A processo uno stalker 65enne che rubava le mutandine alla vicina
Nel suo mirino la donna di 54 anni della Valle Elvo, alla quale rivolgeva insulti e minacce e rubava le mutandine.
Dovrà comparire di fronte al giudice il 14 gennaio del prossimo anno per aver più volte molestato una sua vicina di casa: questo è quanto è stato deciso riguardo il caso di E.F. (si mettono solo le iniziali così da tutelare la vittima di stalking) dal Giudice delle udienze preliminari, che nelle scorse settimane ha rinviato a giudizio l’uomo di 65 anni residente in un paese della Valle Elvo.
A processo uno stalker 65enne: la vittima temeva per la propria incolumità
Fra il mese di marzo e quello di aprile, infatti, l’uomo avrebbe minacciato e molestato la donna di 54 anni con condotte reiterate, provocando in lei un grave e perdurante stato d’ansia e paura, facendola addirittura temere per la propria incolumità personale e costringendola a mutare le proprie abitudini di vita.
Tanti gli atti persecutori
Fra i continui atti persecutori vi sarebbero stati anche quelli di inviarle numerosi messaggi su Whatsapp, il presentarsi a casa sua con cadenza quotidiana anche in orari serali per lasciarle, appeso al cancello di casa sua, delle buste contenenti dei fiori, del cibo e alcune lettere scritte di suo pugno, nonostante la donna gli avesse ripetutamente manifestato il suo disinteresse e chiesto di smetterla con questi gesti indesiderati.
Stato di ansia nella donna di 54 anni
Pur di evitare il suo stalker la vittima avrebbe quindi modificato i propri orari per non rincasare tardi da lavoro e rischiare d’incontrarlo da sola con il buio. Sempre per paura, la donna ha fatto anche installare delle videocamere di sorveglianza all’esterno della sua abitazione e cambiare la serratura di casa. Ciò, però, non sarebbe bastato a impedire che l’uomo entrasse nel cortile di casa sua senza esserne autorizzato, fatto che ha ulteriormente aggravato lo stato d’ansia della 54enne.
Altri dettagli sulle vicende dello stalker 65enne
Fra quanto emerso della vicenda durante l’udienza dal Giudice per le indagini preliminari, avrebbero colpito anche i dettagli riguardanti i comportamenti intimidatori da parte dell’uomo nei confronti della donna, a cui avrebbe rivolto frasi ingiuriose («Devi aprire le gambe per ottenere qualcosa») e minacciose («Se voglio entrare a casa tua entro anche senza chiavi»). Oltre a questi aspetti “verbali”, vi sono poi anche quelli più materiali: nel mese di marzo l’uomo le avrebbe infatti restituito un paio di mutandine e una canottiera che le aveva precedentemente sottratto, dicendole che le aveva utilizzate per masturbarsi.
Gianmaria Laurent Jacazio