«Ora si saprà chi è una guida alpina»

«Ora si saprà chi è una guida alpina»
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Di quello che ormai tutti chiamano “il reality” si parla da mesi, almeno tra gli appassionati di montagna. E non sempre con toni gentili. Anzi, la notizia stessa della nascita del programma ha riacceso atavici dibattiti tra puristi e modernisti dell’alta quota, spesso dividendoli a suon di insulti. Eppure, il nuovo adventure show di RaiDue, Monte Bianco, pare aver vinto il primo turno della sfida: oltre un milione e mezzo di persone incollate davanti allo schermo per la prima puntata lunedì 9 novembre. Merito, probabilmente, non solo di un format che in tanti erano curiosi di vedere nella sua versione finale, ma anche della scelta dei protagonisti, setacciati in parti uguali tra vip e professionisti della montagna. Tra questi, sette in tutto, anche una biellese: Giovanna Mongilardi, guida alpina valmossese ormai da anni residente in Val d’Aosta. A lei, come agli altri colleghi, il programma ha affidato una celebrity da avviare, sotto stretta sorveglianza, ai rudimenti dell’alpinismo: il calciatore Riccardo Zambrotta, in gara contro altri sei personaggi dello spettacolo e dello sport per conquistare il premio finale. La salita alla montagna più alta d’Europa.

Giovanna, come sei finita nella squadra di “Monte Bianco”?

«Si è svolta una selezione nel mese di giugno, tra circa 40 guide valdostane ed alla fine siamo stati scelti noi 7. Le riprese si sono poi svolte tra la val Ferret e la val Veny ed  il massiccio del Bianco».

Prima esperienza televisiva? 

«Avevo partecipato da ragazza ai giochi senza frontiere per la città di Borgosesia e poi ho partecipato ad un programma condotto da Adriano Favre, guida alpina e direttore del soccorso alpino valdostano. Durante le riprese di Monte Bianco devo però ammettere che i primi giorni non sono stati facili. In particolare il primo impatto, quando ti ritrovi nel tuo ambiente “invaso” da personaggi estranei, tutti muniti di strani apparecchi video, foto ed audio… Panico!!! Al terzo giorno iniziavo a farci l’abitudine, fino a non accorgermi quasi più di tutto quello che ci circondava».

Conoscevi già le altre guide “reclutate” dalla Rai?

«Certo! In valle siamo circa 200 guide iscritte all’albo della Valle d’Aosta, di cui un centinaio che effettivamente operano come guide. In particolare con alcuni di loro ho un rapporto di grande amicizia, che ci lega da anni. Mi riferisco ad Anna Torretta e Roberto Rossi».  

E che ci dici dei vip? 

«Sarò di parte, ma Gianluca Zambrotta è veramente una persona straordinaria. Umile, gentile, disponibile, intelligente. Si è rivelato anche un ottimo cuoco. Tra quelli che ho potuto conoscere di più, mi sono piaciuti molto anche Filippo Facci  e Jane Alexander. Con altri ho legato meno, forse per una differente visione della vita e per differenti principi morali. Alcuni si sono dimostrati un po’ viziatelli e poco abituati a darsi da fare,  ma nel complesso ne darei un giudizio positivo».

Il programma ha scatenato pesanti polemiche nel mondo alpinistico sul valore etico di un format di questo tipo. Tu perché hai ritenuto potesse essere un’esperienza positiva?

«Noi guide abbiamo firmato il contratto solo negli ultimi giorni prima che iniziassero le riprese, dopo che la produzione ci aveva dato alcune conferme sul format. Abbiamo accettato di partecipare alla trasmissione consapevoli che ci saremmo esposti personalmente alle critiche, ma anche con la speranza che si parlasse finalmente di montagna in modo costruttivo, serio, senza la sensazionalità che spesso accompagna tutte le notizie ad essa legate o il catastrofismo legato alle tragedie ed agli incidenti che talvolta accadono. Inoltre speravamo  che si facesse conoscere la figura della guida ed il suo operato, che è sconosciuto ai più in Italia. Sicuramente tutti sanno chi è un bagnino, ma alla domanda chi è una guida alpina, pochi saprebbero rispondere. Vedremo se le nostre aspettative e speranze saranno  soddisfatte». 

