Ecco dove “abitano” i profughi

Ecco dove “abitano” i profughi
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Aprire le parrocchie, le comunità religiose, i monasteri e i santuari d’Europa ai migranti. La proposta lanciata da Papa Francesco nel corso dell’Angelus di domenica scorsa non è caduta nel vuoto.

C’è grande fermento anche nel Biellese per accogliere e fare proprie le parole del Pontefice, sebbene la nostra provincia sia già da tempo in prima fila nell’offrire ospitalità ai profughi.

E’ il caso di Quaregna, dove don Mario Marchiori (parroco anche di San Defendente, a Ronco di Cossato) ha aperto le porte ai migranti fin dal dicembre del 2011 (i primi arrivi sono avvenuti nel marzo dell’anno successivo); attualmente nella casa parrocchiale vivono sette giovani stranieri, tre originari del Mali e quattro del Bangladesh. Anche a Valle Mosso l’accoglienza è iniziata nel 2011, e oggi sono due giovani originari del Mali a vivere nella casa parrocchiale, insieme con il parroco, don Mario Foglia Parrucin. Stesso discorso per l’oratorio di San Filippo Neri di Biella, che da cinque anni accoglie i migranti in fuga dalla guerra, così come pure per il Santuario di Oropa, dove, tra l’altro, sono stati recentemente ospitati i pakistani che, a fine agosto, avevano trascorso due notti all’addiaccio, ai giardini Zumaglini.

Gestiti dall’associazione Nuvola sono poi i centri di accoglienza per i migranti “Rosmarino” di Zimone, dove dal luglio scorso vivono 25 giovani richiedenti asilo, appartenenti a diverse nazionalità (provengono da Togo, Gambia, Nigeria, Bangladesh, Mali e dalla regione del Darfur, in Sudan); “Miglio” (37 stranieri) e “Melissa” di Cossato; “Salvia” di Pray (9 ospiti); e “Menta” di Trivero, dove i richiedenti asilo sono attualmente 12.

E ancora, altre strutture destinate all’accoglienza dei migranti si trovano a Occhieppo Superiore (Villa Ottino), a Pettinengo (casa Pasini, che è stata concessa in comodato d’uso gratuito dalla Diocesi), a Pollone (l’edificio del Cottolengo), nei Comuni di Candelo e Trivero. Sempre la Diocesi, attraverso l’associazione Samaritani della Madonna d’Oropa, ha da tempo destinato quattro alloggi a questo scopo.

Nel frattempo, hanno annunciato la propria disponibilità ad accogliere i profughi anche la parrocchia del Villaggio La Marmora di Biella (con l’ex missionario don Ezio Saviolo) e la Comunità monastica di Bose che, a partire dal mese di ottobre, metterà a disposizione una casa a Magnano per ospitare quattro o cinque persone.

Intanto, pure in Vaticano si è al lavoro per dare seguito alla richiesta del Papa che, in quello stesso discorso pronunciato domenica, aveva detto: «Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi».

«Il Santo Padre - ha spiegato nei giorni scorsi ai microfoni di Radio Vaticana il cardinale Angelo Comastri - vuole che due nuclei familiari di migranti siano ospitati in appartamenti vicini a Città del Vaticano. Dalle Caritas di Agrigento e Lampedusa arriverà la segnalazione delle famiglie designate, che riceveranno subito l’assistenza dell’Elemosiniere pontificio, monsigor Konrad Krajewski, e delle parrocchie di San Pietro e di Sant’Anna». Ci vorrà qualche giorno per individuarle, ma saranno scelte quelle con maggiori disagi, arrivate da poco, «così da far sentire loro immediatamente l’abbraccio paterno del Papa», ha concluso il porporato.

Alle due famiglie prescelte verrà garantita assistenza sanitaria come per i dipendenti del Vaticano, in modo da non gravare sulle casse dello Stato italiano.

Lara Bertolazzi

Aprire le parrocchie, le comunità religiose, i monasteri e i santuari d’Europa ai migranti. La proposta lanciata da Papa Francesco nel corso dell’Angelus di domenica scorsa non è caduta nel vuoto.

C’è grande fermento anche nel Biellese per accogliere e fare proprie le parole del Pontefice, sebbene la nostra provincia sia già da tempo in prima fila nell’offrire ospitalità ai profughi.

E’ il caso di Quaregna, dove don Mario Marchiori (parroco anche di San Defendente, a Ronco di Cossato) ha aperto le porte ai migranti fin dal dicembre del 2011 (i primi arrivi sono avvenuti nel marzo dell’anno successivo); attualmente nella casa parrocchiale vivono sette giovani stranieri, tre originari del Mali e quattro del Bangladesh. Anche a Valle Mosso l’accoglienza è iniziata nel 2011, e oggi sono due giovani originari del Mali a vivere nella casa parrocchiale, insieme con il parroco, don Mario Foglia Parrucin. Stesso discorso per l’oratorio di San Filippo Neri di Biella, che da cinque anni accoglie i migranti in fuga dalla guerra, così come pure per il Santuario di Oropa, dove, tra l’altro, sono stati recentemente ospitati i pakistani che, a fine agosto, avevano trascorso due notti all’addiaccio, ai giardini Zumaglini.

Gestiti dall’associazione Nuvola sono poi i centri di accoglienza per i migranti “Rosmarino” di Zimone, dove dal luglio scorso vivono 25 giovani richiedenti asilo, appartenenti a diverse nazionalità (provengono da Togo, Gambia, Nigeria, Bangladesh, Mali e dalla regione del Darfur, in Sudan); “Miglio” (37 stranieri) e “Melissa” di Cossato; “Salvia” di Pray (9 ospiti); e “Menta” di Trivero, dove i richiedenti asilo sono attualmente 12.

E ancora, altre strutture destinate all’accoglienza dei migranti si trovano a Occhieppo Superiore (Villa Ottino), a Pettinengo (casa Pasini, che è stata concessa in comodato d’uso gratuito dalla Diocesi), a Pollone (l’edificio del Cottolengo), nei Comuni di Candelo e Trivero. Sempre la Diocesi, attraverso l’associazione Samaritani della Madonna d’Oropa, ha da tempo destinato quattro alloggi a questo scopo.

Nel frattempo, hanno annunciato la propria disponibilità ad accogliere i profughi anche la parrocchia del Villaggio La Marmora di Biella (con l’ex missionario don Ezio Saviolo) e la Comunità monastica di Bose che, a partire dal mese di ottobre, metterà a disposizione una casa a Magnano per ospitare quattro o cinque persone.

Intanto, pure in Vaticano si è al lavoro per dare seguito alla richiesta del Papa che, in quello stesso discorso pronunciato domenica, aveva detto: «Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi».

«Il Santo Padre - ha spiegato nei giorni scorsi ai microfoni di Radio Vaticana il cardinale Angelo Comastri - vuole che due nuclei familiari di migranti siano ospitati in appartamenti vicini a Città del Vaticano. Dalle Caritas di Agrigento e Lampedusa arriverà la segnalazione delle famiglie designate, che riceveranno subito l’assistenza dell’Elemosiniere pontificio, monsigor Konrad Krajewski, e delle parrocchie di San Pietro e di Sant’Anna». Ci vorrà qualche giorno per individuarle, ma saranno scelte quelle con maggiori disagi, arrivate da poco, «così da far sentire loro immediatamente l’abbraccio paterno del Papa», ha concluso il porporato.

Alle due famiglie prescelte verrà garantita assistenza sanitaria come per i dipendenti del Vaticano, in modo da non gravare sulle casse dello Stato italiano.

Lara Bertolazzi

 

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