La siccità riapre il dibattito sulla diga della Valsessera

La siccità riapre il dibattito sulla diga della Valsessera
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Quel che è certo è che la pioggia caduta nel fine settimana non è sufficiente. Non bastano, pochi millimetri d’acqua, per ripristinare un danno che ormai è irrimediabile. Quel che l’agricoltura ha perso ­ ovvero le coltivazioni di mais e riso nelle zone della provincia non irrigue o in quelle servite da canali ormai in secca ­ ormai è perso. Andato. La siccità ha vinto, ormai. Naturale, dunque, che il tema dell’approvvigionamento idrico delle aree agricole del basso Biellese torni d’attualità. Serve trovare una soluzione, affermano gli addetti ai lavori. E presto. Ma su quale sia il giusto rimedio, i pareri si dividono.

Coldiretti. «L’attuale emergenza siccità è la conferma più tangibile della necessità di predisporre contromisure efficace, tra cui la realizzazione della diga in Valsessera è, appunto, di primaria importanza». Lo sottolineano il presidente e il vicepresidente di di Coldiretti Vercelli­Biella Paolo Dellarole e Roberto Mercandino, unitamente al direttore Marco Chiesa. «Non si tratta solo di assicurare acqua e futuro all’agricoltura di un ampio comprensorio ­ aggiungono ­, ma anche ai cittadini che possono così vedere scongiurato il rischio trovarsi in difficoltà con l’approvvigionamento idrico». Una posizione, questa, ribadita fortemente anche dall’Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue, la quale torna a chiedere «un piano nazionale degli invasi medio­piccoli, soprattutto nelle aree pianeggianti e collinari del Centro­Nord, molti dei quali già compresi nel nostro Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che prevede 3.335 interventi per un investimento di quasi 8 miliardi e mezzo da finanziare con mutui quindicennali. Tali bacini ­ chiarisce l’associazione ­ servirebbero a raccogliere le acque di piena, evitando disastrosi allagamenti soprattutto nei centri urbani, per riutilizzarle nei momenti di bisogno come gli attuali».

Il Comitato. Di parere diametralmente opposto, invece, il comitato Custodiamo la Valsessera, da sempre strenuo oppositore del progetto di ampliamento della diga in Valsessera, il quale afferma di ritenere «che i problemi (le variazioni climatiche) debbano essere affrontati principalmente intervenendo sulle cause (riducendo le emissioni). Il mondo agricolo, con grave miopia e un approccio opportunista, valuta esclusivamente come contenere gli effetti di queste variazioni climatiche, illudendosi che sia possibile e compatibile, economicamente ed ambientalmente, incrementare la risorsa acqua disponibile con il sistema degli invasi, senza peraltro aver promosso tutte le iniziative possibili nell’ambito dell’efficienza».

V.B.

Quel che è certo è che la pioggia caduta nel fine settimana non è sufficiente. Non bastano, pochi millimetri d’acqua, per ripristinare un danno che ormai è irrimediabile. Quel che l’agricoltura ha perso ­ ovvero le coltivazioni di mais e riso nelle zone della provincia non irrigue o in quelle servite da canali ormai in secca ­ ormai è perso. Andato. La siccità ha vinto, ormai. Naturale, dunque, che il tema dell’approvvigionamento idrico delle aree agricole del basso Biellese torni d’attualità. Serve trovare una soluzione, affermano gli addetti ai lavori. E presto. Ma su quale sia il giusto rimedio, i pareri si dividono.

Coldiretti. «L’attuale emergenza siccità è la conferma più tangibile della necessità di predisporre contromisure efficace, tra cui la realizzazione della diga in Valsessera è, appunto, di primaria importanza». Lo sottolineano il presidente e il vicepresidente di di Coldiretti Vercelli­Biella Paolo Dellarole e Roberto Mercandino, unitamente al direttore Marco Chiesa. «Non si tratta solo di assicurare acqua e futuro all’agricoltura di un ampio comprensorio ­ aggiungono ­, ma anche ai cittadini che possono così vedere scongiurato il rischio trovarsi in difficoltà con l’approvvigionamento idrico». Una posizione, questa, ribadita fortemente anche dall’Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue, la quale torna a chiedere «un piano nazionale degli invasi medio­piccoli, soprattutto nelle aree pianeggianti e collinari del Centro­Nord, molti dei quali già compresi nel nostro Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che prevede 3.335 interventi per un investimento di quasi 8 miliardi e mezzo da finanziare con mutui quindicennali. Tali bacini ­ chiarisce l’associazione ­ servirebbero a raccogliere le acque di piena, evitando disastrosi allagamenti soprattutto nei centri urbani, per riutilizzarle nei momenti di bisogno come gli attuali».

Il Comitato. Di parere diametralmente opposto, invece, il comitato Custodiamo la Valsessera, da sempre strenuo oppositore del progetto di ampliamento della diga in Valsessera, il quale afferma di ritenere «che i problemi (le variazioni climatiche) debbano essere affrontati principalmente intervenendo sulle cause (riducendo le emissioni). Il mondo agricolo, con grave miopia e un approccio opportunista, valuta esclusivamente come contenere gli effetti di queste variazioni climatiche, illudendosi che sia possibile e compatibile, economicamente ed ambientalmente, incrementare la risorsa acqua disponibile con il sistema degli invasi, senza peraltro aver promosso tutte le iniziative possibili nell’ambito dell’efficienza».

V.B.

 

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