«Pochi migranti in ogni Comune»

«Pochi migranti in ogni Comune»
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«Risolvere il problema dei migranti, sia dal punto di vista dell'ordine pubblico sia da quello dei problemi della loro gestione, si può. Non più grandi centri di accoglienza in pochi paesi, in una logica che non dà alcun margine di manovra ai Comuni, ma un'accoglienza diffusa: pochi migranti in ogni Comune, diciamo 5 o 6, ospitati in appartamenti sfitti».

E' l'invito che il presidente della Provincia, Emanuele Ramella Pralungo (in foto), ha rivolto nei giorni scorsi ai sindaci dei Comuni biellesi, al fine di spingerli a optare per una nuova strategia di fronte all'emergenza immigrazione. «Invito le amministrazioni a valutare l'ipotesi di candidarsi al bando ministeriale, quando questo aprirà, finalizzato proprio alle accoglienze diffuse, le cosiddette Sprar - chiarisce -: un metodo che consente ai Comuni, o alle Unioni, di assumere il ruolo di gestori, con l'aiuto degli enti che si occupano di queste tematiche, ricevendo quindi direttamente i fondi statali, i famosi 35 euro giornalieri. Questo consentirebbe di evitare grossi assembramenti di migranti in pochi centri, i cosiddetti Cas oggi presenti in numerosi paesi del territorio, con i conseguenti eventuali problemi di ordine pubblico, e di spalmare l'emergenza su tutta la provincia biellese, evitando anche possibili speculazioni di soggetti privati». L'esperimento, già applicato con successo nel Cuneese, ha già raccolto il favore di tutti i Comuni della Valle Elvo, che prenderanno parte al bando ministeriale sotto la guida dell'Unione montana, a condizione che vengano chiusi i centri attualmente aperti sul suo territorio e che vengano convertiti in accoglienze diffuse, distribuite tra tutti. La Valle di Mosso si è detta interessata e sta valutando la posizione delle singole amministrazioni. Meno interessato il Cossatese, mentre una certa sensibilità è stata mostrata anche dal Basso Biellese. Entro fine mese la Provincia raccoglierà tutte le adesioni alla proposta, quindi si farà parte attiva per aiutare le amministrazioni che vogliano affrontare il percorso dello Sprar. Un processo al quale Ramella guarda con grande fiducia, auspicando ampia adesione: «I Comuni che sceglieranno l’accoglienza diffusa potranno aiutomaticamente sentirsi esclusi dalla possibilità di veder attuati i Cas, ovvero i grandi centri accoglienza coordinati dalla Prefettura, con gestori privati, sul loro territorio. Gli altri devono invece convincersi che per loro non resterà invece che la via dei Cas, questa volta imposti dall’alto».

Intanto, la partita immigrazione si arricchirà lunedì di una nuova puntata: sono infatti in arrivo a Valle Mosso  21 pakistani, i quali saranno ospitati nella struttura di via Bartolomeo Sella messa a punto dal consorzio “Il filo da tessere”. I pakistani provengono dalle struttura di via Coda a Chiavazza: l’ex scuola messa a disposizione dal Comune di Biella verrà infatti chiusa. A Valle Mosso i pakistani vivranno in regime di semiautonomia. Per loro il parroco don Mario Foglia Parrucin organizzerà un pranzo di benvenuto nei locali della parrocchia; preoccupati invece i residenti nei pressi dello stabile di via Sella, promotori di una raccolta firme che aveva raggiunto le 450 adesioni: «Speriamo bene», affermano.
Per martedì, infine, è previsto il trasferimento di altri migranti dalla struttura di via Coda: circa in 25 saranno destinati all’ex albergo bel Sit di Cossato.
Veronica Balocco

«Risolvere il problema dei migranti, sia dal punto di vista dell'ordine pubblico sia da quello dei problemi della loro gestione, si può. Non più grandi centri di accoglienza in pochi paesi, in una logica che non dà alcun margine di manovra ai Comuni, ma un'accoglienza diffusa: pochi migranti in ogni Comune, diciamo 5 o 6, ospitati in appartamenti sfitti».

E' l'invito che il presidente della Provincia, Emanuele Ramella Pralungo (in foto), ha rivolto nei giorni scorsi ai sindaci dei Comuni biellesi, al fine di spingerli a optare per una nuova strategia di fronte all'emergenza immigrazione. «Invito le amministrazioni a valutare l'ipotesi di candidarsi al bando ministeriale, quando questo aprirà, finalizzato proprio alle accoglienze diffuse, le cosiddette Sprar - chiarisce -: un metodo che consente ai Comuni, o alle Unioni, di assumere il ruolo di gestori, con l'aiuto degli enti che si occupano di queste tematiche, ricevendo quindi direttamente i fondi statali, i famosi 35 euro giornalieri. Questo consentirebbe di evitare grossi assembramenti di migranti in pochi centri, i cosiddetti Cas oggi presenti in numerosi paesi del territorio, con i conseguenti eventuali problemi di ordine pubblico, e di spalmare l'emergenza su tutta la provincia biellese, evitando anche possibili speculazioni di soggetti privati». L'esperimento, già applicato con successo nel Cuneese, ha già raccolto il favore di tutti i Comuni della Valle Elvo, che prenderanno parte al bando ministeriale sotto la guida dell'Unione montana, a condizione che vengano chiusi i centri attualmente aperti sul suo territorio e che vengano convertiti in accoglienze diffuse, distribuite tra tutti. La Valle di Mosso si è detta interessata e sta valutando la posizione delle singole amministrazioni. Meno interessato il Cossatese, mentre una certa sensibilità è stata mostrata anche dal Basso Biellese. Entro fine mese la Provincia raccoglierà tutte le adesioni alla proposta, quindi si farà parte attiva per aiutare le amministrazioni che vogliano affrontare il percorso dello Sprar. Un processo al quale Ramella guarda con grande fiducia, auspicando ampia adesione: «I Comuni che sceglieranno l’accoglienza diffusa potranno aiutomaticamente sentirsi esclusi dalla possibilità di veder attuati i Cas, ovvero i grandi centri accoglienza coordinati dalla Prefettura, con gestori privati, sul loro territorio. Gli altri devono invece convincersi che per loro non resterà invece che la via dei Cas, questa volta imposti dall’alto».

Intanto, la partita immigrazione si arricchirà lunedì di una nuova puntata: sono infatti in arrivo a Valle Mosso  21 pakistani, i quali saranno ospitati nella struttura di via Bartolomeo Sella messa a punto dal consorzio “Il filo da tessere”. I pakistani provengono dalle struttura di via Coda a Chiavazza: l’ex scuola messa a disposizione dal Comune di Biella verrà infatti chiusa. A Valle Mosso i pakistani vivranno in regime di semiautonomia. Per loro il parroco don Mario Foglia Parrucin organizzerà un pranzo di benvenuto nei locali della parrocchia; preoccupati invece i residenti nei pressi dello stabile di via Sella, promotori di una raccolta firme che aveva raggiunto le 450 adesioni: «Speriamo bene», affermano.
Per martedì, infine, è previsto il trasferimento di altri migranti dalla struttura di via Coda: circa in 25 saranno destinati all’ex albergo bel Sit di Cossato.
Veronica Balocco

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