Pallacanestro Biella, la via della salvezza fuori dal campo passa da Varese

Pallacanestro Biella, la via della salvezza fuori dal campo passa da Varese
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Partiamo da questo dato: se Biella cominciasse oggi a raccogliere un consorzio di aziende per salvare la pallacanestro dal fallimento, avrebbe  quasi un mese di anticipo rispetto a quando iniziò Varese nel 2010. Allora, infatti, il presidente Francesco Vescovi (foto) iniziò a muoversi tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Tra l’altro non aveva ancora un’idea certa su cosa sarebbe stato “Varese nel cuore”, né altri modelli da additare come esempio.

Questo solamente per dire che di tempo ce n’è ancora. Ora bisogna verificare se esistano le due condizioni fondamentali, secondo l’esperienza di Vescovi, perché un consorzio possa nascere: «Serve un territorio con un tessuto imprenditoriale solido - spiega il presidente della Cimberio - e una persona che goda di  riconosciuta credibilità e possa offrire garanzie sulla riuscita del progetto».
 
Il territorio. Per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale, ebbene, senza dubbio esisteva qualche anno fa e continua ad esistere nell’immaginario di ogni biellese. Ma la crisi iniziata nel 2008, che è seguita alla crisi del tessile anche più remota, ha messo in ginocchio molte aziende. Qui tuttavia arriva uno degli aspetti positivi del consorzio: «Il nostro progetto ha offerto alle aziende consorziate molte possibilità - prosegue Vescovi -. Innanzitutto visibilità, attraverso operazioni di marketing mirate che rispondano alle singole esigenze. Poi, oltre a questo, favoriamo i contatti di aziende con altre aziende del consorzio attraverso workshop (Pallacanestro Biella ne organizza già uno, ndr) ed eventi. E mi sembra che tutti siano soddisfatti finora». Insomma, il consorzio aiuta  chi ne fa parte.

Una persona di fiducia. In secondo luogo serve una persona che promuova il progetto e ispiri fiducia. All’interno di Pallacanestro Biella ci sono soci che hanno ancora passione e voglia di andare avanti, e la loro credibilità è fuori discussione. Ma potrebbe anche essere  un volto, a patto che porti entusiasmo e fiducia e sia espressione del territorio: «Io credo che Biella abbia tutto per replicare il nostro consorzio - rivela il presidente di Varese -. Ma serve la disponibilità dei soci attuali, in modo che convincano amici  e conoscenti ad entrare nel progetto. L’esborso economico non è eccessivo, e l’operazione non è impegnativa come un’acquisizione. Noi siamo disponibili per far visionare il nostro statuto. Questo modello può essere il futuro di molti club, non a caso continuo a ricevere telefonate per avere informazioni, anche da parte di società di Serie A».

Com’è nata Varese nel cuore. Francesco Vescovi racconta poi la genesi del progetto: «Quando abbiamo iniziato a prendere contatti con gli imprenditori locali la nostra idea era di mettere assieme quattro o cinque grandi investitori. Poi ci siamo resi conto che era più facile allargare il numero di consorziati e diminuire l’investimento. Abbiamo cominciato a proporre tre possibilità, con quote da 10, 30 e 50 mila euro da garantire per tre anni, in modo da poter programmare il futuro. In seguito abbiamo aggiunto anche una quota da 20 mila». Il 29 luglio 2010 nasce  Varese nel Cuore, società consortile a responsabilità limitata: «Ne facevano parte 17 aziende, ma sapevamo che quello era solo un primo passo. Fino ad allora potevamo proporre solo delle idee, da quel momento avremmo potuto offrire qualcosa di concreto. A settembre il consorzio ha acquistato il 100% delle quote di Pallacanestro Varese, ed oggi abbiamo 74 consorziati». In ogni territorio esistono piccole rivalità e gelosie: «Le abbiamo superate parlando chiaro: tutti possono avere una quota, nessuno ha l’esclusiva. Così abbiamo messo assieme aziende che operano nello stesso settore e in settori diversi, dalle imprese edili ai ristoranti».
Matteo Lusiani

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