"Giovani biellesi, abbiate il coraggio di partire"
«Noi non riusciamo a guardare avanti. Noi viviamo il presente, e ci limitiamo a questo. Il nostro futuro? E’ il nostro sabato sera, l’uscita con gli amici da organizzare. Guardare oltre, agli anni a venire, a quel che sarà della nostra vita, è impossibile. Perché, semplicemente, abbiamo paura di quel che ci aspetta». Ha quasi gelato le coscienze, con il suo timido ma forte intervento, la giovanissima studentessa Susanna. Davanti a una platea che forse meritava qualche presenza giovanile in più, è stata lei a portare la voce del mondo studentesco locale al convegno “Quale futuro per i giovani nel Biellese?”, organizzato sabato mattina dall’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) nella sala convegni Biverbanca. Un confronto che ha raccolto autorevoli contributi da studiosi ed esperti delle nuove generazioni, e che tuttavia non ha preteso di fornire alcuna risposta concreta: «Le soluzioni - sono state le parole del presidente Ucid, Vittorio Donati - non nascono da un convegno. Quel che possiamo lasciare, semmai, è un’iniezione di pensiero positivo, una speranza per il futuro». E la speranza, come una sorta di filo rosso, ha trovato il suo denominatore comune in un invito: «Giovani biellesi, abbiate il coraggio di partire. Guardate fuori dal Biellese, sperimentate, conoscete. Poi, se ritenete, tornate, ma arricchiti».
Realtà. Un invito che non trova le sue motivazioni solo in una dimensione formativa, ma anche, più banalmente, in una necessità contingente. «Non possiamo raccontarci storie - ha dichiarato il sindaco di Biella, Dino Gentile, introducendo i lavori -: il Biellese oggi offre pochissime prospettive. Ecco perché dico: ragazzi, muovetevi. Andate. Arricchitevi, poi, se lo riterrete, tornerete. Il Biellese, dal canto suo, ha un solo dovere: esser in grado di offrirvi l’attrezzatura per partire, gli strumenti giusti per piantare ovunque la vostra “tenda”». Parole in sintonia con quelle del Vescovo Gabriele Mana, forte sostenitore dell’idea secondo cui «il futuro sta nell’aprire gli occhi». «Oggi la vera differenza non sta più tra chi ha e chi non ha, ma tra chi sa e chi non sa», ha affermato, sottolineando l’importanza di esperienze formative all’estero.
Interventi. E ad iniettare coraggio alla giovane Susanna sono stati anche gli altri relatori del convegno (vedi box in basso), convinti tutti che solo una buona dose di intraprendenza e di coraggio possano aiutare a trovare la propria strada in un momento tanto difficile. «Ma le responsabilità del pessimismo dei giovani sono anche nostre - ha commentato il moderatore, il sociologo Bruno Guglielminotti -. I nostri ragazzi fino a qualche anno fa erano permeati di benessere, mentre ora devono fare i conti con una carenza di prospettive e di fonti educative». E dunque, cosa serve davvero al Biellese per “equipaggiare” di speranza le nuove generazioni? «Dobbiamo offrire loro l’occasione di esprimersi nel presente - ha chiarito Guglielminotti -, dobbiamo fornire offerte di tempo libero, permettere loro di crescere. Finché saranno costretti a trascorrere le serate nei pub e nelle discoteche per mancanza di alternative, non potranno diventare il nostro futuro».
I RELATORI
Il presidente della Fondazione Crb, Luigi Squillario, ha difeso con forza l’idea che formazione e permanenza sul proprio territorio siano facce compatibili di uno stesso percorso personale. Ma le voci degli esperti, e delle istituzioni, hanno - praticamente tutte - invitato i giovani a guardare altrove per dare un impulso al loro futuro in questo difficile momento di crisi: «Viaggiate, non abbiate paura di partire», ha consigliato il sindaco Gentile, d’accordo con il Vescovo Mana. E parole in sintonia con questo invito sono arrivate anche da padre Giovanni Gallo, assistente nazionale Agesci, il quale ha ricordato alla (purtroppo non giovane) platea che «crescere è andare lontano per poi ritornare». «Quel che spetta a noi, come territorio - ha aggiunto - è offrire ai giovani occasioni per essere responsabili, puntando all’educazione all’essere, più che all’avere».
Ma a ricordare che, fatta salva l’indipendenza, andrebbero riscoperti anche i valori tradizionali di una terra difficile e laboriosa come quella Biellese è stato l’imprenditore Maurizio Bertoglio, che ha scosso l’atmosfera con una carica di concretezza: «I giovani devono cercare da soli la loro strada e le loro risposte - ha spiegato -, e ricordarsi che, prima di loro, molti anni fa, altre generazioni hanno faticato ben di più. Il consiglio? Riscoprite il valore della tenacia, della modestia, dell’attaccamento al lavoro, della famiglia. La nostra terra è la sintesi di tutto questo». «I giovani hanno una grande opportunità, che è quella di poter sbagliare - ha aggiunto Alessandro Ciccioni, imprenditore e presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Uib -. Hanno la facoltà di sgomitare, di cercare la loro via, ma devono imparare ad interagire parlando il linguaggio dei senior, perché è a loro che appartiene ancora il potere economico. Il segreto è essere opportunisti, imparare a sfruttare le strade aperte». E se l’intraprendenza resta un fattore di crescita decisivo, l’intervento di Marcello Vaudano, professore di storia e filosofia allo Scientifico, ha chiarito che questa può essere frutto - sostanzialmente - di percorsi personali, perché la scuola non offre apporti sostanziali: «I licei oggi sono vissuti come scuole facili, generaliste - ha spiegato -, e sono luoghi nei quali ormai per necessità il sapere si impartisce in pillole, in modo asfittico. In un quadro, aggiungo, nel quale le famiglie non accettano più i fallimenti dei loro figli». E il quadro sociologico che emerge dal territorio è drammatico: «Tra i 15 e i 34 anni Biella conta il tasso di disoccupazione più alto del Piemonte - ha chiarito la sociologa Manuela Vinei -. Solo uno su tre va all’Università e in pochi credono al matrimonio».
Veronica Balocco