Mussolini resta cittadino onorario di Biella: mozione respinta

In Consiglio Comunale è prevalsa la volontà della maggioranza di centrodestra di bocciare la proposta avanzata dal Pd. Le reazioni

Mussolini resta cittadino onorario di Biella: mozione respinta
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Come anticipato da “Eco di Biella”, di lunedì 28 aprile, il Consiglio comunale di Biella che si è riunito martedì a Palazzo Oropa ha bocciato le mozioni presentate dal Pd per revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e per assegnarla a Giacomo Matteotti e Iside Viana.

La votazione ha visto 17 consiglieri (sindaco compreso) dire “no” alla proposta, due consiglieri (Lega Nord) astenersi e 10 (la minoranza) appoggiare la proposta.

Immediate le reazioni politiche a quanto deciso

«Il Consiglio Comunale di Biella ha avuto l’occasione – storica, simbolica, politica – di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, su proposta del Comitato Matteotti. Come Alleanza Verdi e Sinistra Biella, pur non essendo presenti in aula in quanto forza non eletta, abbiamo sostenuto apertamente e con determinazione la mozione, invitando pubblicamente i cittadini a firmarla e dichiarando con chiarezza la nostra posizione. La maggioranza ha scelto di non decidere, anzi ha votato contro la proposta di revoca della cittadinanza a Mussolini e di non concederla a Giacomo Matteotti e a Iside Viana. Un atteggiamento pavido, ambiguo, privo del coraggio necessario a compiere un atto di chiarezza morale. Si sono dichiarati antifascisti, e va preso atto del passo avanti rispetto al silenzio assordante che domina il centrodestra nazionale. Ma le parole, senza i fatti, restano vuote. È utile ricordarlo soprattutto guardando a chi governa il Paese: la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ancora oggi, rifiuta di definirsi antifascista. E a Biella, il deputato Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, ha preferito tacere. Ma se fosse intervenuto, avremmo ascoltato il solito esercizio di ambiguità o peggio: molte parole retoriche, nessun antifascismo. Un silenzio che strizza l’occhio più al passato che alla Costituzione. La mozione doveva essere approvata. Non ci sono alibi. Chi oggi non ha avuto il coraggio di votarla, anzi di opporsi, ha scelto consapevolmente di lasciare intatto un simbolo che offende la storia democratica del nostro paese». Ha spiegarlo è Michele Magliola, di Sinistra Italiana Avs.

«723 volte diciamo “Biella è Antifascista”. 723 cittadine e cittadini inascoltate e inascoltati. 723 firme raccolte. In pochi giorni. Sono firme di persone di ogni età, orientamento e provenienza. Sono una voce corale, chiara, forte, civile, che chiedeva una cosa semplice: revocare la cittadinanza onoraria di Biella concessa a Benito Mussolini. Un atto simbolico, sì, ma non per questo privo di senso. Anzi: carico di senso storico, morale e istituzionale. Ieri in Consiglio comunale è stato detto a 723 cittadine e cittadini che “non ha senso”: ma cosa non ha senso? Togliere un’onorificenza a chi ha distrutto la democrazia, abolito i partiti, ammazzato, torturato e incarcerato gli oppositori, censurato la stampa, firmato le leggi razziali, portato l’Italia in guerra e al disastro? Se non ha senso oggi, quando dovrebbe averne? Ci è stato detto che “i commenti sui social dimostrano che non è un tema importante”. Da quando le reazioni sui social sono diventate il termometro della rilevanza di una questione storica e civile? Da quando il rumore di chi minimizza conta più della voce di chi riflette? Ci è stato detto che “siamo tutti e tutte antifasciste, ma la mozione è divisiva”. Ma allora cosa vuol dire essere antifascisti, se non si ha il coraggio di compiere nemmeno un gesto simbolico per ribadire quella scelta? È divisivo ricordare ciò che ci dovrebbe unire? No, la lezione che ci è stata impartita dalla maggioranza che governa Biella è che è più comodo rifugiarsi nell’ambiguità per non scontentare nessuno. La politica ancella dell’ipocrisia. In nessuno degli interventi della maggioranza di destra si è tenuto conto di un fatto semplice, ma fondamentale: questa non era una mozione di partito. Era la voce di un comitato di cittadine e cittadini liberi, che si sono organizzati dal basso per portare in consiglio comunale una richiesta limpida, democratica e civile. Ignorare questa voce non è solo una scelta politica: è un errore culturale e istituzionale. È un insulto e come tale va trattato. La seconda mozione, quella che chiedeva di conferire la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti e a Iside Viana, è stata discussa con fretta e con sufficienza, come se non meritasse attenzione, come se fosse solo un fastidio da archiviare in fretta. Eppure non ci sembrava di chiedere nulla di scandaloso: solo di onorare due figure che hanno rappresentato la resistenza alla violenza fascista e la dignità democratica. Il modo in cui sono state trattate le due mozioni dice molto. Sembra quasi che la maggioranza si sia sentita molto più toccata dal nostro voler togliere la cittadinanza a Mussolini che dal nostro volerla conferire a Matteotti e a Iside Viana. La verità è che queste mozioni sono state respinte non perché fossero sbagliate, ma perché sono scomode. Perché costringono a prendere posizione. Perché mettono a nudo l’incoerenza di chi a parole si dice antifascista, ma nei fatti preferisce girarsi dall’altra parte. Un tempo questo comportamento era definito “collaborazionismo”. Noi non ci giriamo dall’altra parte. Non siamo soli. Siamo 723 firme. 723 storie. 723 persone che credono che la memoria sia una responsabilità, non un fardello. Che la decenza democratica venga prima del calcolo politico. Che l’antifascismo non sia una posa, ma una pratica quotidiana. Siamo 723 e continueremo a crescere e a farci sentire» dice invece Luca Nobili di M come Matteotti. Insomma, lo strascico polemico sul 25 Aprile e sulla mozione sulla cittadinanza a Benito Mussolini probabilmente proseguirà anche nei prossimi mesi.

 

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