Il commercio piange. E continuerà

Il commercio piange. E continuerà
Pubblicato:
Aggiornato:

Lo slogan non è recentissimo, ma certamente di scottante attualità: “Se chiude il commercio, chiude la città”. Confersercenti Biella, guidata da Angelo Sacco, ha deciso di riunire ieri mattina in un convegno all’Agorà commercianti, lavoratori e politici per affrontare una questione complicata, ricca di sfaccettature e di problemi di non facile interpretazione e nemmeno di altrettanta agevole soluzione.

Qualcuno, nella sala, dopo aver ascoltato per un paio d’ore le esperienze altrui, ha persino  perso la pazienza, nel tentativo di portare l’attenzione sul Biellese. Fuori tempo, fuori luogo, le continue rimostranze verso gli oratori, ma decisamente espressione di un disagio che Confesercenti ha cercato di interpretare e mettere a nudo.
Hanno risposto in molti all’appello di Sacco: «Pensato raccogliendo le testimonianze scritte da alcuni commercianti nel finire dello scorso anno, che non vuole essere contro, specie contro la grande distribuzione. Vuole invece puntare sulle sinergie, indispensabili, perchè ogni negozio che chiude è almeno un posto di lavoro che se ne va, senza cassa integrazione a sostegno». Ha risposto all’appello la Camera di Commercio, rappresentata da Claudio Capellaro Siletti; c’erano molti amministratori, ma mancava Ascom. E su questo, forse, il sistema dovrebbe riflettere, specie sul concetto di sinergia.
 
Grido di dolore. Inizia con le lettere di alcuni commercianti che faticano e lottano. Gli stessi che hanno ispirato la mattinata. Qualcuno dal 2013 ad oggi ha mollato, come Elena Marta. Qualche altro fatica, come i protagonisti delle storie di Lorella Bianchetto Buccia - direttrice Confesercenti - o come Davide Bianchetto. Quest’ultimo spiega come sia difficile oggi fare il commerciante, quando a fronte di un incasso annuo di 132.000 euro, pagate le spese, i costi e le tasse, resti uno stipendio di 1000 euro al mese, dicono le statistiche. E’ sufficiente incrociare le testimonianze per ottenere una situazione generale che, secondo chi la vive tutti i giorni, ha urgente bisogno di riduzione della tassazione, di maggiore accesso al credito, di regole certe e comuni che supportino un commercio sempre più a rischio d’estinzione. Un fenomeno già avvenuto nei piccoli paesi e ora sempre più evidente anche nei centri storici di medie e grandi città. A questo proposito la presidente di Confesercenti di Alessandria, Manuela Ulandi, spiega come il “salva Italia” che ha liberalizzato le attività commerciali 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, in realtà non abbia funzionato: «Alessandria, o Biella, non sono Firenze o Roma e le statistiche di comparto sono impietose: nei prossimi cinque anni, se non si interviene drasticamente, scompariranno 80mila piccole imprese per un equivalente di  240.000 posti di lavoro». Ciò che emerge, fra le righe di molti interventi, però, in una congiuntura pessima, è che anche i commercianti devono metterci del proprio. Per tutti lo sintetizza Mario Novella, del Ciac di Cossato: «Fra di noi c’è sempre un po’ di invidia, che dovremmo superare. Così come il concetto che l’orticello del vicino sia sempre più bello».
 
La politica. Risposte ieri non ne sono arrivate. Qualche proposta, qualche buona idea da sviluppare, qualche spunto su cui riflettere. Non era forse nelle intenzioni di Confesercenti giungere ad una conclusione, che non ha proposto nemmeno la politica. Il sindaco Dino Gentile si è smarcato dagli Orsi, ha citato più volte la nascita dell’insediamento con la  Coop come scelta politica di altri, ha spiegato di aver provato a chiuderne il distributore di benzina ma senza riuscirci. Il candidato del Pd Marco Cavicchioli non gli ha ribattuto sul fatto che il mercato in centro avrebbe potuto riportarlo e non lo ha fatto in cinque anni, ma ha spiegato che, specie sull’Ica «un ragionamento si possa fare  perchè a Biella abbiamo le tasse più alte d’Italia». Luca  Sangalli, non ancora da candidato ma da sindaco di Vigliano, ha preferito raccontare dell’esperienza vissuta con Bennet e di come in un primo tempo dalla nascita abbiano sofferto le attività enogastronomiche, ma che poi si è riusciti a fare “quadrato”. Sinergia, appunto, forse una delle cose che è mancata di più sino ad ora.

Seguici sui nostri canali