Veronica Balocco

Di quello che ormai tutti chiamano “il reality” si parla da mesi, almeno tra gli appassionati di montagna. E non sempre con toni gentili. Anzi, la notizia stessa della nascita del programma ha riacceso atavici dibattiti tra puristi e modernisti dell’alta quota, spesso dividendoli a suon di insulti. Eppure, il nuovo adventure show di RaiDue, Monte Bianco, pare aver vinto il primo turno della sfida: oltre un milione e mezzo di persone incollate davanti allo schermo per la prima puntata lunedì 9 novembre. Merito, probabilmente, non solo di un format che in tanti erano curiosi di vedere nella sua versione finale, ma anche della scelta dei protagonisti, setacciati in parti uguali tra vip e professionisti della montagna. Tra questi, sette in tutto, anche una biellese: Giovanna Mongilardi, guida alpina valmossese ormai da anni residente in Val d’Aosta. A lei, come agli altri colleghi, il programma ha affidato una celebrity da avviare, sotto stretta sorveglianza, ai rudimenti dell’alpinismo: il calciatore Riccardo Zambrotta, in gara contro altri sei personaggi dello spettacolo e dello sport per conquistare il premio finale. La salita alla montagna più alta d’Europa.

Giovanna, come sei finita nella squadra di “Monte Bianco”?

«Si è svolta una selezione nel mese di giugno, tra circa 40 guide valdostane ed alla fine siamo stati scelti noi 7. Le riprese si sono poi svolte tra la val Ferret e la val Veny ed  il massiccio del Bianco».

Prima esperienza televisiva? 

«Avevo partecipato da ragazza ai giochi senza frontiere per la città di Borgosesia e poi ho partecipato ad un programma condotto da Adriano Favre, guida alpina e direttore del soccorso alpino valdostano. Durante le riprese di Monte Bianco devo però ammettere che i primi giorni non sono stati facili. In particolare il primo impatto, quando ti ritrovi nel tuo ambiente “invaso” da personaggi estranei, tutti muniti di strani apparecchi video, foto ed audio… Panico!!! Al terzo giorno iniziavo a farci l’abitudine, fino a non accorgermi quasi più di tutto quello che ci circondava».

Conoscevi già le altre guide “reclutate” dalla Rai?

«Certo! In valle siamo circa 200 guide iscritte all’albo della Valle d’Aosta, di cui un centinaio che effettivamente operano come guide. In particolare con alcuni di loro ho un rapporto di grande amicizia, che ci lega da anni. Mi riferisco ad Anna Torretta e Roberto Rossi».  

E che ci dici dei vip? 

«Sarò di parte, ma Gianluca Zambrotta è veramente una persona straordinaria. Umile, gentile, disponibile, intelligente. Si è rivelato anche un ottimo cuoco. Tra quelli che ho potuto conoscere di più, mi sono piaciuti molto anche Filippo Facci  e Jane Alexander. Con altri ho legato meno, forse per una differente visione della vita e per differenti principi morali. Alcuni si sono dimostrati un po’ viziatelli e poco abituati a darsi da fare,  ma nel complesso ne darei un giudizio positivo».

Il programma ha scatenato pesanti polemiche nel mondo alpinistico sul valore etico di un format di questo tipo. Tu perché hai ritenuto potesse essere un’esperienza positiva?

«Noi guide abbiamo firmato il contratto solo negli ultimi giorni prima che iniziassero le riprese, dopo che la produzione ci aveva dato alcune conferme sul format. Abbiamo accettato di partecipare alla trasmissione consapevoli che ci saremmo esposti personalmente alle critiche, ma anche con la speranza che si parlasse finalmente di montagna in modo costruttivo, serio, senza la sensazionalità che spesso accompagna tutte le notizie ad essa legate o il catastrofismo legato alle tragedie ed agli incidenti che talvolta accadono. Inoltre speravamo  che si facesse conoscere la figura della guida ed il suo operato, che è sconosciuto ai più in Italia. Sicuramente tutti sanno chi è un bagnino, ma alla domanda chi è una guida alpina, pochi saprebbero rispondere. Vedremo se le nostre aspettative e speranze saranno  soddisfatte». 

Veronica Balocco

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