Botte tra leghisti: pace fatta, querele ritirate
BIELLA - Dopo anni di udienze e sfilate di testimoni eccellenti, di batti e ribatti, di sentenze e rinvii, di rancori mai sopiti e di occhiatacce torve, si è concluso con una stretta di mano a denti stretti e un reciproco ritiro di querele, il processo infinito che vedeva coinvolti due esponenti di spicco di Lega Nord che (anche) per colpa di questa diatriba, si sono ritrovati sempre più isolati fino ad essere spazzati via dal mondo della politica, uno per scelta, l’altro in quanto espulso dal partito.
Il processo l’avevano ribattezzato “per le botte tra leghisti” di allora (era il 2010), da una parte Silvano Rey, dall’altra Roberto Desirò, entrambi con ruoli importanti in seno al partito fondato da Bossi. Si erano denunciati a vicenda. Rey si era ritrovato imputato per aver insultato, minacciato e colpito con un calcio al ginocchio, l’ex compagno di partito. Desirò era accusato di ingiurie e diffamazione nei confronti di Rey. Una grana infinita che non ha lasciato sul terreno né vincitori né vinti, ma tanta amarezza che ha coinvolto persino famiglie ed affetti dei protagonisti. Un cumulo di rancori che, forse, sin dall’inizio, avrebbe potuto evaporare con una semplice cena riparatrice e una stretta di mano. Un clima avvelenato che si è invece trascinato, stancamente, sino a pochi giorni fa quando il giudice, Paola Rava, ha sancito il non doversi procedere nei confronti di Roberto Desirò (avvocato Peretti di Ivrea) per remissione di querela. Anche per il calcio negli stinchi che Silvano Rey (avvocato Gronda) avrebbe rifilato a Desirò al culmine di un battibecco nei pressi della sede della Lega, la remissione di querela ha fatto scendere i titoli di coda e la parola fine.
«E’ stata una triste vicenda che non avrebbe neppure dovuto cominciare – spiega con l’amaro in bocca Silvano Rey -. Tutto è nato per una banale lite scoppiata in un momento di nervosismo che non meritava di sicuro un simile clamore. Per me è stato un periodo di riflessione importante che mi ha fatto prendere la decisione di abbandonare in modo volontario la Lega anche in seguito a un inspiegabile momento di freddezza del partito nei miei confronti. Io e Desirò abbiamo alla fine deciso di rimettere le querele e ci stiamo lasciati con una stretta di mano. Ora sono finalmente un tranquillo pensionato…».
Valter Caneparo
BIELLA - Dopo anni di udienze e sfilate di testimoni eccellenti, di batti e ribatti, di sentenze e rinvii, di rancori mai sopiti e di occhiatacce torve, si è concluso con una stretta di mano a denti stretti e un reciproco ritiro di querele, il processo infinito che vedeva coinvolti due esponenti di spicco di Lega Nord che (anche) per colpa di questa diatriba, si sono ritrovati sempre più isolati fino ad essere spazzati via dal mondo della politica, uno per scelta, l’altro in quanto espulso dal partito.
Il processo l’avevano ribattezzato “per le botte tra leghisti” di allora (era il 2010), da una parte Silvano Rey, dall’altra Roberto Desirò, entrambi con ruoli importanti in seno al partito fondato da Bossi. Si erano denunciati a vicenda. Rey si era ritrovato imputato per aver insultato, minacciato e colpito con un calcio al ginocchio, l’ex compagno di partito. Desirò era accusato di ingiurie e diffamazione nei confronti di Rey. Una grana infinita che non ha lasciato sul terreno né vincitori né vinti, ma tanta amarezza che ha coinvolto persino famiglie ed affetti dei protagonisti. Un cumulo di rancori che, forse, sin dall’inizio, avrebbe potuto evaporare con una semplice cena riparatrice e una stretta di mano. Un clima avvelenato che si è invece trascinato, stancamente, sino a pochi giorni fa quando il giudice, Paola Rava, ha sancito il non doversi procedere nei confronti di Roberto Desirò (avvocato Peretti di Ivrea) per remissione di querela. Anche per il calcio negli stinchi che Silvano Rey (avvocato Gronda) avrebbe rifilato a Desirò al culmine di un battibecco nei pressi della sede della Lega, la remissione di querela ha fatto scendere i titoli di coda e la parola fine.
«E’ stata una triste vicenda che non avrebbe neppure dovuto cominciare – spiega con l’amaro in bocca Silvano Rey -. Tutto è nato per una banale lite scoppiata in un momento di nervosismo che non meritava di sicuro un simile clamore. Per me è stato un periodo di riflessione importante che mi ha fatto prendere la decisione di abbandonare in modo volontario la Lega anche in seguito a un inspiegabile momento di freddezza del partito nei miei confronti. Io e Desirò abbiamo alla fine deciso di rimettere le querele e ci stiamo lasciati con una stretta di mano. Ora sono finalmente un tranquillo pensionato…».
Valter Caneparo