L'invito di Carla Gozzi: "Shopping!"
La captatio benevolentiae, il tentativo di ingraziarsi il pubblico, arriva a pochi minuti dell’apertura del sipario del Sociale, venerdì sera. «Conosco bene Biella: vengo dal fashion, ho lavorato con molte delle vostre aziende... E poi com’è buono il cibo qui: torcetti, tomini speziati (dice proprio così) e - andando più su - la bagna cauda. Mamma mia...».Probabilmente Carla Gozzi, la stylist coach più famosa della neotelevisione digitale, ad Oropa non c’è mai stata e i torcetti, al massimo, li ha visti in fotografia o sul bignamino che le hanno scritto per farle fare bella figura con una platea difficile come quella biellese. Il suo fisico androgino a 50 anni ottimamente portati tradisce il baratto: dieta povera per guardaroba ricco. Vestitino nero e sandali a listellini ipercolorati, coda di cavallo al posto del solito chignon, Carla è un bel po’ meno pungente che in tv nonostante la voce perennemente impostata: davanti ha un teatro stranamente pieno, stranamente ciarliero, stranamente disposto a perdere un po’ della propria ritrosia per farsi rivestire da capo a tacchi, il “must have” irrinunciabile.
Operazione restyling. Delle quindici ragazze scelte tra il pubblico per l’operazione restyling in effetti solo un paio hanno scarpe da ginnastica: la prima per un problema alla caviglia, la seconda perché «così mi prendevate». Sono le amiche, soprattutto, a segnalare a Luca, il cabarettista che accompagna la Gozzi nel tour, chi trasformare da Cenerentola a principessa. Momento di esilarante cattiveria e sconoscenza del sottile - e fasullo - linguaggio del mondo della moda: quando Carla chiede una Marilyn (che inspiegabilmente diventa sinonimo di donna in carne...) si alza in piedi da un palchetto, facendo pure la mossa, una mora di 45 kg. E viene presa. Completato il casting e spedite le modelle improvvisate dietro le quinte, il tempo viene riempito con qualche consiglio sul look da tenere in ogni occasione. Si prendono appunti, in platea, si alzano le mani per dire se si ha nell’armadio qualcosa di verde, la doctor bag o una laboutin, scarpa che costa quando l’affitto mensile di un monolocale a Milano.
I pigiamoni. Il massimo dei “ce l’ho” arriva sull’abbigliamento da casa. «Ma avete più pigiamoni che little black dress a Biella!», si indigna Carla che detta le regole infauste del saper (sovrav)vivere senza tuta e calzettoni: sottoveste e cardigan o wrap dress, il vestito de Il postino suona sempre due volte che si mette in tre minuti e si toglie in uno, come maliziosamente suggerisce la stylist coach. Ai piedi, via le pantofole e su ballerine e - qui il mormorio in sala è sembrato quasi una risata - sandalini col pon pon di pelo, roba da hard boiled alla Raymond Chandler che nella realtà nessuna donna mai userebbe per stendere o passare l’aspirapolvere. Perché un conto è la tv, un altro la vita quotidiana. Dove tra un look favoloso e l’altro c'è di mezzo sempre una lunga pausa.Anche lo spettacolo, un po’ casereccio a dir la verità per un’icona di stile, si è preso la sua mezz’oretta di pausa per consentire di cambiare il look alle quindici fortunate ragazze dietro le quinte. Le altre - ragazze e non - hanno fatto tappa al bar per un caffè, un dolcetto e due chiacchiere. Rivelatrici.Fan e scettiche. Ci sono le fan in adorazione, vestite come se dovessero prendere un voto all’alta scuola del fashion, e le scettiche che «sì, vabbè, ma come si fa ad andare in giro così, e poi quanto costa...». Già, perché il nuovo must verbale di Carla - dopo il famosissimo «che lo stile sia con voi» - per tutta la serata biellese è stato «domani shopping», come se ci si potesse bruciare lo stipendio mensile in un pomeriggio.Detto questo, al rientro in sala, arriva il momento dell’agognata sfilata: molte delle ragazze sono state migliorate da una nuova pettinatura (cotonata e sparata verso l’alto al 90%) e dagli accessori: collane luminose e pochette sgargianti. Qualcuna, obiettivamente, stava meglio prima. Tutte o quasi in leggins, vestitino e tacchi alti. Talmente alti che tutte o quasi, un’altra volta, si sono trovate a camminare con una falcata da carpentiere, a causa anche di scarpe di due o tre numeri più grandi rimpicciolite con interi pacchi di cotone come si fa nelle vere sfilate.
Un’aliena sul palco. Ma questo è un gioco e come tale va smitizzato. Solo Carla, che nel frattempo per solidarietà si è cambiata d’abito e veste esattamente come le sue ospiti, spicca come un alieno di Mars Attack. Saranno i capelli color ghiaccio, sarà l’allure milanese, sarà che fashion o ci si è o non ci si fa, sarà che parla una lingua diversa o per lo meno con una cadenza diversa. Sarà che, seppure a Biella per suo dire «le donne sono molto eleganti, non come in altre piazze» lei è di passaggio mentre noi ci restiamo. E a -5 gradi ti passa un po’ la poesia dell’essere glam. Resta un sogno, Carla Gozzi, da tenere in un cassetto su un foglio di carta stropicciato: l’autografo ottenuto con una paziente fila a fine spettacolo per avere firma e un consiglio personale. E la soddisfazione, davanti alla tv, di dire a qualche parente o amica: «Quella l’ho conosciuta, sapessi com’è...».
Roberta Potasso