Sicurezza in Tribunale: più attenzione

Sicurezza in Tribunale: più attenzione
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BIELLA - E’ ulteriormente aumentato il livello di attenzione all’ingresso del palazzo di giustizia di Biella. Persino gli avvocati che giungono da fuori provincia e non sono quindi conosciuti più che bene dalle guardie giurate, vengono controllati ai raggi X nonostante mostrino il loro tesserino. Si fa così sentire anche da noi l’eco di ciò che è successo il 9 aprile scorso a Milano con tre persone uccise e altrettante ferite da un imputato per bancarotta fraudolenta che era riuscito a entrare con la pistola in tasca dall’accesso riservato a piemme e avvocati dove non è presente il metal detector.

A Palazzo di giustizia di Biella, l’ingresso per il pubblico è attrezzato per bene. Il metal detector rileva anche la presenza di una semplice graffetta di metallo dimenticata nelle tasche. I contenuti delle borse vengono svuotati e controllati. Le guardie giurate armate, come prevede il protocollo di sicurezza, sono meticolose, insistenti come dovere impone, non lasciano giustamente nulla al caso. E più di una volta, nel corso degli anni, sono riuscite addirittura a scoprire e a sequestrare coltelli a serramanico di varie dimensioni consentendo la denuncia dei loro possessori. Sono guardie giurate alle dipendenze della società “Group Service 2000” che si è aggiudicata l’appalto.

Diverso il discorso per l’accesso riservato agli avvocati, al personale degli studi legali, alle forze dell’ordine e a chi ha ottenuto il badge su autorizzazione del procuratore Giorgio Reposo in persona. Le porte dovrebbero aprirsi alla strisciata della tessera, delle dimensioni di un bancomat, nell’apposita fessura. Ma il sistema è guasto da una vita. Una falla che potrebbe mettere in difficoltà le guardie giurate, le quali, nonostante tutto, sono sempre riuscite a tenere sotto controllo la situazione. Solo ora si sta pensando di riparare il sistema in modo che le persone autorizzate possano accedere da quell’ingresso in modo corretto e controllato. E’ ormai questione di giorni, se non di ore. Milano, dopotutto, docet.

Valter Caneparo

BIELLA - E’ ulteriormente aumentato il livello di attenzione all’ingresso del palazzo di giustizia di Biella. Persino gli avvocati che giungono da fuori provincia e non sono quindi conosciuti più che bene dalle guardie giurate, vengono controllati ai raggi X nonostante mostrino il loro tesserino. Si fa così sentire anche da noi l’eco di ciò che è successo il 9 aprile scorso a Milano con tre persone uccise e altrettante ferite da un imputato per bancarotta fraudolenta che era riuscito a entrare con la pistola in tasca dall’accesso riservato a piemme e avvocati dove non è presente il metal detector.

A Palazzo di giustizia di Biella, l’ingresso per il pubblico è attrezzato per bene. Il metal detector rileva anche la presenza di una semplice graffetta di metallo dimenticata nelle tasche. I contenuti delle borse vengono svuotati e controllati. Le guardie giurate armate, come prevede il protocollo di sicurezza, sono meticolose, insistenti come dovere impone, non lasciano giustamente nulla al caso. E più di una volta, nel corso degli anni, sono riuscite addirittura a scoprire e a sequestrare coltelli a serramanico di varie dimensioni consentendo la denuncia dei loro possessori. Sono guardie giurate alle dipendenze della società “Group Service 2000” che si è aggiudicata l’appalto.

Diverso il discorso per l’accesso riservato agli avvocati, al personale degli studi legali, alle forze dell’ordine e a chi ha ottenuto il badge su autorizzazione del procuratore Giorgio Reposo in persona. Le porte dovrebbero aprirsi alla strisciata della tessera, delle dimensioni di un bancomat, nell’apposita fessura. Ma il sistema è guasto da una vita. Una falla che potrebbe mettere in difficoltà le guardie giurate, le quali, nonostante tutto, sono sempre riuscite a tenere sotto controllo la situazione. Solo ora si sta pensando di riparare il sistema in modo che le persone autorizzate possano accedere da quell’ingresso in modo corretto e controllato. E’ ormai questione di giorni, se non di ore. Milano, dopotutto, docet.

Valter Caneparo

 

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