«Picchiata e minacciata con una pistola»
Gli effetti disastrosi della prescrizione hanno preso forma in tutta la loro negatività in un recente processo che si è tenuto in tribunale a Biella davanti al giudice, Iolanda Villano. In questo procedimento si ha un classico esempio del principio che la giustizia lenta non è mai vera giustizia. La “parte offesa”, una donna di 50 anni, aveva presentato denuncia contro il compagno della sorella che l’aveva in pratica cacciata dall’abitazione di Milano che condivideva con sua madre quand’era ancora in vita.
La donna era venuta ad abitare nel Biellese e precisamente in frazione Valle a Pralungo, in una casa a due passi dal torrente Oropa. Stando a quanto la stessa donna aveva denunciato, il 2 aprile 2008, il compagno della sorella l’aveva aggredita alle spalle mentre lei era impegnata a raccogliere della legna per la stufa. L’aveva quindi malmenata a schiaffi, calci e pugni e, non ancora soddisfatto – stando sempre alla denuncia e al capo d’accusa – l’uomo le aveva puntato in faccia la canna di una pistola a tamburo. Roba da rimanerci secchi dalla paura. L’aveva quindi minacciata: «Se ti ripresenti un’altra volta a Milano… ti ammazzo». Alla fine se n’era andato.
La donna, pesta e dolorante, aveva chiesto l’intervento dell’ambulanza del “118” con il telefono cellulare ed era stata portata in ospedale. Già in serata era stata dimessa con prognosi di una decina di giorni. Nonostante la gravità delle minacce, le botte e la presenza dell’arma, di tempo ne è passato parecchio, troppo. Così, il giudice, è stato costretto a dichiarare il non doversi procedere con la formula “per essere il reato estinto per intervenuta prescrizione”.
V.Ca.
Gli effetti disastrosi della prescrizione hanno preso forma in tutta la loro negatività in un recente processo che si è tenuto in tribunale a Biella davanti al giudice, Iolanda Villano. In questo procedimento si ha un classico esempio del principio che la giustizia lenta non è mai vera giustizia. La “parte offesa”, una donna di 50 anni, aveva presentato denuncia contro il compagno della sorella che l’aveva in pratica cacciata dall’abitazione di Milano che condivideva con sua madre quand’era ancora in vita.
La donna era venuta ad abitare nel Biellese e precisamente in frazione Valle a Pralungo, in una casa a due passi dal torrente Oropa. Stando a quanto la stessa donna aveva denunciato, il 2 aprile 2008, il compagno della sorella l’aveva aggredita alle spalle mentre lei era impegnata a raccogliere della legna per la stufa. L’aveva quindi malmenata a schiaffi, calci e pugni e, non ancora soddisfatto – stando sempre alla denuncia e al capo d’accusa – l’uomo le aveva puntato in faccia la canna di una pistola a tamburo. Roba da rimanerci secchi dalla paura. L’aveva quindi minacciata: «Se ti ripresenti un’altra volta a Milano… ti ammazzo». Alla fine se n’era andato.
La donna, pesta e dolorante, aveva chiesto l’intervento dell’ambulanza del “118” con il telefono cellulare ed era stata portata in ospedale. Già in serata era stata dimessa con prognosi di una decina di giorni. Nonostante la gravità delle minacce, le botte e la presenza dell’arma, di tempo ne è passato parecchio, troppo. Così, il giudice, è stato costretto a dichiarare il non doversi procedere con la formula “per essere il reato estinto per intervenuta prescrizione”.
V.Ca.