Nasce il primo memoriale dell'alluvione
Non ci saranno più solo i resti diroccati di qualche stabilimento, a ricordare quel che accadde in Valle di Mosso la sera del 2 novembre 1968. E neppure solo i tatuaggi impressi dal fango sui muri di qualche fabbrica. O l’ormai dimenticata targa che sulla facciata dell’ex Lanificio Albino Botto ricorda ancora a tutti che “l’acqua è arrivata fino a qui”. Non ci saranno più solo i racconti di chi non può dimenticare, né i libri scritti per far sì che la memoria di quel giorno non potesse perdersi. In futuro la più grande tragedia naturale che la recente storia biellese ricordi sarà ricordata anche in modo concreto. Con un piccolo monumento, una sorta di angolo della memoria, che l’amministrazione di Valle Mosso ha deciso di realizzare a Campore, uno degli epicentri del disastro di quasi cinquant’anni fa.
Al centro di una frazione Campore completamente rinnovata nell’aspetto per merito dei complessi lavori di riqualificazione realizzati negli ultimi mesi, un ultimo tassello sarà infatti proprio dedicato al dramma del novembre 1968. Proprio in questi giorni gli operai sono al lavoro per realizzare il memorial, che sarà inaugurato in occasione dell’anniversario della tragedia, nel giorno della commemorazione dei defunti. In un angolo della frazione, a pochi metri dal semaforo, sarà sistemata una lapide, all’interno di un angolo rivestito in pietre rosa, che riporterà un pensiero del sindaco dell’epoca, Carlo Garrone.
Il massiccio intervento realizzato su frazione Campore rappresenta solo il primo passo verso una serie di progetti che l’amministrazione comunale ha in mente di portare a termine sul fronte della progressiva riqualificazione del paese. «Il progetto - spiega il sindaco Cristina Sasso - è quello di arrivare ad agire sul piano regolatore generale, per far sì che, davanti alla demolizione di fabbricati vecchi sia possibile trasferire le volumetrie demolite ad altre aree, in modo da consentire ampliamenti e nuove edificazioni». Un progetto per il quale sarà ora necessario procedere con uno studio dedicato, e che potrebbe essere affiancato alla determinazione di un «piano colore per nuclei di antica formazione, in modo che chi vuole ritinteggiare possa scegliere il colore da una cartella comunale, senza presentare permessi o chiedere particolari autorizzazioni».