L’Italia senza Pozzo fuori da Rio
L’Italia orfana, suo malgrado è il caso di sottolinearlo, della bandiera olimpica Enrico Pozzo (foto) non ce l’ha fatta: è fuori dai Giochi di Rio 2016. Il disastro, purtroppo annunciato, si è puntualmente verificato sulla pedana di Glasgow, in Scozia, dove l’Italia della ginnastica artistica ha mancato la qualificazione all’Olimpiade giungendo solo 19ª. L’obiettivo non era quello di essere tra le otto elette qualificate di diritto, ma entrare nelle 16 per poi giocarsi tutto al test event primaverile in Brasile.
L’Italia orfana, suo malgrado è il caso di sottolinearlo, della bandiera olimpica Enrico Pozzo (foto) non ce l’ha fatta: è fuori dai Giochi di Rio 2016. Il disastro, purtroppo annunciato, si è puntualmente verificato sulla pedana di Glasgow, in Scozia, dove l’Italia della ginnastica artistica ha mancato la qualificazione all’Olimpiade giungendo solo 19ª. L’obiettivo non era quello di essere tra le otto elette qualificate di diritto, ma entrare nelle 16 per poi giocarsi tutto al test event primaverile in Brasile.
L’Italia rinnovata con tempi e modi pessimi dal selezionatore Paolo Pedrotti ha chiuso invece nelle retrovie al termine di una giornataccia, non certo imputabile totalmente ad un gruppo giovane che ci ha messo faccia e cuore. Così, l’Italia scivola nella “serie c” dell’artistica mondiale: un fallimento in grande stile per una gestione tecnica che a due settimane dalla partenza per la gara dell’anno non sapeva ancora che squadra portare a giocarsi la vita; non esattamente il massimo della programmazione che si è tradotta poi in un azzardo insostenibile, se non da un miracolo sportivo che non c’è stato.
Pedrotti, ora sul banco degli imputati, ha silurato alla vigilia della partenza gli esperti Enrico Pozzo e Alberto Busnari, due che solo giocando d’esperienza avrebbero portato decimi preziosi e cementato un gruppo giovane e inesperto, mandato invece allo sbaraglio senza un perchè e senza una preparazione sul campo adeguata. II risultato è disastroso perchè macchia anche il curriculum di una scuola italiana che negli ultimi vent’anni ha espresso campioni ed ora deve invece ripartire da zero.
«Sono dispiaciuto per il risultato, ma soprattutto per i ragazzi - dice Pozzo -perchè al posto loro potevamo esserci io e Alberto, siamo una squadra, il dispiacere è di tutti. Hanno affrontato la gara più difficile che ci si possa giocare nel nostro sport a livello di squadra, quella della qualificazione olimpica. Per dare il massimo occorre che tutti i fattori, oltre a quello fisico, siano stati curati e programmati nel dettaglio. Per come sono andate le cose, qualcosa è mancato».
Gabriele Pinna