La passione per il canto della dottoressa Matera che cura il corpo e anche lo spirito

La passione per il canto della dottoressa Matera che cura il corpo e anche lo spirito
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Quando parla della passione che le ha restituito la vita il suo sguardo si illumina. È innamorata della musica la dott.ssa Matera e non ne fa alcun mistero. Racconta e si racconta. Lei che prima ancora di essere la dott.ssa Matera, medico del pronto soccorso dell’ospedale di Biella, è soprattutto Paola.
Paola che sa cosa significa curare ed essere curata. Lei che nel 2000 ha vissuto un’esperienza traumatica sulla sua pelle. Lei, che paziente lo è stata, dice di essere tornata a vivere grazie al canto.  
Vercellese di origine, Paola Matera si è trasferita a Biella 25 anni fa. Il canto arriva nella sua esistenza dopo un evento che l’ha colpita in prima persona, ma la musica in realtà è sempre stata un leitmotiv nella sua famiglia di musicisti, dove lei in passato suonava il piano.  
La laurea in medicina, il lavoro di medico in prima linea: nel suo percorso professionale ci sono 17 anni vissuti nel 118 a bordo delle ambulanze. Da un anno e mezzo lavora al “Degli Infermi”.
“Mentre mi trovavo in ospedale, bloccata a letto – racconta -  ascoltare musica era l’unica cosa che riuscivo a fare”.  Solo il primo segnale di un flirt che poi si è trasformato in un amore folle.
“Sono un medico che ha scelto la voce come terapia costante per la propria vita. Per sette anni sono stata la solista di un gruppo rock-pop. Da quasi due anni ho messo in piedi un musical e ho in programma diversi spettacoli a Biella. Amo De Andrè e anche, se insolito per un donna, mi piace interpretare i suoi brani”.  
Il mio strumento è la “voce”, dice con forza. Uno strumento che non si aziona solo quando canta De Andrè, ma che sembra essere per lei una colonna sonora costante, da far partire ogni volta che c’è bisogno. Perché il canto è un linguaggio universale.
“Per me – sottolinea Paola - è stato soprattutto una terapia. Le lezioni di canto che ho cominciato a frequentare dopo un periodo difficile di ricovero in ospedale hanno contributo a rimettermi in piedi. La voce si educa grazie anche a un esercizio fisico mirato. Il canto ha dettato le regole per conferire un assetto stabile alla mia postura e per dare intensità ai miei respiri.
Adesso canto anche per i miei pazienti; nelle situazioni più difficili il canto rassicura, tranquillizza: “seda” l’animo e lo fa riposare. Per me, infatti, curare i pazienti non significa solo richiedere esami strumentali o di laboratorio, ma dedicare loro tempo, curare la loro anima rassicurandoli con un sorriso, perché la malattia più temibile è la paura di non farcela”.
“Nei giorni scorsi – racconta Paola – sono stata con un amico chitarrista nel reparto di lungodegenza (Geriatria) e lì abbiamo intrattenuto i pazienti per oltre un’ora con le canzoni. È stato un crescendo di emozioni e di persone che via via si sono aggiunte: prima due pazienti in sedia a rotelle, poi altri due del reparto vicino, un’altra è stata avvicinata con l’intero letto. In pochi minuti si è radunato un gruppo compreso anche di medici, infermieri e operatori. All’inizio ho notato una signora anziana in un angolo: sguardo spento, testa bassa. È bastato poco e, mentre lei richiedeva i brani di Tenco, gli altri battevano le mani e facevano il coro.
La SOC formazione e comunicazione ha programmato altri incontri nei reparti di SPDC, pediatria, terapia riabilitativa (fisiatria) con diversi musicisti e cantanti biellesi che si sono resi disponibili a questi eventi. La musica, dunque, continuerà a “medicare”.
Al termine della nostra esibizione - continua Paola - una paziente mi ha detto: "adesso non ho più dolore al ginocchio”. Obiettivo raggiunto!  

 

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