Violenza sulle donne

"Giulia potevo essere io". Il racconto: "In viaggio a Roma, stuprata dal fidanzato che volevo lasciare"

Amelia, 21 anni: "Chiuse a chiave la porta della stanza e mi disse 'o facciamo qualcosa o nessuno esce di qua'. E così fece"

"Giulia potevo essere io". Il racconto: "In viaggio a Roma, stuprata dal fidanzato che volevo lasciare"
Pubblicato:

Di seguito la testimonianza di Amelia, 21 anni, che ha voluto la sua esperienza di violenza a Eco di Biella ("Giulia potevo essere io", 5 storie di giovani ragazze sono uscite sul numero di lunedì 5 dicembre, ) per dare voce a chi voce non ne ha più.

La storia di violenza subita da Amelia

Nel raccontare la sua storia, Amelia è stata catapultata al 2020: "Ero fidanzata con questo ragazzo, le cose tra di noi non andavano bene da un bel po’, si potrebbe definire una relazione tossica, da cui era impossibile uscire, veniva sotto casa mia, scriveva a mia madre e mi ricattava emotivamente con frasi come: “vuoi veramente farmi questo? Se mi lasci mi ammazzo!”, “mia madre ti odierà per sempre e anche io”.

"Per il mio compleanno - ricorda Amelia - mi regalò un viaggio a Roma, non volevo andarci sola con lui, non mi sentivo al sicuro, ma non volevo parlarne con mia madre, perché avevo paura. Partimmo per Roma e più tempo passavo fuori a visitare la città meno tempo dovevo stare nella stessa stanza con lui. L’ultimo giorno però lui aveva altri piani: sperando, probabilmente, che facendo sesso le cose tra di noi sarebbero migliorate, ha iniziato a toccarmi e farsi toccare, ho provato in tutti i modi a dire di no ma non c’è stato verso, ha chiuso a chiave la camera e, dopo aver messo la chiave dove non potessi arrivare disse: “O facciamo qualcosa, o nessuno esce da qua”. Mi sono trovata sul letto, continuavo a ripetere che mi faceva male e non volevo continuare, ma nonostante i miei lamenti e i miei no non c’è stato modo di fermarlo, lui doveva finire e io dovevo farlo finire. E così è stato. Solo dopo un mese ho realizzato che quello era stato uno stupro in piena regola, nella mia testa era troppo tardi per denunciare e forse non lo avrei comunque fatto per la vergogna che provavo e per la paura di non essere creduta. Non potevo dirlo a nessuno, ero imbarazzata e, ancora oggi, non l’ho detto alla mia famiglia. Solo i miei migliori amici lo sanno".

Amelia racconta di come quell’abuso abbia cambiato il suo modo di vivere il sesso e le relazioni: "Non riuscivo a dire di no, ho fatto cose con ragazzi di cui mi pento tantissimo e il motivo è che ho avuto paura di dire basta, perché pensavo sarebbe stato meno difficile".
Verso la fine dell’intervista Amelia ha tenuto a lasciare un messaggio: "Tantissime ragazze hanno vissuto abusi analoghi e peggiori di quelli che ho subito io e a tutte loro dico: mi dispiace, vi abbraccio fortissimo, non fate il mio stesso errore, il nome di quella persona deve essere conosciuto... denunciate! E voi uomini, se venite a conoscenza di situazioni del genere non state in silenzio, non vi rende meno uomini parlarne, vi rende coraggiosi, rende tutti più coraggiosi. Vogliatevi bene: parlate di violenze perché, se non parli del problema tu sei il problema".

Elena De Toffoli

Seguici sui nostri canali