OPERAZIONE MATO GROSSO

Riccardo Montanaro, il "Monta", è partito alla volta del Perù

Un altro giovane della parrocchia di Gesù Nostra Speranza di Cossato, si appresta a trascorrere alcuni mesi della sua vita come "missionario’’ a Chimbote

Riccardo Montanaro, il "Monta", è partito alla volta del Perù
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Un altro giovane della parrocchia di Gesù Nostra Speranza di Cossato, si appresta a trascorrere alcuni mesi della sua vita come "missionario’’ a Chimbote, in Perù, nell’ambito dell’Operazione Mato Grosso.

La storia

Si chiama Riccardo Montanaro (nella foto), 22 anni, muratore, che, da poco più di due anni, vive in casa parrocchiale con Gianni e Silvia, segue i ragazzi delle superiori e fa catechismo alla quinta elementare.

Chimbote è una città portuale di un milione e più di abitanti, posta a nord del Perù e la maggior parte della gente vive in una sterminata periferia di baracche, costruite con pali e stuoie, non ha un lavoro fisso e vive alla giornata: si alza al mattino presto e comincia a girare, cercando il modo di guadagnarsi il necessario per sfamarsi.
Riccardo, dove andrai precisamente?
«Mi recherò in una scuola don Bosco di falegnameria e di muratura, dove seguirò i ragazzi e le loro attività, e c’è anche un collegio. Aiuterò i responsabili del centro, che sono Ape ed Elisabeth, famiglie con due figli, e resterò lì fino a dicembre».
Come spieghi questa scelta di partire?
«La desideravo da tanto, fin da quando ho scoperto l’esistenza dell’O.M.G., fin da quando andavo a scuola e frequentavo l’oratorio. Penso che mi possa aiutare a crescere come persona, per me è come ricominciare da zero, nel senso che a Chimbote non c’è nessuno che mi conosca bene come qui, sarò da solo senza amici, non avrò più chi mi tira su quando vado giù, lì avrò altre persone a fianco che non conosco. Quindi ho voglia di mettermi in gioco, di vedere veramente la povertà dei ragazzi, di cui ho sentito tanto parlare, e poi perché penso che la scelta dei poveri e di aiutare i ragazzi a crescere, sia una cosa importante, che voglio mettere nella mia vita, la strada del cammino dell’oratorio».
Che cosa intendi per “cammino dell’oratorio’’?
«Come diceva don Bosco, il cammino dell’oratorio significa una vocazione, un ingrediente che penso fondamentale per la mia vita, che ti spinge a vivere una vita regalata agli altri, una vita di fede: cammino dell’oratorio, è un cammino di fede ed andare incontro ai ragazzi e ai poveri».
L’oratorio alla Speranza a Cossato e l’O.M.G. che ruolo hanno avuto nel compiere questa scelta?
«Devo ringraziare gli amici e le persone che mi hanno guidato: la scelta di andare in missione, infatti, è frutto di tanti piccoli passi: il venire in oratorio, fare le raccolte viveri, fare l’oratorio estivo, i campeggi, il catechismo, sentire le persone che parlavano dei poveri, le diapositive delle persone che erano tornate dalle missioni, vedere miei amici partire per la missione e tornare felici, il provare a lavorare qui per i poveri, stare in mezzo ai ragazzi, accompagnarli a scoprire la fede, un cammino buono di vita».
Che cosa ti aspetti da questa esperienza?
«Vorrei poter regalare veramente questi sei mesi, donarli totalmente. Mi aspetto anche di crescere su alcuni aspetti su cui, ogni giorno, mi scontro e faccio fatica a superare. Questa esperienza è una cosa che desidero da tanto, avrei un milione di aspettative. A questa domanda, potrò poi rispondere, per bene, appena sarò ritornato».

Il saluto

I ragazzi dell’oratorio della Speranza, lunedì scorso, hanno salutato il loro ‘’Monta’’ con la messa di ‘’espedita’’, com’è costume nell’O.M.G., cui è seguito un momento di rinfresco e di incontro tra amici, al quale tutti erano stati invitati.
Franco Graziola

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