Prima le caldarroste, poi le fiamme
COGGIOLA - Solo poche ore prima in quegli stessi spazi aveva fatto cuocere le caldarroste. Una tradizione, che ogni anno svolgeva allo stesso modo, facendo gli stessi gesti. E che mai aveva finito per diventare un problema. Ieri, però, quella consuetudine così meccanica potrebbe aver giocato un brutto scherzo. E, plausibilmente per una fatalità inaspettata, pare abbia finito per diventare causa del corposo incendio che, nel pomeriggio, ha messo a soqquadro la tranquilla frazione di Viera, quattro chilometri di tornanti sopra l’abitato di Coggiola.
Pare essere questa la ricostruzione più plausibile della vicenda che, nel pomeriggio della domenica dei Santi, ha fatto balzare all’onore delle cronache il piccolo borgo valsesserino, riducendo in cenere un capanno degli attrezzi che conteneva anche due moto e svariato materiale. A due passi da una “miracolata” legnaia da 400 quintali di cataste che, nel caso fossero state fagocitate dalle fiamme, avrebbero potuto rendere il bilancio finale tragicamente grave. «Dopo aver cotto le castagne ho messo tutta l’area in sicurezza, come faccio sempre. Ero tranquillo - racconta il proprietario dello stabile andato a fuoco -. Nonostante questo, qualcosa deve essere andato storto: sono convinto che la motivazione stia comunque lì, in quelle braci, nonostante tutte le precauzioni che ho preso». L’esito dell’incendio, che ha richiesto l’intervento di quattro autopompe e due squadre di vigili del fuoco, una da Ponzone e l’altra da Biella, oltre a quello dei carabinieri, poteva essere comunque peggiore. A scapito di un pomeriggio di confusione, soprattutto sulla strada che porta all’alpe Noveis e che conduce al cimitero di Viera, dove in quegli stessi momenti era in programma la commemorazione dei defunti, ad avere la peggio è stato il solo capanno. Pur con svariati beni, anche affettivamente di valore, al suo interno, ma fortunatamente senza danni a persone o abitazioni civili.
Veronica Balocco
COGGIOLA - Solo poche ore prima in quegli stessi spazi aveva fatto cuocere le caldarroste. Una tradizione, che ogni anno svolgeva allo stesso modo, facendo gli stessi gesti. E che mai aveva finito per diventare un problema. Ieri, però, quella consuetudine così meccanica potrebbe aver giocato un brutto scherzo. E, plausibilmente per una fatalità inaspettata, pare abbia finito per diventare causa del corposo incendio che, nel pomeriggio, ha messo a soqquadro la tranquilla frazione di Viera, quattro chilometri di tornanti sopra l’abitato di Coggiola.
Pare essere questa la ricostruzione più plausibile della vicenda che, nel pomeriggio della domenica dei Santi, ha fatto balzare all’onore delle cronache il piccolo borgo valsesserino, riducendo in cenere un capanno degli attrezzi che conteneva anche due moto e svariato materiale. A due passi da una “miracolata” legnaia da 400 quintali di cataste che, nel caso fossero state fagocitate dalle fiamme, avrebbero potuto rendere il bilancio finale tragicamente grave. «Dopo aver cotto le castagne ho messo tutta l’area in sicurezza, come faccio sempre. Ero tranquillo - racconta il proprietario dello stabile andato a fuoco -. Nonostante questo, qualcosa deve essere andato storto: sono convinto che la motivazione stia comunque lì, in quelle braci, nonostante tutte le precauzioni che ho preso». L’esito dell’incendio, che ha richiesto l’intervento di quattro autopompe e due squadre di vigili del fuoco, una da Ponzone e l’altra da Biella, oltre a quello dei carabinieri, poteva essere comunque peggiore. A scapito di un pomeriggio di confusione, soprattutto sulla strada che porta all’alpe Noveis e che conduce al cimitero di Viera, dove in quegli stessi momenti era in programma la commemorazione dei defunti, ad avere la peggio è stato il solo capanno. Pur con svariati beni, anche affettivamente di valore, al suo interno, ma fortunatamente senza danni a persone o abitazioni civili.
Veronica Balocco