«A subire la Brexit saremo noi giovani»

BIELLA - La chiamavano “generazione Erasmus”. Riferimento a uno specifico progetto, per enfatizzare lo spirito, ereditato da Erasmo da Rotterdam, con il quale sono state cresciute le nuove generazioni. Ma, ora che con l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa indicato dalla Brexit, la “generazione Erasmus” perde una delle mete più significative per le sue esperienze formative legate alla mobilità, è anche e soprattutto a loro, ai giovani, che c'è da pensare. A chi l'Unione Europea ha promesso e a chi sarà tolto. A chi ha votato, su suolo britannico, per il “Remain”, mostrano i bilanci, ma che non è stato tra i primi pensieri degli ultracinquantenni, quei nostalgici che hanno vinto preferendo il “Leave”.
«Ciò che ci lascia di stucco è che la decisione è stata determinata da persone che non dovranno convivere, in futuro, con questa decisione stessa», è la considerazione di Alice Pistono (nella foto a sinistra), studentessa biellese che ha appena concluso il primo anno, di quattro, di Ingegneria genetica al University College of London. «Il clima a Londra era molto diverso, rispetto a quanto emerso con questo voto: a maggio, in università è stato fatto un sondaggio di prova e l’85 per cento degli studenti ha votato per il sì schiacciante per restare nell’Ue». L’Università pubblica in Gran Bretagna costa 9mila sterline l’anno: fino alla Brexit anche gli studenti “di fuori” potevano accedere al prestito per la copertura, da rimborsare entro 30 anni. Cosa ne sarà, adesso, di questo aiuto allo studio? «L’Università ci ha avvertiti subito via mail che chi ha già intrapreso il percorso continuerà fino alla fine con la stessa tassazione. Di sicuro, ci aspettano difficoltà per il lavoro, il vitto e alloggio. E così per la burocrazia, come l’equipollenza del titolo che conseguirò». E pensare, sottolinea Alice, che gli studenti internazionali sono il 40 per cento, nel suo ateneo. Quanto “costerà” andare a Londra? « Non cambierà tutto subito, ma la prima cosa che ho pensato è che i ragazzi dovranno fare il passaporto; prima, invece, bastava carta di identità o, per i minori, nullaosta - dice la professoressa Deborah Gilmore (nella foto a destra), gallese a Biella dal 1999 - Devo dire che, in un viaggio fatto a febbraio, alla dogana a Londra ci hanno detto che era meglio munirsi di passaporto. Questo clima, insomma, era già nell’aria. E da diversi anni la tendenza era negativa. Si procederà, credo, in modo simile agli Stati Uniti».
La prospettiva: tasse più alte, il venir meno dell’assistenza sanitaria gratuita, visti speciali, la necessità di avere una destinazione formativa e professionale stabilita prima ancora di partire. «Speriamo si trovi un compromesso», l’auspicio di Deborah Gilmore per i suoi studenti.
Giovanna Boglietti
Leggi di più sul dopo Brexit sull'Eco di Biella di sabato 25 giugno 2016
BIELLA - La chiamavano “generazione Erasmus”. Riferimento a uno specifico progetto, per enfatizzare lo spirito, ereditato da Erasmo da Rotterdam, con il quale sono state cresciute le nuove generazioni. Ma, ora che con l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa indicato dalla Brexit, la “generazione Erasmus” perde una delle mete più significative per le sue esperienze formative legate alla mobilità, è anche e soprattutto a loro, ai giovani, che c'è da pensare. A chi l'Unione Europea ha promesso e a chi sarà tolto. A chi ha votato, su suolo britannico, per il “Remain”, mostrano i bilanci, ma che non è stato tra i primi pensieri degli ultracinquantenni, quei nostalgici che hanno vinto preferendo il “Leave”.
«Ciò che ci lascia di stucco è che la decisione è stata determinata da persone che non dovranno convivere, in futuro, con questa decisione stessa», è la considerazione di Alice Pistono (nella foto a sinistra), studentessa biellese che ha appena concluso il primo anno, di quattro, di Ingegneria genetica al University College of London. «Il clima a Londra era molto diverso, rispetto a quanto emerso con questo voto: a maggio, in università è stato fatto un sondaggio di prova e l’85 per cento degli studenti ha votato per il sì schiacciante per restare nell’Ue». L’Università pubblica in Gran Bretagna costa 9mila sterline l’anno: fino alla Brexit anche gli studenti “di fuori” potevano accedere al prestito per la copertura, da rimborsare entro 30 anni. Cosa ne sarà, adesso, di questo aiuto allo studio? «L’Università ci ha avvertiti subito via mail che chi ha già intrapreso il percorso continuerà fino alla fine con la stessa tassazione. Di sicuro, ci aspettano difficoltà per il lavoro, il vitto e alloggio. E così per la burocrazia, come l’equipollenza del titolo che conseguirò». E pensare, sottolinea Alice, che gli studenti internazionali sono il 40 per cento, nel suo ateneo. Quanto “costerà” andare a Londra? « Non cambierà tutto subito, ma la prima cosa che ho pensato è che i ragazzi dovranno fare il passaporto; prima, invece, bastava carta di identità o, per i minori, nullaosta - dice la professoressa Deborah Gilmore (nella foto a destra), gallese a Biella dal 1999 - Devo dire che, in un viaggio fatto a febbraio, alla dogana a Londra ci hanno detto che era meglio munirsi di passaporto. Questo clima, insomma, era già nell’aria. E da diversi anni la tendenza era negativa. Si procederà, credo, in modo simile agli Stati Uniti».
La prospettiva: tasse più alte, il venir meno dell’assistenza sanitaria gratuita, visti speciali, la necessità di avere una destinazione formativa e professionale stabilita prima ancora di partire. «Speriamo si trovi un compromesso», l’auspicio di Deborah Gilmore per i suoi studenti.
Giovanna Boglietti
Leggi di più sul dopo Brexit sull'Eco di Biella di sabato 25 giugno 2016