Parla l'ex fidanzato di Marcella Aiazzone: "Ecco perché mi deve 570mila euro"
Mario Falchi chiede oltre mezzo milione di euro: "Abbiamo vissuto insieme in quella villa di Ventimiglia durante il covid, ma eravamo anche soci"
Quando finisce un amore, si sa, nella maggior parte dei casi non ci si lascia benissimo. Quando poi di mezzo ci sono anche soldi e quant'altro la situazione rischia di complicarsi ulteriormente. E' quello che sembra sia accaduto tra Marcella Aiazzone, una delle tre figlie di Giorgio, il visionario "re del mobile" che ha portato a far conoscere Biella in tutta Italia per un decennio almeno, e un imprenditore e scultore monegasco di origni italiane, Mario Falchi, 54 anni, che l'ha trascinata in tribunale.
Mario Falchi: "Marcella mi deve 570mila euro"
Falchi, nella causa civile aperta davanti al Tribunale di Imperia, competente per territorio perché i fatti oggetto del contendere si sono
in gran parte svolti a Ventimiglia (dove a quanto pare vive ora Marcella Aiazzone) reclama un credito di 570mila euro. Lo abbiamo incontrato per comprendere da cosa nascano questi crediti. Abbiamo chiesto, attraverso i suoi legali, una replica anche a Marcella Aiazzone. Ma la risposta è stata "nessun commento" in attesa che sia un giudice ad esprimersi nell'udienza fissata per il prossimo mese di aprile.
Tra le sue richieste di "indennizzo" di Mario Falchi, anche il suo "impegno" nelle trattative e nella ristrutturazione della villa di Ventimiglia nella quale anche lui ha vissuto. Una villa a Latte in cui anche Falchi ha vissuto per un certo periodo.
"In quella villa io e Marcella abbiamo vissuto insieme durante il periodo covid e poi alternativamente a Monaco, dove avevamo entrambi la residenza. Avevo fatto io le trattative con il notaio per ottenere quel prezzo di 600mila euro e ho seguito tutti i lavori di ristrutturazione. Ora la villa, che abbiamo dotato anche di una piscina costata 100mila euro, vale almeno il doppio, anche un milione e 400mila
euro ai valori attuali di mercato. Doveva essere un’operazione immobiliare, poi Marcella ha deciso di viverci lei e il progetto immobiliare si è arrestato cosi».
Quando ha conosciuto Marcella Aiazzone?
«Nel 2016. Presentati da amici comuni a Montecarlo. Lei viveva in un piccolo alloggio nel Principato. Prima è iniziata una simpatia, poi abbiamo deciso di fare insieme delle operazioni, sia immobiliari che finanziarie, che ho sostanzialmente gestito sempre io, avendo contatti con agenzie immobiliari a Monaco, con architetti e imprese di ristrutturazione».
Risulta che Marcella Aiazzone fosse proprietaria di un bell’appartamento nel Principato, poi venduto per 6 milioni di euro...
«E’ vero, ma inizialmente lo affittava. Poi l’ha venduto per 6 milioni di euro, confermo. Al processo, questo particolare è emerso chiaramente,
dopo che Marcella ha ammesso che l’alloggio era controllato da una società con sede a Panama».
C’è chi ha ipotizzato che a Panama possano esserci altri fondi. E’ emerso anche questo al processo?
«No e non mi risulta. Tenderei a escluderlo. Marcella ha avuto importanti disponibilità di denaro solo dopo la vendita di quell’alloggio. Attraverso una società monegasca abbiamo acquistato tre appartamenti a Montecarlo: lei ha messo il denaro (4,5 milioni di euro, ndr) ma il business l’ho fatto io: comprare bene, ristrutturare con gusto e vendere bene. Infatti abbiamo avuto un guadagno di un milione di euro.
L’accordo prevedeva di dividere l’utile equamente: 50% a testa, invece mi ha dato solo il 20%, quindi circa 200mila euro».
E ora lei chiede i 300mila mancanti. Ma come si arriva ai 570mila pretesi?
«Io ho fatto anche diverse operazione di trading che sono andate a buon fine. Azioni di Virgin, Galactic e Tesla acquistate a mezzo milione e rivendute bene, con un utile di circa 250mila euro. Doveva essere 50% a testa anche in quel caso. Mi ha saldato solo 23mila euro, gli altri 102mila li attendo ancora adesso. Poi c’è il mio impegno legato all’acquisto e alla ristrutturazione della villa di Latte e nella trattativa per
rilevare un ristorante nel nuovo porto di Cala del Forte a Ventimiglia» .
Operazione che non si è conclusa…
«Ci ho lavorato un anno intero, tra architetti, ricerca dei materiali e trattative, investendo soldi miei. Era tutto pronto, poi quando abbiamo fatto l’incontro per firmare il contratto e il commercialista ha chiesto informazioni, per le norme sull’antiriciclaggio, sulla provenienza del denaro, Marcella è andata via e non se n’è più fatto nulla».
Perché vi siete lasciati? Per questi problemi di soldi?
«La relazione era a margine, la nostra era soprattutto una società di fatto. Era Marcella che aveva voluto così. Diceva a tutti che io ero il suo socio. I nostri rapporti sono naufragati nel settembre 2021. Preferisco non aggiungere altro. Mi chiedo solo come abbia potuto rovinare tutto quello che abbiamo costruito. Da quando ci siamo conosciuti io penso di averle cambiato la vita».
Più deluso che arrabbiato...
«Guardi, questa è la prima intervista che rilascio a un giornale dall’inizio di questa vicenda. Gliene parlo volentieri perché mi aiuta a stare meglio… non è stato un bel periodo, ma ne sto uscendo bene. E spero solo che questa controversia si concluda positivamente il 9 aprile del prossimo anno, quando il giudice Cento ha fissato l’udienza per le conclusioni».
Da dove arriva Mario Falchi?
«Sono nato in Belgio, a Bruxelles, nel 1969, da genitori sardi, di Nuoro per la precisione, è ho un figlio di 15 anni, che vive a Montecarlo, dove
mi sono trasferito a 30 anni. Qui dai primi anni 2000 ho prima realizzato una rivista patinata sui mega yacht, poi ho organizzato, fino al 2012, una Fiera dell’architettura con ospiti i più famosi architetti d’Europa, quindi ho fondato (e successivamente venduto) il brand
Espresso Montecarlo, capsule di caffè, e infine le attività immobiliari e di trading insieme a Marcella».
Lei si è fatto un nome anche come artista, lavora il ferro, l’acciaio, ha all’attivo diverse esposizioni...
«Una passione ereditata da mio padre, che era un saldatore professionale. Purtroppo adesso non ho molto tempo per realizzare opere,
sono concentrato su un nuovo progetto a Montecarlo: una soluzione biologica per la pulizia delle barche direttamente in porto, utilizzando l’acqua del mare, trattata e senza consumo di energia».