M1, il lupo biellese, invecchia ma è ancora vivo
ALTA VALSESSERA - L’avanzare dell’età, unita ai dati scientifici che vogliono la sua prospettiva di vita non più tanto proiettata nel futuro, induce ad essere curiosi. Forse troppo, davanti a un solitario come lui. Ma chiedersi che ne sia di M1, e tenere la cosa sott’occhio, è ormai questione irrinunciabile, considerato che, per volontà di natura, potrebbe andarsene da un giorno all’altro. Non stiamo parlando di briciole, d’altro canto. M1 è l’unico lupo stabilmente insediato sul territorio biellese, l’unico avvistato, l’unico conosciuto materialmente dagli studiosi. E perderlo, dopo oltre nove anni di permanenza nelle selvagge terre dell’Alta Valsessera - quando comunque l’aspettativa di vita della specie difficilmente supera la dozzina d’anni - sarebbe davvero una mancanza.
E così, per questo senso di curiosità, negli stessi giorni in cui la Regione Piemonte ha preso un importante provvedimento proprio a difesa di questa specie, la mente è tornata alle sorti del lupo valsesserino. Ancora attestato nell’inverno del 2015, poi fondamentalmente caduto nel silenzio delle cronache giornalistiche. Ma la natura non conosce pause, neppure quando la carta stampata latita. E così l’avventura di M1 è andata avanti, e oggi si trova arricchita di nuovi elementi: positivi, fortunatamente, perché segnalatori di una vita che prosegue. «Durante l’inverno è stato molto difficile individuare il lupo - spiega il guardiacaccia del Comparto alpino Alessandro Castello, l’uomo cui, con gli operatori della Provincia, spetta il compito materiale di raccogliere sul territorio i segni della presenza di M1 da inviare poi al Centro grandi carnivori di Entracque, dove lavora l’esperta di lupi Francesca Marucco -. Sino a gennaio non c’è stata neve, e anche dopo non abbiamo individuato molte tracce». Il lupo deve quindi aver scelto di trascorrere i mesi freddi in una certa tranquillità, sempre attendendo - perché questo è ciò che gli studiosi dicono stia facendo - la femmina con cui accoppiarsi. Una femmina che però la natura, o forse uno strano destino, non gli ha mai voluto consegnare. Risultato è che del lupo si sono raccolti complessivamente tre segni di passaggio, campioni di escrementi individuati rispettivamente nei pressi del ponte sul Dolca, nella zona del rio Caramala e al Selletto Grosso, per lo più nelle vicinanze della strada carrozzabile. «Tutti reperti che ora dovremo analizzare - spiega Francesca Marucco, coodinatore tecnico-scientifico del progetto Life Wolfalps - per verificare con certezza scientifica che si tratti dello stesso esemplare di sempre». La presenza degli escrementi, infatti, a rigor di scienza non è prova sufficiente per affermare che M1 sia ancora vivo. Potrebbe in effetti non essere lui. «Ma le probabilità che sia un altro sono minime», conclude Marucco.
Intanto, proprio di lupi ha parlato nei giorni scorsi anche il consiglio regionale. Nei giorni scorsi l’assemblea ha infatti votato l’atto di indirizzo, promosso dal consigliere biellese Vittorio Barazzotto, che invita la giunta regionale ad evitare, in sede di conferenza Stato-Regioni, la deroga al divieto di abbattimento dei lupi in Italia. Soddisfatto Barazzotto: «Il Consiglio regionale del Piemonte ha deciso di dare un messaggio importante e coerente al Governo. L’obiettivo dell’ordine del giorno è quello di considerare gli aspetti scientifici legati all’argomento e non lasciarsi influenzare dall’emotività. La convivenza tra uomo e lupo deve essere però garantita da una serie di azioni ed alternative che evitino però l’abbattimento: l’uccisione dei lupi senza considerare altre misure non può essere accettabile. Esistono buone pratiche che tengono lontano il lupo dagli allevamenti. La sola presenza dell’uomo è il principale deterrente nei pressi dei centri abitati. Dobbiamo fissare obiettivi e metodi, è il nostro compito, specie in una regione nella quale negli ultimi quindici anni sono stati avviati e gestiti progetti importanti di studio».
