"Evasione fiscale da 84 milioni di euro"
Ammonta a 84 milioni di euro la presunta evasione riscontrata dalla Guardia di finanza di Biella al termine di una verifica fiscale nei confronti di un noto marchio tessile già biellese e da diversi anni riconducibile alla proprietà di una società dell’estremo oriente. A corollario dell’attività da parte dei militari della Sezione tutela entrate del Nucleo di Polizia tributaria comandato dal tenente colonnello Cruciano Cruciani, è stata inoltre constatata la presunta non corretta deduzione di costi sostenuti con operatori economici con sede nei Paesi a fiscalità privilegiata, inseriti cioé nella cosiddetta “Black list”, per assenza di documentazione che giustifichi le operazioni. Il tutto per quasi 61 milioni di euro.
La società ha ora tempo novanta giorni per presentare a riprova la documentazione richiesta. Gli 84 milioni contestati, rappresentano i componenti negativi di reddito non deducibili. Ammontano invece a 86mila euro le ritenute alla fonte non operate e non versate. La società, ora in liquidazione - di cui la Guardia di finanza non ha voluto fornire o confermare la denominazione, non consentendoci pertanto di raccogliere la versione in merito della controparte - è inglobata in un importante gruppo multinazionale, leader mondiale nel design e nella commercializzazione di calzature, abbigliamento sportivo e casual e di indumenti intimi, che possiede anche alcune imprese domiciliate in Paesi a fiscalità privilegiata.
L’ispezione, durata alcuni mesi a causa della complessità del gruppo societario e delle difficoltà incontrate dagli investigatori per districarsi tra le numerose operazioni infragruppo, è stata in particolar modo mirata alla ricostruzione delle vicende relative alla cessione dell’uso di un marchio, per 40 milioni di euro, alla controllante estera domiciliata nel Granducato del Lussemburgo.
«Gli effetti economici della vendita della storica “griffe”, unico “asset” di pregio in possesso della società - spiegano i finanzieri in un comunicato - , lungi dal creare liquidità, sarebbero stati “sterilizzati” da una serie di costi arbitrariamente addebitati attraverso manovre di pianificazione fiscale internazionale (esempio violazione alla normativa sui prezzi di trasferimento) che avrebbero consentito di mantenere la società italiana in costante perdita».
V.Ca.