A biella

Il ricordo dei Caduti di Tirano nell’area monumentale di Nuraghe Chervu

Un sacrificio in difesa della Patria che oggi risuona tragicamente attuale

Il ricordo dei Caduti di Tirano nell’area monumentale di Nuraghe Chervu
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Tra le pietre che compongono il mosaico della memoria dedicato alla Brigata “Sassari” e ai Caduti della Grande Guerra di tutti i Comuni italiani, in corso d’opera ai piedi del “Nuraghe Chervu” di Biella, c’è anche quella di Tirano, poco meno di novemila abitanti in provincia di Sondrio, ai confini con la Svizzera.

Il ricordo dei caduti di Tirano

Sulla superficie della lastra, la cui forma ricalca i confini dell’importante centro turistico della Valtellina, sono incisi il nome del Comune e il numero 115, pari a quello delle vittime di Tirano nella Prima guerra mondiale.

Erano «giovani soldati, nel pieno della vita, i cui nomi e cognomi sono ancora presenti nella nostra memoria» – scrive il sindaco di Tirano, Franco Spada. «Rileggendoli oggi, sentiamo ancora la ferita lacerante che la loro perdita, il loro sacrificio per la Patria a causa di una guerra feroce, lasciò nelle famiglie e nell’intera comunità».

Nel 1925 Tirano eresse un obelisco in onore dei Caduti nel parco di piazza Marinoni. E i loro nomi sono tuttora ricordati nel Parco delle Rimembranze, vicino alle scuole elementari.

Nell’area monumentale di Nuraghe Chervu

Il progetto dell’area monumentale di “Nuraghe Chervu”, sviluppato su iniziativa del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”, in collaborazione con l’Amministrazione cittadina, con il tramite della Prefettura di Biella, «colloca la memoria dei giovani Caduti tiranesi in una dimensione collettiva e corale e rafforza, a distanza di oltre un secolo, il valore del loro sacrificio».

Un sacrificio in difesa della Patria che oggi risuona tragicamente attuale, di fronte agli eventi cui assistiamo attoniti nel cuore dell’Europa, con la guerra in Ucraina.

La pietra

La pietra incisa, spedita a Biella circa un anno fa e collocata nel selciato commemorativo lo scorso novembre, proviene dalle cave di serpentino della Valmalenco, a comporre «una strada da percorrere per un futuro di unione e di pace, un monito da ascoltare con profonda consapevolezza».

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