Scontro Pdl-Lega Nord
E’ sempre più in crisi il rapporto tra Pdl e Lega Nord, in Provincia. Ieri infatti si è consumato un vero e proprio tradimento, che ha mandato su tutte le furie il solitamente mite presidente Roberto Simonetti. L’attacco politico del Popolo delle Libertà nei suoi confronti è stato così rumoroso e plateale, che anche le opposizioni, Partito democratico in testa, si sono azzittite per lo stupore. Poi c’è stata l’ennesima retromarcia dei consiglieri “azzurri”, ma indietro non si potrà tornare. E la partita dei rapporti deteriorati tra i due partiti, da tempo, a tutti i livelli, per diverse cause, ha segnato un ulteriore passo verso una possibile rottura.
I fatti. In aula si discuteva di bilancio (servizio a lato). Ma a tenere banco è stato altro. E così quando Davide Zappalà (Pdl), leggendo un messaggio in cui chiedeva al presidente di sapere «se intendeva restare alla guida dell’ente o rinunciarvi per potersi candidare alle prossime elezioni politiche», tema legislativo e amministrativo aperto e controverso per i tempi, le norme e i ricorsi in atto, l’orizzonte del dibattito s’è frantumato. «Per votare il bilancio chiediamo parole definitive in merito - ha letto Zappalà (in “politichese” un documento scritto presuppone una forza evidente rispetto ad una semplice dichiarazione) -. Cosa farà da qui al 2014? Se non ce lo dirà, voteremo il bilancio per responsabilità e coerenza, ma adotteremo provvedimenti consequenziali». Boom! E apriti cielo. Simonetti è quasi saltato dalla sedia. Silvio Belletti, Wilmer Ronzani e altri consiglieri della minoranza hanno strabuzzato gli occhi. Sulle teste della giunta, dagli assessori Luca Castagnetti a Guido Dellarovere, pareva essere caduto un macigno. Difficile capire, a caldo, chi sapeva e cosa, ma il colpo assestato dal Pdl per molti presenti in aula (ma non per tutti) è arrivato tanto forte quanto inaspettato (servizio in pagina). Al punto che, chiuso l’intervento Zappalà, sono iniziate febbrili telefonate e conciliaboli tra esponenti della maggioranza. In un clima quasi surreale, così, con l’ente alla canna del gas per la mancanza di risorse economiche, pareva che i consiglieri osservassero dall’esterno gli effetti del guaio combinato. Perché subito, infatti, s’è fatto il conto degli assenti e dei presenti, palesandosi la possibilità che il bilancio non passasse, anche con i voti “azzurri” e che quindi si creassero le condizioni per il commissariamento. Dopo la tempesta, però, la quiete. E l’ennesima ricomposizione. Ma nulla sarà come prima.
Io, Simonetti. Il suo attacco non ha fatto prigionieri. E se le sue parole più dure sono state contro Ronzani (sta nelle regole del gioco) quelle più pesanti erano indirizzate al Pdl. «Io rappresento il territorio, sempre - ha tuonato, alzandosi in piedi e allacciandosi i bottoni della giacca -. Perché le persone telefonano a me e non ai consiglieri regionali Ronzani e Leardi? Nessuno dei due eccelle... Il dibattito da voi sollevato è banale. Conta il Biellese, non cosa faccio io. All’ordine del giorno c’è il bilancio. Mi aspettavo ben altri interventi, sia dall’opposizione sia dalla maggioranza. Cosa pensa Zappalà dei conti dell’ente? Che proposte ha per risolvere i problemi? Questa discussione è da bar e non fa onore all’assemblea e all’istituzione che rappresentiamo. Conta il futuro della Provincia e non di Roberto Simonetti». Ne vedremo ancora delle belle.