I dati dell'Osservatorio Cavaglià trasmessi all'Università di Stanford
La struttura biellese collabora con l’ateneo americano. Un contributo alla ricerca sul clima globale e sulle implicazioni per le comunicazioni.
La struttura biellese collabora con l’ateneo americano. Un contributo alla ricerca sul clima globale e sulle implicazioni per le comunicazioni.
L'annuncio
L’Osservatorio astronomico di Cavaglià ha annunciato ufficialmente la collaborazione di condivisione dati con l’Università di Stanford tramite l’utilizzo del Super SID, Sudden Ionospheric Disturbance, ovvero uno strumento avanzato che permette di monitorare e studiare in dettaglio i disturbi ionosferici improvvisi, causati da eventi solari.
Il Super SID è un ricevitore radio progettato per rilevare i segnali VLF (Very Low Frequency) che vengono riflessi dalla ionosfera terrestre. La ionosfera è uno strato dell’atmosfera che contiene particelle cariche elettricamente e gioca un ruolo cruciale nelle comunicazioni radio. Quando il Sole emette radiazioni intense, come durante le eruzioni solari, queste ultime possono perturbare la ionosfera, causando variazioni nei segnali radio che si possono rilevare con il Super SID.
Come funziona
Il Super SID capta i segnali radio a bassa frequenza trasmessi da stazioni terrestri; questi ultimi viaggiano verso l’alto, vengono riflessi dalla ionosfera e ritornano sulla Terra. Le variazioni nei segnali VLF riflessi indicano cambiamenti nella densità e composizione della ionosfera, causati principalmente da radiazioni solari. Le informazioni raccolte dal Super SID verranno inviate all’Università di Stanford, dove saranno analizzate insieme a quelle provenienti da altre stazioni di monitoraggio in tutto il mondo.
Il progetto
Partecipare a questo progetto consente di contribuire alla ricerca globale sul clima spaziale e sulle sue implicazioni per le comunicazioni e le tecnologie terrestri. Inoltre, offre un’opportunità unica alla comunità di Cavaglià di essere coinvolta direttamente in ricerche scientifiche all'avanguardia.
Il team dell’Osservatorio di Cavaglià ha spiegato a “Eco di Biella” come è nata questa opportunità: «Il nostro collega Lorenzo Rota ha mantenuto i contatti con Stanford, grazie a sue collaborazioni passate, e qualche mese fa ha mandato la richiesta. Loro ci hanno fatto avere i materiali direttamente dal loro laboratorio e ora siamo al lavoro. Abbiamo già montato l’antenna e speriamo di avere un sistema funzionante nel giro di poco tempo. Servendoci di questo speciale strumento, ad esempio, potremo prevedere con buon anticipo fenomeni aurorali simili a quelli avvenuti poco tempo fa. Siamo un gruppo affiatato, ognuno con il nostro compito, e siamo molto orgogliosi di partecipare a questo progetto».
Samir Bertolotto