Armando Santi, 70 anni di pittura

Armando Santi, 70 anni di pittura
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BIELLA - Una pittura pulsante, incisiva, dinamica, a volte forte come un pugno nello stomaco, ma comunque intensa e comunicativa, capace di sorprendere e di porre interrogativi. Biella  rende omaggio alla lunga attività artistica di Armando Santi con una bella mostra al Museo del Territorio capace di ripercorrere le varie stagioni e i momenti principali della sua pittura.  Un omaggio dovuto, che segue quello di due anni fa, quando Pierfrancesco Gasparetto pensò di consegnargli il Premio L'Uomo e l'Arte, la cui targa fa bella mostra di sé in una bacheca assieme ad altri documenti e riconoscimenti.

L'artista è presente all'inaugurazione, con i suoi 90 anni passati e portati con leggerezza, parla poco e si chiude nella sua riservatezza, commosso dalle tante dimostrazioni di affetto di amici e conoscenti, e accompagnato dal figlio e dai parenti più stretti. L'accento toscano è rimasto pressocchè intatto, lo sguardo è dolce ed emozionato mentre la folla riempie le tre sale del museo allestite con disegni, pastelli e oli di grandi dimensioni, provenienti per la maggior parte da collezioni private. Il critico Angelo Mistrangelo lo ha presentato al pubblico, ne ha ripercorso le diverse tappe artistiche sottolineando le sue doti di ricerca e di continua evoluzione, dagli studi accademici in terra toscana al suo arrivo nel biellese, dove insegnò per 20 anni al liceo artistico della città. Come si è trovato in quella nuova realtà lo spiega lui stesso in poche, sussurranti parole: «Male, ero visto come uno straniero. E poi c'era la rivalità con gli altri artisti. Non è stato facile. Con il tempo la situazione è migliorata, ma sono stati anni difficili». La pittrice e amica Mariella Calvano ci ricorda i tempi in cui Santi condivideva lo studio del Piazzo con Franco Costa. 

«Mi raccontava quanto sperimentavano con la pittura, ma soprattutto con altre tecniche e materiali, sporcando dappertutto. Erano arrivati a utilizzare persino il catrame. E a noi artisti giovani spiegava che dovevamo fare altrettanto, trovare nuove possibilità pittoriche, utilizzare più materia».

Suggerimenti e insegnamenti che vengono trasmessi con forza nelle varie fasi della sua pittura ora esposta al Museo di Biella. Dai primi, bellissimi disegni accademici di nudo, alle Mondine, un olio del 1949 che vinse il concorso dell'Ente Risi di Vercelli, dalla serie di quadri d'impronta futurista con spazi geometrici e figure in movimento, al suggestivo notturno della Madonna di Oropa, fino ad arrivare alle grandi tele provocatorie e di tema sociale, tutte dai colori scuri e cupi con solamente  qualche tocco di rosso. Siamo intorno al '68 e si avverte l'atmosfera di ribellione e di denuncia sociale: i Figli dei Fiori e la droga, le crocifissioni di tono polemico (come quella con lo sfondo di Roma e dei suoi vescovi) e la serie dei bambini denutriti, quasi scheletrici, di una drammaticità cruda e senza speranza, forse ricordo del terribile campo di concentramento polacco che lo ha visto negli anni dell'adolescenza, e di cui non vuole più parlare.

Poi ecco una tavolozza più ridente e squillante. Quella dedicata alla bellezza di Venezia e al suo carnevale, ma anche alla Spagna, dove soggiornò piacevolmente diversi mesi con l'amico Franco Costa: i vicoli assolati e le case colorate, l'interessante serie su Don Chisciotte e poi le corride, con la magnifica Tauromachia del 1968, di incredibile forza e impatto visivo. Un'attività artistica densa che sembra non aver fine.

Info - Armando Santi - 70 anni di pittura. Museo del Territorio Biellese. Fino al 14 giugno 2015. Orari: da mercoledì a venerdì 10-12,30/15-18,30; sabato e domenica 15-18,30.

