MILANO – «Non chiediamo privilegi ma un semplice, rapido e concreto alleggerimento dei fardelli che ci impediscono di competere alla pari con i concorrenti nel mondo»: è questa la richiesta che dalla 40ª edizione di Filo, per bocca del presidente Uib, Marilena Bolli, i filatori italiani fanno arrivare al Governo ieri mattina alle Stelline di Milano.
E il viceministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, assente per impegni istituzionali all’estero, ha risposto attraverso un messaggio fatto giungere ai filatori al salone. «Il vostro – ha scritto Calenda – è un settore simbolico, colpito come nessun altro dal terremoto della globalizzazione e tuttavia è dimostrazione di quanto il nostro manifatturiero rimanga importante. Per quanto riguarda i temi di cui mi occupo – ha aggiunto -, stiamo perseguendo una politica commerciale più assertiva e preoccupata di contrastare le barriere non tariffarie, oggi in aumento, e tutelare così il sistema del commercio internazionale. Inoltre, siamo concentrati su accordi di libero scambio che aprano nuove opportunità soprattutto per le Pmi manifatturiere: un esempio è il negoziato per il trattato con gli Usa. Infine, stiamo cercando di sviluppare una serie di attività sempre più efficaci per accompagnare le nostre imprese a conquistare i mercati in espansione. Le vostre imprese qui a Filo – ha concluso – sono il miglior esempio di quanto non abbia senso cedere alla logica del declino». Una sfida che Calenda ha dunque accolto anche alla luce delle successive parole di Claudio Marenzi, presidente di Smi che ha voluto ricordare come «troppo spesso viene dimenticato che alla base di successi del Made in Italy c’è, a monte, una filiera che contribuisce incessantemente a fornire nuove, straordinarie, innovative soluzioni creative al risultato finale e che si fa, anche, carico di assorbire i continui scossoni determinati da un quadro economico globale in costante cambiamento».
Tema. Un confronto importante, quello di ieri mattina durante l’inaugurazione della 40ª edizione di Filo, il salone internazionale B2B organizzato da AssoServizi Biella, che, anche quest’anno, in occasione del suo ventesimo compleanno, ha riunito alle Stelline di Milano (sino a questa sera) il Gotha della filatura italiana e internazionale. Un salone giovane , tanto che proprio alla “Giovinezza”, il responsabile sviluppo prodotto di Filo, Gianni Bologna, ha intelligentemente voluto dedicare questa 40ª edizione: un tema su cui si sono misurati, nel preparare le loro collezioni, gli espositori presenti. Ma anche un tema su cui, per le sue indubitabili suggestioni di vitalità e di tensione alla crescita e al rinnovamento, si sono misurati, nel corso della tavola rotonda di apertura, oltre al presidente Smi, Carlo Marenzi, anche il presidente Uib, Marilena Bolli, anche il direttore di “Tessile e Salute”, Mauro Rossetti, e il presidente di “Gomitolo Rosa”, Alberto Costa.
Sfide. Come ha sottolineato Marenzi, negli ultimi cinque anni, il tessile ha perso oltre 60 mila posti di lavoro e circa 10 mila aziende su 60 mila hanno cessato la loro attività. Il fatturato complessivo, tuttavia, grazie soprattutto all’export, non è mai sceso sotto i 51 miliardi di euro (rispetto alla punta massima di 56 miliardi) e il saldo della bilancia commerciale del settore ha continuato a essere positivo. «Nel 2012, ad esempio – ha detto il presidente di Smi – è stato pari a oltre 8,7 miliardi di euro e in crescita rispetto all’anno precedente».
Ma è solo da questa filiera, pur sofferente ma vitale, che occorre ripartire per garantire il futuro al manifatturiero italiano, a cominciare dalla tutela del made in, dalla maggior internazionalizzazione anche delle Pmi e, soprattutto, da una maggior integrazione tra il monte ed il valle della filiera. «L’eccellenza della moda, dell’abbigliamento, del tessile italiano nel mondo affonda le sue radici qui, nella sfida che ogni giorno i filatori affrontano – ha infatti detto il presidente Uib, Marilena Bolli -: una sfida di creatività e innovazione per conferire al primo mattone che costruirà il capo finito caratteristiche uniche».
Mauro Rossetti, direttore di “Tessile e Salute” è poi intervenuto a scolpire meglio il concetto di sostenibilità ed il connubio tra produzione tessile e salubrità come uno degli atout del made in Italy. «Solo la conoscenza di tutta la filiera permette di tutelare la salute del consumatore dandogli nel contempo la possibilità di un consumo informato – ha detto Rossetti -. Entro fine anno, finalmente, partirà ufficialmente l’Osservatorio Nazionale cui “Tessile Salute” ha dedicato molti sforzi. Oggi, grazie alle sue attività, “Tessile e Salute” mette in evidenza aziende e intere filiere del made in Italy che garantiscono la salute dei consumatori e la sostenibilità, dialogando con “Greenpeace” e differenziandole dai competitors internazionali».
Nostro inviato
Giovanni orso