Nuovo metanodotto: lavori pronti a partire
Il prossimo autunno, terminata la raccolta del riso, partiranno i lavori per la posa del nuovo metanodotto Vercelli-Cavaglià e per il quale sono state avviati gli incontri con i proprietari dei terreni per la definizione dei verbali di consistenza. Nel contempo sono state avviate da Snam Rete Gas le procedure per il successivo tratto Cavaglià-Biella.
La lunghezza di questo secondo tratto è di oltre 17 chilometri e comporterà l’imposizione di una servitù sui terreni interessati per una fascia di 12 e 16 metri. I lavori inizieranno nella primavera del 2015. A tal fine, nei giorni scorsi, presso la sede di Confagricoltura Vercelli è stato sottoscritto tra le organizzazioni agricole Confagricoltura, Coldiretti e Cia, e Snam Rete Gas, un accordo sulle procedure e le metodologie da adottare per la determinazione delle indennità e degli indennizzi ai coltivatori e sulle fasi della costruzione del metanodotto. L’accordo ha definito i parametri dell’indennità di servitù e le procedure per la posa del tubo, che per buona parte sarà parallelo al gasdotto esistente e che sarà dismesso e recuperato successivamente alla messa in esercizio del nuovo gasdotto in progetto. Le organizzazioni agricole hanno chiesto garanzie sul pagamento degli indennizzi a fronte dei danni che inevitabilmente la costruzione dell’opera comporterà e l’impatto che essa avrà sulla irrigazione e la coltivazione dei terreni.
Il tratto che andrà da Biella a Cavaglià, in particolare, attraverserà nove Comuni, per un totale di 17 chilometri di percorso e 500 proprietà catastali con cui stringere accordi economici. La linea andrà in sostituzione del vecchio impianto del 1952, ormai obsoleto. Secondo quanto dichiarato già mesi fa da Eni Snam, proprietaria in Italia di qualcosa come 31mila chilometri di gasdotti, si tratterà comunque di un’opera di basso impatto. Una volta terminato l’intervento - che non provocherà mai e in nessun momento, secondo gli annunci, interruzioni dell’erogazione presso i privati - il territorio attraversato dai tubi (in pratica mezzo Biellese meridionale) potrebbe apparire anche meglio di prima. A chiarire questi dettagli è stata la stessa Eni Snam, la cui attenzione alle best practices si è fatta negli ultimi anni particolarmente alta proprio per evitare malumori sul territorio. Ad essere interessati saranno in particolare i territori di Cavaglià, Dorzano, Salussola, Cerrione, Verrone, Sandigliano, Gaglianico, Candelo e Biella. Ma si tratterà in sostanza di un intervento su una lunga striscia di terra di meno di 15 metri di larghezza, nella quale sarà sostituita e rifatta la vecchia rete «adeguandola - spiega a tal proposito Eni Snam - agli standard attuali e alle nuove potenzialità di esercizio necessarie». L’opera, poi, attraverserà circa 500 proprietà catastali che saranno contattate da Snam Rete Gas per la sottoscrizione della servitù bonaria, ovvero di un accordo economico che riconosca il disagio arrecato. A questo, poi, si aggiungerà quell’opera di ripristino cui Snam riserva grande interesse: «Particolare attenzione - chiarisce l’azienda - è stata data agli aspetti naturalistici della zona. A tale riguardo il nuovo tracciato interessa terreni di pianura prevalentemente ad uso agricolo con preminenza di seminativi e con una modesta presenza di boschi». Durante le fasi lavorative, in pratica, l’azienda si impegnerà a «minimizzare gli impatti sulle normali attività agricole», effettuando anche il cosiddetto “scotico dell’humus”, ovvero la rimozione delle zolle, e il loro successivo accantonamento «in modo da garantire il ripristino della fertilità del terreno». In questo quadro, l’opera si troverà ad attraversare (con consolidate metodologie tecniche) 2 attraversamenti ferroviari, 8 attraversamenti di canali importanti, il torrente Elvo, 8 attraversamenti stradali importanti e la viabilità locale. «Al fine del recupero ambientale - spiega Snam - saranno realizzate le opere di ripristino morfologiche, mirate alla sistemazione dei versanti e alle sistemazioni idrauliche, e vegetazionali mirate alla ricostruzione nel più breve tempo possibile del manto vegetazionale presente prima dell’inizio dei lavori. Nelle aree agricole gli interventi sono mirati al recupero della fertilità originaria dei terreni».