Il Vaglio progetta un frutteto in Africa
Si sono diplomati con voti molti alti, 98 lui 95 lei, e chissà che, ora, non partano - Stefano Brovarone e Arianna Mares - alla volta dell’Africa. Perché, nella storia dell’Iis “Vaglio Rubens” di Biella, prima dell’anno scolastico che si è concluso, non ci sono mai state borse di studio intitolate al “Progetto Senegal”.
Come suggerisce infatti il nome, si tratta di riconoscimenti dietro ai quali si nasconde un lavoro ben più ampio e che, in qualche modo, ha legato l’istituto biellese con un pezzo d’Africa. Ma sono anche borse di studio che hanno ripagato i due neodiplomati della 5 C dell’Agrario di una piccola delusione, per un viaggio - e questo sarebbe stato il riconoscimento originario - che non è stato possibile incominciare, almeno con la scuola.
Ciò che rende importante il “Progetto Senegal”, per il Biellese, è il coinvolgimento del “Vaglio Rubens”, indirizzi Agrario e Geometri, nella progettazione di impianti, rispettivamente di irrigazione e fotovoltaico, volti a migliorare le condizioni di vita degli abitanti di un piccolo centro, situato tra il Gambia e la Guinea Bissau: il villaggio di Adeane. Un’iniziativa - racconta la professoressa Carla Minazio, referente del corso agrario - coordinata dall’associazione torinese “Jamm Adeane”, che si occupa di cooperazione e sviluppo nell’area meridionale del Senegal. E che, oltre agli allievi delle superiori, ha potuto contare addirittura sul Politecnico di Torino. «Tutto è cominciato nel 2013. L’obiettivo era quello di rendere la comunità di Adeane autosufficiente, dal punto di vista della coltivazione come dell’allevamento, e far sì che potesse implementare la produzione per avviarla al commercio. L’impegno con una scuola, ha garantito i finanziamenti per il progetto e i ragazzi coinvolti, allora delle terze, hanno potuto lavorare per diverso tempo con i rappresentanti dell’associazione, ospiti frequenti a scuola», spiega la professoressa Minazio.
Tra di loro, appunto, Stefano Brovarone e Arianna Mares, che si sono occupati dell’irrigazione; mentre Giulia Barbera dei Geometri, anche lei diplomatasi a inizio del mese, ha progettato la struttura per i pannelli solari, che dovevano dare energia a una pompa e a tutto l’impianto. «L’area su cui lavorare era di sei ettari, al centro di questa è stato progettato dal Politecnico di Torino un pozzo, che attingesse all’acqua del sottosuolo. La zona, dove scorre il fiume Casamance, è una delle più fertili del Senegal», ricordano i ragazzi. «Quindi, prima abbiamo pensato a un frutteto, poi all’impianto di irrigazione per scorrimento con cui far scorrere l’acqua convogliata in apposite canaline, lungo i filari. E, infine, abbiamo migliorato l’orto del villaggio, in cui già si coltivavano zucche, zucchine, pomodori, melanzane». Verdura, quindi, ma soprattutto banane, papaya e agrumi, i frutti da impiantare, studiati dagli studenti del “Vaglio Rubens”, da consumare, ma anche vendere nella vicina Ziguinchor, agglomerato da 200mila abitanti, o dai quali ricavare marmellate e conserve.
«I ragazzi avrebbero dovuto andare in Senegal, per vedere com’era stato concretizzato il loro lavoro. Purtroppo, la Farnesina all’ultimo non ha dato il permesso: la zona risultava pericolosa, per via di guerra tra tribù locali», dice con amarezza la professoressa Minazio. Così, il viaggio per gli studenti rimasti a Biella è stato convertito in borsa di studio. Ma una soddisfazione è, comunque, arrivata: «Un nostro allievo, Lorenzo Revolon, subito dopo il diploma, è andato in Senegal di sua iniziativa, la scorsa estate, e ci ha fatto sapere che tutto funziona come speravamo, tanto che alcuni villaggi vicini ad Adeane stanno copiando l’idea». E chissà che i neodiplomati, ora, non facciano altrettanto, e partano di loro iniziativa.
