Il personaggio

Dissidi con il Procuratore? Il luogotenente Gullo se ne va dopo 30 anni di indagini

Il "maresciallo dei bambini" aveva anche ricevuto l'orso d'oro da Giletti. Percentuale altissima di casi risolti. Tanti su donne maltrattate e piccoli abusati.

Dissidi con il Procuratore? Il luogotenente Gullo se ne va dopo 30 anni di indagini
Pubblicato:

Tindaro Gullo, “il maresciallo dei bambini” - così lo avevano soprannominato quando Massimo Giletti gli aveva consegnato l’orso d’oro per l’impegno da sempre profuso nei confronti delle fasce deboli - ha raccolto tutte le sue cose dall’ufficio al terzo piano del Palazzo di giustizia e se n’è andato, ha lasciato la Procura dopo trent’anni di lavoro straordinario, di centinaia di casi risolti, di altrettanti processi con percentuali di condanna molto vicine al cento per cento, robe da record. E poi di indagini da rompicapo decifrate grazie ad un intuito investigativo senza pari e all’amore eterno verso il proprio lavoro.

Dissidi con la Procura?

Come causa principale di una scelta che ha avuto una vasta eco per lo stupore che ha suscitato e la solidarietà che ne è scaturita per una figura così tanto rispettata sia come investigatore sia come uomo, si parla di rapporti che sono andati col tempo deteriorandosi con il procuratore capo, Teresa Angela Camelio, nonostante i due, il magistrato e il carabiniere, avessero all’inizio condotto indagini insieme in modo brillante, come quella irreprensibile sul forno crematorio degli orrori. Ovviamente non si conoscono nel dettaglio i veri motivi dei dissapori sorti tra il magistrato e il sottufficiale dell’Arma. Gullo non rilascia nessun commento. Si sa solo che - concluso un lungo periodo tra ferie e convalescenza per una ferita riportata di recente - il luogotenente dovrebbe ritornare in servizio al comando provinciale di via Rosselli dov’era approdato dopo aver frequentato e concluso (nel biennio 86/88) la scuola sottufficiali dei Carabinieri.

L'arrivo a Palazzo di giustizia

Il luogotenente con incarichi speciali Tindaro Gullo - già premiato tra l’altro con la “Medaglia Mauriziana” per i tanti anni di servizio - ha reso lustra e ben viva la fiamma d’argento dell’Arma dei Carabinieri. Padre siciliano e madre di origini venete che abitava in cantone Boglietti a Cossila San Grato, aveva varcato per la prima volta la soglia del Palazzo di giustizia, da giovane brigadiere, nel 1993 quando nella sezione Carabinieri al terzo piano c’erano marescialli del calibro di Nicola Delvecchio e Nicola Santimone. Esperienza e capacità da vendere, i due bravi ed esperti sottufficiali avevano preso per mano il loro giovane collega solo per qualche tempo, prima che iniziassero ad emergere le capacità innate di Gullo che gli consentirono, da quel giorno, di ottenere stima e fiducia da parte dei colleghi anche di Polstato e Finanza e di tutti i procuratori che si sono succeduti negli anni, da Enrico Gumina a Ugo Adinolfi passando da Giorgio Reposo e Paolo Tamponi. E, soprattutto, di ottenere il rispetto e l’ammirazione da parte di donne abusate e maltrattate e di tanti tanti bambini salvati da quelli che per loro erano veri orchi in grado di segnare le loro giovani vite per sempre.

Centinaia di casi

Ad inserire quel nome e quel cognome nell’archivio elettronico di “Eco di Biella”, attivo solamente dai primi anni Duemila, escono centinaia di articoli, pagine e pagine, come in nessun altro caso, di titoli di casi risolti, dalle prime indagini sull’usura con arresti eccellenti, ad arresti per droga e armi passando da vari delitti risolti e da tanti, tantissimi casi di abusi sessuali su minori, stalking e maltrattamenti in famiglia.

Un metodo da esportare

Il sottufficiale, coadiuvato dalla squadra di Carabinieri che per una vita ha lavorato al suo fianco, ha creato un metodo operativo che era stato esportato in altre città dai procuratori e dai sostituti con i quali Gullo aveva lavorato fianco a fianco. Amministrare bene e soprattutto in modo molto rapido la giustizia, appariva come la filosofia base di quel metodo. Fondamentali non risultavano più le sole fonti confidenziali che di quel sottufficiale dell’Arma si fidavano ciecamente ricevendo in cambio correttezza e lealtà, ma anche le capacità, legate a buon senso e immancabile sensibilità, di ottenere confidenze di persone - parti offese, da bambini a donne vittime di violenze, ferite nella mente e nell’anima talvolta da abusi inimmaginabili - che spesso non si erano confidate nemmeno con psicologi e assistenti sociali, ma con quel Carabiniere si erano invece aperte trovando la fiducia necessaria. Anche per questo, Gullo si era ritrovato innumerevoli volte a fare da relatore in convegni e dibattiti su casi di violenze nei confronti dei più piccoli o di genere.

Premiato più volte

Così, nel 2010, il luogotenente Gullo - su segnalazione dell’allora procuratore della Repubblica, Ugo Adinolfi, che nei confronti del collaboratore riservò rare parole di elogio - divenne Cavaliere della Repubblica e nel mese di novembre dello stesso anno ricevette dalle mani di Massimo Giletti, nel corso di una serata al teatro Sociale, l’orso d’oro proprio per il suo impegno nei confronti di bambini e fasce deboli.

"Il migliore"

Nel corso di una conferenza stampa, l’allora procuratore Giorgio Reposo, rispondendo a chi tra i giornalisti gli domandava di come avrebbero fatto per risolvere un’inchiesta così difficile come quella oggetto di quell’incontro, rispose più o meno così: «Ho il migliore investigatore che si possa avere - precisò rivolgendo lo sguardo verso Gullo - vedrete che risolveremo il caso...». Così era stato.

V.Ca.

Momento della consegna a Gullo da parte di Giletti dell'orso d'oro

 

Un giovane Gullo di scorta a Giulio Andreotti

 

Il luogotenente con la tosta piemme Rossella Soffio
Seguici sui nostri canali