L'INCIPIT DEI VOSTRI RACCONTI

Tirate fuori il vostro racconto dal cassetto! E diventate protagonisti della nuova rubrica "L'incipit dei vostri racconti", che Eco di Biella pubblicherà ogni sabato sull'edizione cartacea nel suo inizio (incipit). Per leggere il resto del racconto, occorrerà collegarsi al sito nel pomeriggio di sabato. Tutti possono partecipare all'inziativa gratuita, in collaborazione con la casa editrice biellese Lineadaria. Inviate i vostri racconti all'indirizzo lineadariaeditore@gmail.com, la selezione verrà effettuata da Federica Ugliengo. Buona lettura e buon esordio a tutti nella pagina, già cult per gli appassionati, L'Eco delle Parole.
DUE CONSONANTI PERSE IN TRE VOCALI
di Ludovica Mazzuccato
STA SERA
Ho passato la mattinata
in biblioteca,
così sta sera
mi verrà più naturale
sussurrarti
il mio amore
senza bisogno
di fare troppo rumore.
Non aspetterò
lo spazio della pubblicità
per raccontarti
la mia teoria sulla felicità.
Spegnerò il televisore
e accenderò
il mio cuore.
Solo per te.
Amore.
Due consonati
perse in tre vocali
sta sera
diventeranno
il nostro vocabolario.
IL NEON
Traballi dentro di me
in snervante alternanza
di rabbia e speranza.
Traballi dentro di me
come il neon
della sala d’aspetto
di una stazione di periferia,
dove le certezze sono viaggiatori
bramosi di scappare via.
Traballi dentro di me,
improvvisamente ti spegni
e ti riaccendi
ronzando una promessa,
abbagliando
la mia anima di falena.
Traballi dentro di me
come una candela
che ha paura di bruciare
su i candelieri barocchi
delle mie labbra.
Ma senza di te, amore mio,
sarebbe troppo buia
questa stanza
che chiamano vita.
NON MI MANCHI
Ti scandalizzi
quando proclamo
orgogliosa
di non sentire la tua mancanza.
Se solo abbandonassi
la tua clava arrugginita
e ti aprissi all'illuminismo
dell'amore
forse mi capiresti.
No, non mi manchi
perché il ricordo
è sempre un luogo d'incontro
dove tu ed io
siamo insieme
anche quando un mare
di stupidaggini
ci divide.
IL FRIGORIFERO
Nel frigorifero
della mia anima
il contenuto,
sparpagliato dal disordine universale,
scade e ammuffisce
senza che nessuno se ne accorga.
Solo tu,
con la tua mano
attenta e premurosa,
consumi e semini
ciò che ho da offrire
e la mia coscienza
non diventa un barattolo
di yogurt inacidito
che procura solo dolore
a chi ha il coraggio di assaggiarlo.
Solo tu, mio Dio,
dai ordine al mio disordine
interiore,
amandomi per come sono:
un frigorifero che non sa scaldare
il cuore
ma solo conservare
l’amore.
CICALE E FORMICHE
Cadono già le foglie
sul nostro amore
e sembra naturale
– come rimettersi
le maniche lunghe –
dirsi addio
davanti al languido sorriso
di un’anguria
che non ha più storie di sole
da raccontare,
ma solo semi
di un misterioso rosario,
da sgranare
per ingannare il tempo.
Così le ombre,
ingrassate dai venti
con l’alito profumato
di ghiaccio e menta,
si portano via
il nostro ultimo bacio
come il souvenir
di un’estate
che sta finendo
senza chiederci il permesso.
E noi, cuori di cicale,
busseremo alla porta di chi,
senza fare troppo domande,
riscalda i nostri inverni.
QUANDO L’AMORE METTE SU CASA
Quando l’amore mette su casa
nel bicchiere sul lavandino
si aggiunge furtivamente
uno spazzolino
e il tubetto del dentifricio
anche se malamente strizzato
non appare all’altro
come il corpo del reato.
Si guarda nella stessa direzione
e basta un bacio per superare
ogni incomprensione.
Dicono siano storie
solo da copione
perché chi usa il cuore
è ormai in via di estinzione,
ma all’amore perfetto
bastano quattro muri
e un letto.
REBUS
Che cos’è l’amore?
Un sassolino
nella scarpa
di un ballerino di flamenco.
Che cos’è l’amore?
Chiedilo ai cardini
della porta
che hai appena sbattuto
uscendo dalla mia vita.
Che cos’è l’amore?
Una frittata bruciacchiata
che all’anima affamata
appare come un romantico
tramonto africano.
Che cos’è l’amore?
Quando lo scoprirai,
ti prego,
non me lo svelare…
perché è come sbirciare
la soluzione di un rebus
nella pagina finale
dell’enigmistica!
RINCASANDO
Il buco della serratura,
ammiccante,
strizza l’occhio
alla chiave ubriaca
che balbetta
la fretta di rincasare.
La luce calda
scivola sotto la porta
come un’onda
che rapisce
le scarpe
stanche.
Eccomi, sono tornata:
e tu dalla cucina
guidi la banda,
di padelle e coperchi,
che intona un trionfale
benvenuto.
Ogni sera,
rincasando,
sorseggio l’aperitivo
di sentirmi fortunata.
QUANDO FINISCE UN AMORE
Occhi a mandorla
di Barolo
nel bicchiere sconsolato
che una mano delusa
ha abbandonato
nell’angolo del tavolino
come un immigrato
clandestino.
Occhi di bosco
le visciole maliziose
nel cestino
lasciato come un bacio d’addio
da una Cappuccetto Rosso
che ha preferito il lupo.
Occhi disperati
le pillole sul comodino
che vegliano la disperazione
di un uomo.
Occhietti neri
ora allergici
alla luce della speranza,
che come persiane
di una casa disabitata,
si chiudono
in un silenzioso cordoglio
per un amore finito.