Luisa BenedettI

BIELLA - Una pittura pulsante, incisiva, dinamica, a volte forte come un pugno nello stomaco, ma comunque intensa e comunicativa, capace di sorprendere e di porre interrogativi. Biella  rende omaggio alla lunga attività artistica di Armando Santi con una bella mostra al Museo del Territorio capace di ripercorrere le varie stagioni e i momenti principali della sua pittura.  Un omaggio dovuto, che segue quello di due anni fa, quando Pierfrancesco Gasparetto pensò di consegnargli il Premio L'Uomo e l'Arte, la cui targa fa bella mostra di sé in una bacheca assieme ad altri documenti e riconoscimenti.

L'artista è presente all'inaugurazione, con i suoi 90 anni passati e portati con leggerezza, parla poco e si chiude nella sua riservatezza, commosso dalle tante dimostrazioni di affetto di amici e conoscenti, e accompagnato dal figlio e dai parenti più stretti. L'accento toscano è rimasto pressocchè intatto, lo sguardo è dolce ed emozionato mentre la folla riempie le tre sale del museo allestite con disegni, pastelli e oli di grandi dimensioni, provenienti per la maggior parte da collezioni private. Il critico Angelo Mistrangelo lo ha presentato al pubblico, ne ha ripercorso le diverse tappe artistiche sottolineando le sue doti di ricerca e di continua evoluzione, dagli studi accademici in terra toscana al suo arrivo nel biellese, dove insegnò per 20 anni al liceo artistico della città. Come si è trovato in quella nuova realtà lo spiega lui stesso in poche, sussurranti parole: «Male, ero visto come uno straniero. E poi c'era la rivalità con gli altri artisti. Non è stato facile. Con il tempo la situazione è migliorata, ma sono stati anni difficili». La pittrice e amica Mariella Calvano ci ricorda i tempi in cui Santi condivideva lo studio del Piazzo con Franco Costa. 

«Mi raccontava quanto sperimentavano con la pittura, ma soprattutto con altre tecniche e materiali, sporcando dappertutto. Erano arrivati a utilizzare persino il catrame. E a noi artisti giovani spiegava che dovevamo fare altrettanto, trovare nuove possibilità pittoriche, utilizzare più materia».

Suggerimenti e insegnamenti che vengono trasmessi con forza nelle varie fasi della sua pittura ora esposta al Museo di Biella. Dai primi, bellissimi disegni accademici di nudo, alle Mondine, un olio del 1949 che vinse il concorso dell'Ente Risi di Vercelli, dalla serie di quadri d'impronta futurista con spazi geometrici e figure in movimento, al suggestivo notturno della Madonna di Oropa, fino ad arrivare alle grandi tele provocatorie e di tema sociale, tutte dai colori scuri e cupi con solamente  qualche tocco di rosso. Siamo intorno al '68 e si avverte l'atmosfera di ribellione e di denuncia sociale: i Figli dei Fiori e la droga, le crocifissioni di tono polemico (come quella con lo sfondo di Roma e dei suoi vescovi) e la serie dei bambini denutriti, quasi scheletrici, di una drammaticità cruda e senza speranza, forse ricordo del terribile campo di concentramento polacco che lo ha visto negli anni dell'adolescenza, e di cui non vuole più parlare.

Poi ecco una tavolozza più ridente e squillante. Quella dedicata alla bellezza di Venezia e al suo carnevale, ma anche alla Spagna, dove soggiornò piacevolmente diversi mesi con l'amico Franco Costa: i vicoli assolati e le case colorate, l'interessante serie su Don Chisciotte e poi le corride, con la magnifica Tauromachia del 1968, di incredibile forza e impatto visivo. Un'attività artistica densa che sembra non aver fine.

Info - Armando Santi - 70 anni di pittura. Museo del Territorio Biellese. Fino al 14 giugno 2015. Orari: da mercoledì a venerdì 10-12,30/15-18,30; sabato e domenica 15-18,30.

Luisa BenedettI

 

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