Approfondimento

Caso molestie in centro, «Decine di segnalazioni servite a nulla»

Greta Cogotti sul caso di Ikram Muhammad, pakistano di 35 anni arrestato per molestie.

Caso molestie in centro, «Decine di segnalazioni servite a nulla»
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«Lo sapevamo tutti. Tutti. Nessuno escluso. Associazioni, operatori e volontari avevano fatto tante di quelle segnalazioni che ormai non si possono più contare. Eppure la risposta è sempre la stessa: “Se lui viene qui da solo a prendere i farmaci lo curiamo”». Sono queste le parole pubblicate sui social da Greta Cogotti, consigliere comunale e volontaria di diverse associazioni biellesi, riguardo il caso di Ikram Muhammad (nella foto rilasciata a ECO DI BIELLA da una giovane biellese da lui avvicinata), il cittadino pakistano di 35 anni arrestato due settimane fa all’epilogo delle vicende di molestie nei confronti di diverse giovani donne biellesi a cui, per diverse volte nelle settimane precedenti, avrebbe mostrato i genitali in pieno giorno nelle vie del centro urbano. Si tratta di una persona «che non sa dove si trova - ha scritto Cogotti - che non sa che giorno è, che urla nel sonno per via degli incubi, che parla un po’ inglese e un po’ italiano, facendo frasi sconnesse con la realtà», una persona per la quale l’Asl di Biella, però, avrebbe «fatto troppo poco».

Ikram Muhammad
Ikram Muhammad nella foto rilasciata a ECO DI BIELLA da una giovane biellese da lui avvicinata

Caso molestie in centro

«Mi rendo conto - precisa poi Cogotti a Eco di Biella - che ci sono dei limiti agli sforzi che possono fare i medici del territorio e che il taglio delle risorse alla Sanità influisce direttamente anche su casi come questo... Ma se fosse stato seguito forse avrebbe potuto essere reintegrato nella società invece di aggravare la sua posizione. Io sono informata dei fatti - aggiunge - in quanto faccio parte di diverse associazioni biellesi e servo il cibo come volontaria nella “Mensa il pane quotidiano”: negli ultimi tempi ci ho avuto a che fare, è una persona con problemi psichici, ma non è sempre stato così. È nel Biellese da circa otto anni e vi si trovava bene - racconta - aveva un lavoro e una ragazza, poi ha perso tutto e ha iniziato a molestare le persone. Il reato c’è stato e la giustizia deve fare il suo corso - evidenzia in conclusione - c’è però stata una mancanza di attenzione da parte delle autorità sanitarie nei suoi confronti: quando si hanno delle fragilità di tipo psichiatrico e non si è seguiti è inevitabile che si aggravino».

Attualmente in carcere, si valuta una struttura

L’uomo, assistito dall’avvocato Marco Cavicchioli, si trova attualmente in carcere e nei prossimi giorni si valuterà che cosa fare: non è da escludere che venga richiesta una nuova perizia delle sue condizioni psichiche e che in futuro venga trovata una soluzione alternativa al carcere, come il ricovero in una struttura che possa occuparsi della sua salute mentale.

Gianmaria Laurent Jacazio

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