Giovanna Boglietti
Si sono diplomati con voti molti alti, 98 lui 95 lei, e chissà che, ora, non partano - Stefano Brovarone e Arianna Mares - alla volta dell’Africa. Perché, nella storia dell’Iis “Vaglio Rubens” di Biella, prima dell’anno scolastico che si è concluso, non ci sono mai state borse di studio intitolate al “Progetto Senegal”.
Come suggerisce infatti il nome, si tratta di riconoscimenti dietro ai quali si nasconde un lavoro ben più ampio e che, in qualche modo, ha legato l’istituto biellese con un pezzo d’Africa. Ma sono anche borse di studio che hanno ripagato i due neodiplomati della 5 C dell’Agrario di una piccola delusione, per un viaggio - e questo sarebbe stato il riconoscimento originario - che non è stato possibile incominciare, almeno con la scuola.
Ciò che rende importante il “Progetto Senegal”, per il Biellese, è il coinvolgimento del “Vaglio Rubens”, indirizzi Agrario e Geometri, nella progettazione di impianti, rispettivamente di irrigazione e fotovoltaico, volti a migliorare le condizioni di vita degli abitanti di un piccolo centro, situato tra il Gambia e la Guinea Bissau: il villaggio di Adeane. Un’iniziativa - racconta la professoressa Carla Minazio, referente del corso agrario - coordinata dall’associazione torinese “Jamm Adeane”, che si occupa di cooperazione e sviluppo nell’area meridionale del Senegal. E che, oltre agli allievi delle superiori, ha potuto contare addirittura sul Politecnico di Torino. «Tutto è cominciato nel 2013. L’obiettivo era quello di rendere la comunità di Adeane autosufficiente, dal punto di vista della coltivazione come dell’allevamento, e far sì che potesse implementare la produzione per avviarla al commercio. L’impegno con una scuola, ha garantito i finanziamenti per il progetto e i ragazzi coinvolti, allora delle terze, hanno potuto lavorare per diverso tempo con i rappresentanti dell’associazione, ospiti frequenti a scuola», spiega la professoressa Minazio.
Tra di loro, appunto, Stefano Brovarone e Arianna Mares, che si sono occupati dell’irrigazione; mentre Giulia Barbera dei Geometri, anche lei diplomatasi a inizio del mese, ha progettato la struttura per i pannelli solari, che dovevano dare energia a una pompa e a tutto l’impianto. «L’area su cui lavorare era di sei ettari, al centro di questa è stato progettato dal Politecnico di Torino un pozzo, che attingesse all’acqua del sottosuolo. La zona, dove scorre il fiume Casamance, è una delle più fertili del Senegal», ricordano i ragazzi. «Quindi, prima abbiamo pensato a un frutteto, poi all’impianto di irrigazione per scorrimento con cui far scorrere l’acqua convogliata in apposite canaline, lungo i filari. E, infine, abbiamo migliorato l’orto del villaggio, in cui già si coltivavano zucche, zucchine, pomodori, melanzane». Verdura, quindi, ma soprattutto banane, papaya e agrumi, i frutti da impiantare, studiati dagli studenti del “Vaglio Rubens”, da consumare, ma anche vendere nella vicina Ziguinchor, agglomerato da 200mila abitanti, o dai quali ricavare marmellate e conserve.
«I ragazzi avrebbero dovuto andare in Senegal, per vedere com’era stato concretizzato il loro lavoro. Purtroppo, la Farnesina all’ultimo non ha dato il permesso: la zona risultava pericolosa, per via di guerra tra tribù locali», dice con amarezza la professoressa Minazio. Così, il viaggio per gli studenti rimasti a Biella è stato convertito in borsa di studio. Ma una soddisfazione è, comunque, arrivata: «Un nostro allievo, Lorenzo Revolon, subito dopo il diploma, è andato in Senegal di sua iniziativa, la scorsa estate, e ci ha fatto sapere che tutto funziona come speravamo, tanto che alcuni villaggi vicini ad Adeane stanno copiando l’idea». E chissà che i neodiplomati, ora, non facciano altrettanto, e partano di loro iniziativa.
Giovanna Boglietti