisi che vengono predisposte dalla Protezione civile nei luoghi colpiti da calamità naturale. Un ampio prefabbricato ad un piano, appoggiato su una piantana di cemento, ospita tutte le nuove tecnologie predisposte per rispondere a qualcosa come 200mila chiamate in un anno. L’area scelta dalla Regione Piemonte è quella di Piazza D’Armi a Novara, all’interno del complesso che una volta ospitava il centro sportivo dell’Esercito.

Come funziona. La nuova centrale operativa, finanziata interamente dall’Azienda Ospedaliera di Novara con 300mila euro, è un gioiellino tecnologico. Al suo interno sono state realizzate cinque postazioni da cui gli operatori del 118 possono dare indicazioni ai cittadini delle quattro province. Un bacino totale di quasi un milione di abitanti. Ogni postazione ha due monitor che consentono agli addetti di capire immediatamente da dove si sta chiamando. Basta infatti digitare il nome della località e compare immediatamente una cartina dettagliata, con tanto di strade di collegamento e modi per raggiungerla. Ma, siccome la tecnologia non può arrivare ovunque, ecco che l’apporto, almeno nella fase iniziale, degli operatori provenienti dai vari territori, diventa determinante. Perché solo loro sanno districarsi tra frazioni o montagne presenti. Il problema è sentito soprattutto per le province di Biella e di Verbania, dove la presenza di territorio montano è più massiccio. Discorso differente, invece, per Novara e Vercelli che, per caratteristiche morfologiche, non hanno di questi problemi.

 La responsabile.  La nuova centrale operativa di Novara parla femminile. I lavori e le nuove strumentazioni, realizzate grazie alla collaborazione con il Csi Piemonte, sono stati coordinati da Egle Valle che continuerà a essere la responsabile della struttura anche ora che è entrata in funzione in modo definitivo. «Una centrale - dice - altamente tecnologica che ci consente di dare le risposte migliori ai nostri pazienti. La nuova organizzazione della rete ospedaliera voluta dalla Regione Piemonte, poi, ci mette di fronte ad una grande sfida legata alla mobilità. Dovremo infatti essere in grado di trasferire direttamente i pazienti nelle strutture più adeguate alle cure, magari affrontando un viaggio più lungo verso gli ospedali di riferimento o quelli cardine, senza dover predisporre trasferimenti da ospedale a ospedale come accade oggi. Per far ciò il ruolo del 118 e dei suoi medici diventa determinante per dare le prime cure al paziente. Sarà una grande sfida che accogliamo volentieri. In questa fase iniziale, però, voglio ringraziare la disponibilità di tutto il personale dei quattro territori interessati».

Il personale di Biella.  Dei venti operatori che fino a lunedì scorso lavoravano in centrale operativa a Biella, 13 hanno accettato volontariamente, e fino al 31 marzo, di fare avanti e indietro da Novara per contribuire all’avvio della struttura. I turni continuano a essere di 12 ore ma, al contrario di quanto capitava a Biella, sono comprensivi anche dell’ora di viaggio per raggiungere Novara e dell’ora per rientrare. Soluzione che, comunque, non è ancora definitiva. Il 19 marzo è previsto un incontro con la Regione Piemonte per discutere della vicenda e capire come dovranno essere organizzati i turni e quali coperture economiche ci saranno per i dipendenti biellesi.

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