L’amianto? Si smaltisce col... latte

L’amianto? Si smaltisce col... latte
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Smaltire il cemento amianto? E’ possibile, senza doverlo interrare in cave come avviene oggi. Al progetto, brevettato dall’università di Bologna, ci sta lavorando un biellese, Sandro Chiorino, che ha predisposto un business plan articolatissimo per cercare eventuali finanziatori per la realizzazione di un impianto che, unendo rifiuti speciali, costosi da smaltire, porta a ricavare materie prime da rivendere, eliminando del tutto il problema dello stoccaggio del cemento amianto. 

Smaltire il cemento amianto? E’ possibile, senza doverlo interrare in cave come avviene oggi. Al progetto, brevettato dall’università di Bologna, ci sta lavorando un biellese, Sandro Chiorino, che ha predisposto un business plan articolatissimo per cercare eventuali finanziatori per la realizzazione di un impianto che, unendo rifiuti speciali, costosi da smaltire, porta a ricavare materie prime da rivendere, eliminando del tutto il problema dello stoccaggio del cemento amianto. 
Il tutto  è basato sulla chimica. «Utilizzando i rimasugli del latte - spiega lo stesso Chiorino - si può arrivare a purificare il cemento amianto, ottenendo vari materiali che possono essere poi messi sul mercato. Perché il problema deve essere risolto, non nascosto sotto terra». In pratica, attraverso un processo chimico si arriva alla scomposizione della lastra di cemento amianto. «Alla fine del procedimento - sottolinea Chiorino - non rimane più nulla da smaltire. Tutto quanto viene recuperato». Un progetto tanto innovativo può rimanere solamente su carta? E’ possibile, viste le miriadi di leggi che regolamentano lo smaltimento del cemento amianto. E i costi per la realizzazione. «Questi impianti - aggiunge Chiorino - sono dotati di tutte le necessarie apparecchiature di sicurezza. Il costo è di circa 10 milioni di euro, che, però, vengono ammortizzati nel breve periodo, sia grazie agli introiti provenienti dallo smaltimento del cemento amianto, sia grazie alla vendita delle materie prime che si vanno a recuperare. Che sono manganesio, nichel, alluminio, ferro, anidride carbonica. L’idea è nata dalla necessità di abbinare due tipi di rifiuti speciali da smaltire. Alla fine del processo non rimane nulla, anche i liquidi prodotti possono essere tranquillamente smaltiti in fognatura». E da Biella, molto vicina a Casale Monferrato, parte l’idea che potrebbe portare a una svolta epocale nel trattamento dei rifiuti. L’idea c’è, il brevetto anche. Quello che manca, ad oggi, è il finanziamento. «Che - conclude Chiorino - speriamo di trovare per risolvere il problema amianto una volta per tutte». 

Enzo Panelli

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