indagine cgia

Artigianato biellese: continua l'emorragia

Rischio scomparsa per molte professioni nella nostra provincia

Artigianato biellese: continua l'emorragia
Pubblicato:
Aggiornato:

Continua a diminuire il numero degli artigiani presenti nel Biellese.  Secondo lo studio di Cgia, tra il 2012 e il 2022, la provincia di Biella ha perso 1.900 artigiani (-24,3%).  A livello nazionale, dal 2012 sono scesi di quasi 325 mila unità (-17,4 %).

Diminuiscono i numeri dell'artigianato in Piemonte

Come evidenzia lo studio, non solo diminuisce il numero degli artigiani, ma anche il paesaggio urbano sta cambiando volto. Sono ormai ridotte al lumicino le botteghe artigiane  che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri, etc. A livello regionale, in Piemonte, nel periodo monitorato, sono stati perse 38.150 imprese artigiane, con un calo percentuale del -21,4%.

Nelle province piemontesi

Se nel decennio considerato Biella ha perso 1.900 artigiani, la fuga dall'artigianato si è fatta sentire anche nelle altre province piemontesi. A Vercelli, si è realizzata la flessione più consistente in termini percentuali a livello nazionale: -27,2% con la scomparsa di 1.894 artigiani. A Novara, gli artigiani sono calati di 3.198 unità (-23%), a Torino il numero di artigiani è calato del -20,9%, con la scomparsa di 18.075 artigiani. A Cuneo la flessione è stata del -19,9% (5.962 artigiani), mentre ad Asti la contrazione è stata del -18,8% (1839 artigiani) e la vicina Alessandria ha perso 4.028 artigiani (-23,6%). Nel Vco, la contrazione è stata del -19,7%: 1254 artigiani in meno.

Rivalutare il lavoro manuale

Secondo lo studio Cgia, negli ultimi 40 anni c’è stata una svalutazione culturale spaventosa del lavoro manuale. Il forte aumento dell’età media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali hanno spinto molti artigiani a gettare la spugna. L’artigianato è stato “dipinto” come un mondo residuale, destinato al declino e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese.

Seguici sui nostri canali