Veronica Balocco
ALTA VALSESSERA - L’avanzare dell’età, unita ai dati scientifici che vogliono la sua prospettiva di vita non più tanto proiettata nel futuro, induce ad essere curiosi. Forse troppo, davanti a un solitario come lui. Ma chiedersi che ne sia di M1, e tenere la cosa sott’occhio, è ormai questione irrinunciabile, considerato che, per volontà di natura, potrebbe andarsene da un giorno all’altro. Non stiamo parlando di briciole, d’altro canto. M1 è l’unico lupo stabilmente insediato sul territorio biellese, l’unico avvistato, l’unico conosciuto materialmente dagli studiosi. E perderlo, dopo oltre nove anni di permanenza nelle selvagge terre dell’Alta Valsessera - quando comunque l’aspettativa di vita della specie difficilmente supera la dozzina d’anni - sarebbe davvero una mancanza.
E così, per questo senso di curiosità, negli stessi giorni in cui la Regione Piemonte ha preso un importante provvedimento proprio a difesa di questa specie, la mente è tornata alle sorti del lupo valsesserino. Ancora attestato nell’inverno del 2015, poi fondamentalmente caduto nel silenzio delle cronache giornalistiche. Ma la natura non conosce pause, neppure quando la carta stampata latita. E così l’avventura di M1 è andata avanti, e oggi si trova arricchita di nuovi elementi: positivi, fortunatamente, perché segnalatori di una vita che prosegue. «Durante l’inverno è stato molto difficile individuare il lupo - spiega il guardiacaccia del Comparto alpino Alessandro Castello, l’uomo cui, con gli operatori della Provincia, spetta il compito materiale di raccogliere sul territorio i segni della presenza di M1 da inviare poi al Centro grandi carnivori di Entracque, dove lavora l’esperta di lupi Francesca Marucco -. Sino a gennaio non c’è stata neve, e anche dopo non abbiamo individuato molte tracce». Il lupo deve quindi aver scelto di trascorrere i mesi freddi in una certa tranquillità, sempre attendendo - perché questo è ciò che gli studiosi dicono stia facendo - la femmina con cui accoppiarsi. Una femmina che però la natura, o forse uno strano destino, non gli ha mai voluto consegnare. Risultato è che del lupo si sono raccolti complessivamente tre segni di passaggio, campioni di escrementi individuati rispettivamente nei pressi del ponte sul Dolca, nella zona del rio Caramala e al Selletto Grosso, per lo più nelle vicinanze della strada carrozzabile. «Tutti reperti che ora dovremo analizzare - spiega Francesca Marucco, coodinatore tecnico-scientifico del progetto Life Wolfalps - per verificare con certezza scientifica che si tratti dello stesso esemplare di sempre». La presenza degli escrementi, infatti, a rigor di scienza non è prova sufficiente per affermare che M1 sia ancora vivo. Potrebbe in effetti non essere lui. «Ma le probabilità che sia un altro sono minime», conclude Marucco.
Intanto, proprio di lupi ha parlato nei giorni scorsi anche il consiglio regionale. Nei giorni scorsi l’assemblea ha infatti votato l’atto di indirizzo, promosso dal consigliere biellese Vittorio Barazzotto, che invita la giunta regionale ad evitare, in sede di conferenza Stato-Regioni, la deroga al divieto di abbattimento dei lupi in Italia. Soddisfatto Barazzotto: «Il Consiglio regionale del Piemonte ha deciso di dare un messaggio importante e coerente al Governo. L’obiettivo dell’ordine del giorno è quello di considerare gli aspetti scientifici legati all’argomento e non lasciarsi influenzare dall’emotività. La convivenza tra uomo e lupo deve essere però garantita da una serie di azioni ed alternative che evitino però l’abbattimento: l’uccisione dei lupi senza considerare altre misure non può essere accettabile. Esistono buone pratiche che tengono lontano il lupo dagli allevamenti. La sola presenza dell’uomo è il principale deterrente nei pressi dei centri abitati. Dobbiamo fissare obiettivi e metodi, è il nostro compito, specie in una regione nella quale negli ultimi quindici anni sono stati avviati e gestiti progetti importanti di studio».
Veronica Balocco